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Alcaraz e Rune: la classe 2003 all'assalto dell'erba

Quando Rafael Nadal vinceva il suo primo match a Wimbledon, Carlos Alcaraz e Holger Rune erano appena nati. Oggi, entrambi puntano a ribaltare i pronostici, su una superficie che ancora non conoscono abbastanza bene. Ecco perché potrebbero comunque stupire

di | 23 giugno 2022

Sono rispettivamente numero 1 e numero 3 della Race to Milan, con in mezzo Jannik Sinner a fare da terzo incomodo. Ma Carlos Alcaraz e Holger Rune, che tecnicamente e caratterialmente non hanno pressoché nulla in comune, rappresentano entrambi delle incognite se parliamo di tennis su erba. Con questo strano Wimbledon alle porte, i due ragazzini terribili del 2003 potrebbero dire la loro anche sui prati, anche di fronte ai migliori del mondo, oppure hanno ancora bisogno di tempo per far maturare un repertorio in grado di adattarsi alla superficie meno utilizzata (ma più affascinante) del circuito?

La risposta non è semplice e non è scontata. Intanto perché le esperienze dei due sui prati sono ridotte all'osso. Carlos Alcaraz ha giocato il suo primo incontro su erba giusto un anno fa, al primo turno di Wimbledon 2021, battendo il giapponese Yasutaka Uchiyama in cinque set. Al secondo turno, Daniil Medvedev gli ha lasciato sette game, mettendo in mostra tutti i limiti che il robusto tennis di Carlos può incontrare al contatto col verde. L'esperienza sull'erba, per l'allievo di Ferrero, finisce lì, considerato che dopo il Roland Garros di quest'anno non si è cimentato in nessun torneo di preparazione per Wimbledon. Detto ciò, l'Alcaraz versione 2021 era ancora un lontano parente dell'attuale, top 10 solido e già capace di vincere un 1000 fuori dalla terra.

I progressi e la fame del ragazzo di El Palmar fanno sì che non lo si possa del tutto escludere dal novero dei possibili protagonisti. E in aiuto, in questo senso, viene la carriera di quel fenomeno che molto spesso è accostato a Carlos, il connazionale Rafael Nadal.

Rafa mise piede sui prati del Tempio (e sui prati tennistici in generale) per la prima volta nel giugno del 2003, battendo un giocatore che aveva armi e testa per fare bene su quella superficie, il croato Mario Ancic, oggi affermato avvocato mentre Rafa sta ancora correndo dietro alla pallina.

Ciò non significa che Alcaraz possa fare altrettanto bene, ma tutto sommato le stesse problematiche che Carlos incontra oggi (rimbalzo, adattamento delle aperture. movimenti) le aveva incontrare anche Rafa, in misura ancora maggiore visto che le condizioni di gioco del 2003 erano più rapide di quelle odierne.

Nadal riuscì a raggiungere la sua prima finale ai Championships alla terza partecipazione, nel 2006, ma non c'è da essere sicuri che Alcaraz metterebbe la firma per imitarlo, rinviando dunque le proprie ambizioni. Il 19enne iberico ha già dimostrato di avere fame, e considerato che quest'anno, tra assenze eccellenti e giocatori non al meglio, saranno in pochi a poter dire di affrontare Wimbledon in condizioni di piena fiducia, anche Carlos potrebbe dire la sua.

Molto, nel suo caso, dipenderà dal sorteggio: riuscire a prendere confidenza coi campi, mettendo nelle gambe due o tre partite prima di trovare un rivale davvero pericoloso sui prati, sarebbe un viatico a una possibile sorpresa.

Se Alcaraz almeno una partita sull'erba l'ha vinta, è andata peggio a Rune, che ad oggi conta uno 'zero su due' nel bilancio degli incontri ufficiali su questa superficie. Entrambi i tentativi sono recenti: il danese ha provato a fare esperienza sia ad Halle, sia a Eastbourne, ma è sempre stato respinto all'esordio, rispettivamente contro Pablo Carreno Busta e contro l'inglese Ryan Peniston. Malgrado le sconfitte, qualche buon segnale è arrivato, ma da qui a immaginare Rune protagonista a Wimbledon ce ne passa.

Eppure, tecnicamente Holger avrebbe tutto per far bene: un tennis votato alla ricerca del punto e fondamentali non troppo lavorati. Il fatto è che sull'erba bisogna anche imparare a muoversi, imparare a cambiare appoggi ed essere pronti in risposta contro avversari che ricavano molti punti dal servizio. Per questo c'è bisogno di tempo, e non bastano certo un paio di match e tre settimane di allenamenti per imparare il mestiere. A venire in aiuto di Rune potrebbe esserci quel carattere così smaccatamente spigoloso (e un po' arrogante) che ormai si è palesato in diverse occasioni. L'ultima, di recente, quando ha risposto per le rime a chi gli faceva notare certi atteggiamenti non proprio da lord, tirando in ballo il primo Federer ribelle e additandolo come 'molto peggiore' di lui alla stessa età.

Un carattere così, che non lo rende particolarmente amato nel circuito, potrebbe paradossalmente aiutarlo nell'approccio con nuove esperienze, come questa dell'erba. Perché Rune ha già dimostrato di non avere paura di nessuno, di non avere timori reverenziali e – al contrario – di avere tanta voglia di vincere. Doti che a volte valgono più dell'esperienza. 

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