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Campioni nazionali

Arnaboldi, i Challenger e i 15 anni da Pro

A Forlì il canturino è andato vicino al primo titolo in un Challenger ATP, una ricerca caparbia che dura dal 2007, anno della prima semifinale persa contro Cipolla. Adesso riparte per la 16esima stagione da pro con un pass già in tasca per le qualificazioni degli Australian Open

15 dicembre 2021

Andrea Arnaboldi Barletta Challenger

Il rovescio mancino di Andrea Arnaboldi

Chi cerca trova, si sa. E il risultato della ricerca sta già nel processo, nel percorso. Lo sa bene anche Andrea Arnaboldi, 33enne lombardo che domenica a Forlì è arrivato in finale e a un passo dal primo titolo challenger ATP della sua carriera. Un traguardo sfiorato e avvicinato in diverse occasioni ma che, fin qui, ancora non è stato tagliato.

Subito dopo Natale, il 27 dicembre, il canturino spegnerà 34 candeline, e lo farà da numero 251 del ranking mondiale e con un pass già in mano per le qualificazioni degli Australian Open. Merito, per l’appunto, del risultato ottenuto a Forlì, 44.820 euro di montepremi, sul duro. Dove Arnaboldi, da bel mancino pulito ed elegante qual è, sa destreggiarsi più che bene.

Anche se pure sulla terra battuta le sue soddisfazioni se le è tolte. E pure in salsa Slam, come a Parigi 2015, dove è arrivato fino al secondo turno e dove ha stabilito, battendo Herbert nelle qualificazioni, il record per il match più lungo della storia del torneo sulla distanza dei tre set (6-4 3-6 27-25 in 4 ore e 30 minuti di gioco).

E pensare che Arnaboldi, oltre ad aver dimostrato sul campo di avere tutte le carte in regola (e il livello) per meritarsi uno - o più titoli - del circuito Challenger, ha cominciato il suo viaggio alla ricerca della prima corona ormai quasi 17 anni fa. L'esordio in un evento del primo step del circuito ATP risale al 2005, quando ancora non era diventato professionista (il passaggio nel 2006) e quando debuttò nell’evento di Monza, a due passi dalla Villa Reale. Nel cuore della sua Brianza.

Già nel 2007 le prime esperienze nei turni ‘caldi' dei Challenger. A Genova, per esempio, dove si fermò in semifinale battuto soltanto dal tennis ‘magico’ del romano Flavio Cipolla dopo aver superato negli ottavi di finale Simone Bolelli, all’epoca numero 87 del ranking mondiale. Nel 2009 altre due semifinali, perse con altrettanti giocatori di livello: a Lugano, in Canton Ticino, fu Potito Starace a fermare la sua corsa; a Todi invece toccò ad Adrian Ungur e al suo rovescio a una mano da artista.

Sempre giocatori dal curriculum e dal tennis pesante, come si nota. Altre semifinali, nel 2011, a Zagabria e a Trani, fermato rispettivamente dal brasiliano Joao Souza e dal belga Steve Darcis. Poi il grande match a Milano 2013 contro l’attuale capitano di Coppa Davis Filippo Volandri: all’Harbour i due se le diedero di santa ragione fino al 7-5 finale del terzo set firmato dal livornese. Anche quella era una semifinale.

Poi ancora Bergamo, Vercelli, Cortina: partita dopo partita, tabellone dopo tabellone, semifinale dopo semifinale. Così sono arrivate la solidità, la continuità e la consapevolezza per costruirsi il tennis che nel 2015 lo ha portato al best ranking, numero 153 al mondo verso la fine della stagione. Di lì in poi altre 6 semifinali a livello Challenger tra 2017 e 2018, anno in cui arriva anche il primo match per il titolo, a Portorose (Slovenia), battuto dal transalpino Lestienne.

Oggi Andrea Arnaboldi, dopo 15 stagioni da professionista passate sul circuito, ha la passione e la voglia di continuare la sua ricerca, lo fa allenandosi non troppo lontano dalla sua Cantù, dopo una lunga parentesi nella bergamasca.

La provincia è sempre quella di Como, lo staff quello guidato da Diego Nargiso, altro storico mancino del tennis italiano che oggi dirige la sua accademia e coltiva i suoi talenti (tra cui anche quello di Federico Arnaboldi, cugino di Andrea) proprio nel comasco, a Capiago Intimiano.

Lo sport - attività meritocratica per eccellenza - è fatto anche di momenti, di episodi, di passaggi, di sliding doors. Di palle che battono un centimetro dentro o fuori da una riga, di partite che cambiano direzione e di coppe che finiscono su una mensola piuttosto che su un’altra.

Che Arnaboldi non abbia ancora vinto un challenger, visto il ruolino di marcia che abbiamo appena ripassato dal 2007 a oggi, è praticamente soltanto uno scherzo del destino. Che si combatte solo con perseveranza e resilienza. Anche perché, spesso, la sola ragione del viaggio… è viaggiare.

Pavel Kotov e Andrea Arnaboldi prima dell'inizio della finale del Challenger Forlì 3

Andrea Arnaboldi con coach Diego Nargiso

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