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Campioni nazionali

Santopadre ci crede: "Per Matteo, obiettivo Roma"

“Ci proveremo, consapevoli che non sarà semplice”. Vincenzo Santopadre ci crede, dopo gli ultimi accertamenti a cui si è sottoposto Matteo Berrettini. "Conosciamo bene ormai certe dinamiche, abbiamo una discreta esperienza e da un certo punto di vista siamo tranquilli: sappiamo cosa fare”

di | 22 aprile 2023

Obiettivo Foro Italico. “Ci proveremo, consapevoli che non sarà semplice”. Vincenzo Santopadre ci crede, in particolare dopo gli ultimi accertamenti a cui si è sottoposto Matteo Berrettini. L'infortunio ai muscoli addominali è fresco, è passata appena una decina di giorni dal ritiro di Monte-Carlo, eppure la testa è già al rientro. Niente Madrid, ovviamente, ma questo era pressoché scontato. Invece per gli Internazionali BNL d'Italia a Roma e per il Roland Garros di Parigi le speranze ci sono eccome.

“Speriamo di rientrare prima della stagione sull'erba – aggiunge in merito il coach del tennista romano – dunque di non ripetere l'esperienza dello scorso anno, quando lo stop complessivo (per il problema alla mano, ndr) fu addirittura di tre mesi. Parlando degli addominali, conosciamo bene ormai certe dinamiche, abbiamo una discreta esperienza e da un certo punto di vista siamo tranquilli: sappiamo cosa fare”.

L'umore di Matteo però non sarà dei migliori...

“Matteo è tranquillo, tutto sommato, perché questo tipo di infortunio lo ha già vissuto e dunque non è qualcosa che spaventa. Ciò che spaventa in genere è ciò che non si conosce. Cerchiamo di restare positivi e capire quali sono i nostri punti di forza, anche dentro una situazione poco piacevole come questa”.

In questi casi, come si può continuare a lavorare per non perdere il ritmo?

“Vediamo di capire in ogni situazione dove si può fare meglio, sappiamo quali sono le nostre qualità. Nel momento in cui sei fermo, bisogna approfittarne per portare avanti altro. Noi individuiamo delle aree di intervento, per renderle prioritarie in un determinato periodo. Esempio: quando Matteo si è fatto male alla mano destra lo scorso anno, abbiamo portato avanti un lavoro di sensibilizzazione sulla parte sinistra del corpo, facendo attenzione anche alla risposta alla servizio”.

Le sono arrivate le voci di chi dice che Matteo dovrebbe cambiare qualcosa per evitare questi infortuni? Cosa risponde?

“Questa volta la priorità è andare sempre più a fondo nella conoscenza della reazione fisica di Matteo, approfondire cose un po' diverse rispetto a quello che è il settore tecnico o tattico. Dobbiamo capire e magari, perché no, cambiare certe abitudini. In questo periodo tante persone mi hanno avvicinato dicendomi di cambiare questo o quest'altro, i movimenti o la preparazione. Il punto è che per noi il cambiamento è una costante, non smettiamo mai di cambiare e verificare cosa sia meglio per Matteo di volta in volta. Si tratta di accorgimenti piccoli o grandi, sempre nell'ottica di prevenire gli infortuni”.

C'è già un programma concreto di recupero e di lavoro?

“Intanto voglio dire che abbiamo spesso approfittato dei periodi di stop anche per capire quello che stanno facendo gli altri, così come per concentrarsi sugli aspetti sui quali è giusto investire. Il primo a rendersi conto di cosa funziona e cosa no deve essere Matteo, noi del team dobbiamo stare vigili e capire se questi problemi arrivano dal movimento del servizio – come spesso accade per gli addominali – oppure perché lui è un giocatore particolarmente robusto nella parte alta del corpo. Per quanto riguarda il lavoro, bisogna dapprima isolare quella parte che non puoi sottoporre a stress. Poi gradualmente quella parte la devi tornare a sollecitare, perché solo attraverso lo stress trovi un processo migliorativo. È lo stesso concetto che vale per i colpi. Ora dunque si fa fisioterapia, lavori più statici, poi magari della cyclette. Ma sono valutazioni che si fanno giorno dopo giorno a seconda dell'evoluzione del problema, passando poi a esercitazioni più dinamiche”.

Non c'è dubbio che Roma sia una motivazione. A proposito, quanto conta mantenere le motivazioni nel percorso di recupero?

“Mentalmente, sono importanti. Noi del team condividiamo il suo dispiacere per quanto è accaduto e questo è importante farglielo sapere, in particolare perché Matteo è un ragazzo molto sensibile, che dà valore alla condivisione. Ma non è giusto nemmeno nascondere il rammarico: dobbiamo semplicemente far sbollire questo momento di disappunto, altrimenti far rimanere rabbia e sconforto sempre lì sotto pressione alla lunga non fa bene. L'amarezza c'è ed è grande, ma è utile sfogare il momento di delusione e poi ripartire decisi”.

Cambiare qualcosa per prevenire gli infortuni? Cambiamo sempre qualcosa, siamo sempre in evoluzione. Cerchiamo anche di imparare dagli altri (Vincenzo Santopadre)

Sotto il profilo tecnico, che segnali stavano arrivando?

“Molto positivi. E pensavamo di meritare quello che stava arrivando, uscendo da una difficoltà diversa, legata alla fiducia e ai risultati. Matteo stava emergendo e lo stava facendo in modo brillante. Quel match con Francisco Cerundolo a Monte-Carlo lo aveva vinto bene e sembrava un incontro scritto apposta per dargli fiducia e morale. Il rammarico è proprio questo: nel momento in cui vedi che stai recuperando terreno e dovresti passare alla cassa a riscuotere, vieni fermato un'altra volta. Ora c'è da impegnarsi a testa bassa e portare avanti i programmi che decideremo insieme. L'amarezza, per paradosso, deriva dal fatto che quel lavoro che avevamo fatto stava pagando. Lui è bravo in questo momento a interpretare il tutto in modo positivo. Ora sono più le certezze che i dubbi: sa che ha fatto fatica, che ne stava venendo fuori e un domani ne potrà uscire ancora”.

Capitolo erba, la stagione che Matteo – almeno stando ai risultati – preferisce. Cosa vi aspettate quest'anno?

“Sperando di rientrare prima, non eravamo ancora arrivati così avanti col pensiero. Lo faccio ora: ribadisco che sarà importante portare avanti quel concetto di libertà di gioco su cui abbiamo lavorato tanto, proprio grazie ai tornei sull'erba. Incrementiamo quella parte istintiva del tennis di Matteo per migliorarlo come giocatore in senso generale. Avendo visto il suo record sull'erba negli ultimi anni, significa che il sistema funziona: è bello insistere su quella strada battuta e battuta bene in passato. Il principio di libertà di gioco, di dare spazio all'istinto, per noi è fondamentale”.

Berrettini ha appena compiuto 27 anni, l'età della maturità. Quali margini ha, considerati i momenti positivi e negativi vissuti sin qui?

“Di margini ne ha ancora parecchi per crescere. Su tanti aspetti. Sono e resto fiducioso che lui possa migliorare tanto. La cosa che mi fa piacere, perché teniamo al suo benessere generale, è che stiamo allenando un ragazzo che ha voglia di progredire e non l'ha mai persa nel cammino. Si tratta di una componente vitale, prioritaria, ma non scontata. Basta poco in questo mondo per essere appagati, basta poco per subire gli infortuni passivamente e decidere di non lottare. Matteo invece vuole sempre fare qualcosa in più. Non solo ci fa piacere per lui, ma è uno stimolo anche per noi: ci aiuta a capire ogni volta cosa possiamo fare di più, di meglio, di diverso”.

Nelle difficoltà guardate anche agli altri, è stato detto. Per esempio Nadal?

“Rafa può essere un esempio, un'ispirazione. So che Matteo lo ha sempre apprezzato molto, anche se non ne abbiamo mai parlato espressamente. Matteo lo stima e io pure, non solo per come ha saputo sopportare e recuperare dai tanti infortuni che ha avuto. Ricordo bene i tempi in cui Nadal veniva dato per finito fisicamente, ma ricordo pure quando si diceva che sul veloce e sull'erba non avrebbe mai avuto successo. Ecco, è andata un po' diversamente”.

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