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Campioni next gen

Nakashima, il Next Gen americano figlio del Vietnam

Brandon, 19 anni, è l'unico americano Under 20 nei primi 600 giocatori del mondo. Abbandonata l'Università, ha deciso di puntare tutto su una carriera che quest'anno - malgrado la pandemia - è sbocciata al punto da fargli intravedere i suoi sogni. A guidarlo, Dusan Vemic, ex del team Djokovic

di | 29 dicembre 2020

Brandon Nakashima, classe 2001

Brandon Nakashima, classe 2001

Gli Stati Uniti non vincono un torneo dello Slam dal 2003. Ci riuscirono, quell'anno, addirittura in due occasioni: Andre Agassi trionfò agli Australian Open, Andy Roddick si prese lo scettro in casa, a Flushing Meadows. Nel mentre, stava cominciando una nuova era, quella di Roger Federer, divenuta poi pure quella di Rafael Nadal e di Novak Djokovic. E sul tennis a stelle e strisce, almeno su quello maschile, cominciò a calare il buio. Per cercare di tornare a vincere qualcosa che conta, oggi gli States contano su alcuni ragazzotti di belle speranze.

Tra loro, il più giovane è Brandon Nakashima, numero 166 Atp, unico Under 20 tra i primi 61 giocatori americani nel ranking (nello stesso range, per fare un paragone che conosciamo, l'Italia conta cinque teen-ager). Brandon, come molti altri connazionali con racchetta, aveva intrapreso la via del college, per potersi garantire un piano B. Ma visto che il piano A (ossia il tennis) stava funzionando piuttosto bene, nel dicembre del 2019 chiamò l'Università della Virginia per avvisare che non sarebbe più rientrato. Bisognava concentrarsi solo sullo sport.

Brandon è nato il 3 agosto del 2001 a San Diego, California, da mamma Christina e papà Wesley. Le origini del cognome sono giapponesi, ma se Brandon gioca a tennis bisogna dire grazie ai parenti vietnamiti. In particolare al nonno materno, l'ex colonnello Anh Pham, con cui cominciò a tirare qualche colpo (dentro le mura di casa sua) quando aveva soltanto 3 anni.

“Fu proprio in occasione del suo terzo compleanno – spiega mamma Christina – che notammo la particolare predisposizione di Brandon per i giochi con la palla. Avevamo allestito un piccolo campo da minibasket, e dei bimbi presenti alla festa solo lui riuscì a mettere a segno diversi canestri, mentre gli altri arrivavano a fatica ad avvicinarsi al tabellone. Ha sempre avuto un'ottima manualità, una dote che evidentemente si porta dalla nascita”.

La stessa manualità che oggi cerca di far valere sul campo da tennis, e che ha impressionato persino un tipo che – quanto a talento di tocco – era secondo a pochi: Pat Cash. Il vincitore di Wimbledon 1987 si è messo a dare una mano a quello che, a suo dire, è un ragazzo dal potenziale importante. E così nel gruppo di lavoro guidato da Dusan Vemic, l'aussie ha fatto la sua parte. Cogliendo risultati non trascurabili, pur in questo 2020 dimezzato dalla pandemia.

Nakashima ha cominciato la sua stagione con una vittoria nel 25 mila dollari di Rancho Santa Fe, è passato dal suo primo quarto di finale Atp (a Delray Beach) e ha chiuso con il suo primo titolo Challenger a Orlando, superando tutti gli avversari in due set. In mezzo, è riuscito pure a dare fastidio ad Alexander Zverev al secondo turno degli Us Open, altro piccolo passo verso quel grande tennis che Brandon sente di valere.

Già quando aveva 3 anni, intuimmo che aveva qualcosa di speciale: una gran manualità e ottime abilità con la palla (mamma Christina)

L'australiano Pat Cash in azione nel doppio Legends agli Australian Open

“Non penso troppo alla classifica in questo momento – spiega Brandon – ma solo a migliorare i miei schemi. Soprattutto quelli di attacco, e su questo Cash ha avuto un impatto decisamente importante. Credo di poter ambire a un posto molto in alto, ma so che per arrivarci ho bisogno di tanto, tanto lavoro”. Nemmeno lo stop a causa della pandemia gli ha tolto motivazioni.

Al contrario, alla ripresa è sembrato fra quelli più pronti. “Ho continuato ad allenarmi duramente, anche con il Tour sospeso. Quando siamo rientrati, in agosto, come tutti ero molto eccitato dall'idea di poter competere di nuovo. In particolare, quelli nella mia fascia di ranking avevamo estremo bisogno di ripartire, anche per una questione finanziaria. Non ho ancora degli sponsor importanti, e tentare la scalata costa. Perché hai bisogno dei coach, del personal trainer, di tante persone che contribuiscono ai tuoi miglioramenti. Qualche amico mi ha dato una mano per affrontare le spese, ma la differenza la fanno solo – per adesso – i premi dei tornei”.

Brandon è un fan (chi non lo è?) di Roger Federer, ma nel raccontarsi, il nome che emerge più spesso è quello di Novak Djokovic. Non a caso, coach Vemic è stato a lungo nel team del campione serbo, prima di 'mettersi in proprio' e tentare l'avventura con un giovane emergente.

“Con Dusan, parliamo spesso dell'atteggiamento di Novak, di come affronta le difficoltà. Per me è un grande esempio. Quando ho avuto l'opportunità di allenarmi con lui, durante gli ultimi Us Open, è stato il momento più bello della mia vita”. Gli apprezzamenti sulla nuova stellina a stelle e strisce arrivano da diversi colleghi. Il più esplicito sulle sue potenzialità è stato il connazionale Frances Tiafoe: “Brandon è un ragazzo speciale – ha dichiarato – e dovete tenerlo d'occhio, perché crescerà in fretta. Ha un gran rovescio, un ottimo servizio, una buona mano, ma quello che impressiona è la sua testa. Ha un approccio fantastico al match e alle difficoltà, non si lascia mai andare”.

Evidentemente, oltre all'esempio di Nole, contano gli insegnamenti di nonno Anh, il colonnello che aveva nel tennis la sua passione. Chissà che gli States abbiano trovato proprio in quel Vietnam che rimane una delle pagine più buie della loro storia, le origini del loro futuro campione. 

 

 



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