-
Campioni next gen

Molleker, il nuovo Zverev in cerca di se stesso

Resta numero 10 della classifica Next Gen, e davanti a lui ci sono soltanto dei potenziali campioni. Ma Rudolf, nato in Ucraina e residente a Berlino, non vince un match da oltre un anno. Una crisi che non si è risolta nemmeno cambiando diversi allenatori. Il 2021 sarà l'anno della svolta?

di | 13 gennaio 2021

Vincere un Challenger a 17 anni conferisce la patente di predestinato molto più che agguantare la top 10 fra gli Under 18. Rudolf Molleker, questi traguardi, li ha raggiunti entrambi, ma ad oggi il 20enne tedesco – pur rimanendo fra i Next Gen da tenere d'occhio – non è ancora riuscito a trovare quella continuità necessaria per spaventare i grandi nel circuito maggiore. Il ragazzo nato a Severodonetsk, in Ucraina, e residente a Berlino, è numero 218 Atp ma è piuttosto distante persino dal suo stesso primato nel ranking, la posizione 146 raggiunta nel luglio del 2019. Nulla di grave, sia chiaro, visto che di mezzo c'è stata la pandemia, è cambiato il mondo e non tutti hanno avuto le stesse chance di restare agganciati al loro miglior rendimento.

In realtà la Germania si aspetta ancora molto da questo giovane brillante, a volte fin troppo esuberante e desideroso di vincere, come quando a Praga pochi mesi fa ha rischiato la rissa con il ceco Lukas Rosol dopo un servizio vincente messo a segno mentre il suo avversario si stava allacciando le scarpe. Peccati di gioventù, arrivati in mezzo a un 2020 che definire complicato è riduttivo. Rudolf non vince una partita nel Tour dall'ottobre del 2019, quando nelle qualificazioni di Mosca superò il francese Maxime Janvier. Poi si è spenta la luce, con dieci sconfitte consecutive, l'ultima a Doha nel (vano) tentativo di trovare spazio per il main draw dei prossimi Australian Open.

Delusione dunque? Andiamoci piano. Molleker è sempre quello che non ancora maggiorenne batteva David Ferrer sul Centrale di Amburgo, non proprio una passeggiata nonostante lo spagnolo fosse già in fase calante. È sempre quello che metteva in un angolo gente come Hurkacz, Struff e Sandgren, che metteva paura a Bublik e toglieva un set a Schwartzman.

Solo che mantenere quel rendimento, per un ragazzo che sta compiendo la transizione da Junior a pro, non è una barzelletta. Anzi, è un lavoro che si deve imparare, a forza di sconfitte e di ripartenze. Di sicuro può prendere a modello due dei suoi idoli, Rafael Nadal e Roger Federer; forse un po' meno il terzo, Nick Kyrgios, dal quale invece sembra aver appreso una buona dose di spacconaggine, peraltro ben nascosta sotto al fare tipicamente teutonico, che lo porta a privilegiare la sostanza alla forma.

Tecnicamente Rudolf ha poco da invidiare ad altri coetanei di talento, gioca 'facile' e sa fare tutto, pur mantenendo margini di miglioramento importanti. Fino all'inizio della sua crisi, si sarebbe potuto dire che la pressione non faceva parte del suo vocabolario, considerato che le sue vittorie più prestigiose erano arrivate sui campi di casa, in Germania, e che si era qualificato in Australia alla sua primissima apparizione Slam. Tutti traguardi che uno mediamente timoroso non raggiungerebbe con facilità.

Sono diverse le similitudini con Sascha Zverev, ma se quest'ultimo è passato indenne dal mondo degli Under al vertice del Tour, il percorso per Molleker si sta rivelando molto tortuoso

A dare ulteriore spinta alle sue ambizioni, la collaborazione con il team Mouratoglou, mentre di coach direttamente al suo servizio ne sono già passati diversi, ultimo in ordine di tempo l'australiano Rohan Williams, che lo ha accompagnato in questo 2020 breve e disgraziato. Chi lo guiderà in futuro dovrà cercare di aggiungere variazioni di ritmo a un impianto già ben formato. E soprattutto dovrà cercare di mettergli in testa che non si può vincere sempre spaccando l'avversario, ma bisogna farlo pure aspettando l'errore di tanto in tanto. O almeno costruendosi un solido piano B. 

Per il momento, Rudi assomiglia un po' alla copia sbiadita di Alexander Zverev. Un po' perché sono connazionali, un po' perché hanno entrambi sangue dell'Est nelle vene, un po' perché quei 17 anni per tutti e due hanno rappresentato un inizio foriero di grandi ambizioni. Nel caso di Zverev, il passaggio verso il vertice è stato veloce e sostanzialmente indolore.

Nel caso di Molleker, si sta rivelando lento e macchinoso. Ma non c'è ragione per pensare che il 20enne berlinese debba abbandonare le ambizioni. Anzi. Ad oggi, resta il numero 10 al mondo se parliamo di Next Gen. Davanti a lui, ha soltanto personaggi come Sinner, Musetti, Auger-Aliassime, Korda, Alcaraz e via dicendo. Tutti campioni in costruzioni. Mentre lui sta ancora mettendo le fondamenta. 

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti