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Campioni nazionali

Lisa Pigato vista dal padre-coach: "Lavoriamo col sorriso"

Diciannove anni da compiere a giugno, numero 390 Wta e tra le migliori giovani italiane, Lisa Pigato viene da una famiglia che nel tennis trova una parte consistente del suo mondo. Il padre Ugo supervisiona la sua crescita e della figlia dice: "La cosa migliore è vederla giocare col sorriso"

01 maggio 2022

Una vita per il tennis. Ugo Pigato, classe 1968, è uno di quelli che questo sport ce lo hanno cucito addosso. Passato dal campo (è stato numero 373 Atp in singolare e 164 in doppio) all’area manageriale, oggi è direttore della Milano Tennis Academy e supervisiona la crescita della figlia minore Lisa (19 anni a giugno e numero 390 Wta), seguita nei tornei da Giacomo Oradini. Il percorso della giovane azzurra si fonda su basi molto solide e prosegue all’insegna della cautela.“La parte più dura – spiega papà Ugo – è crescere e assumersi le proprie responsabilità”. 

Quando e come nasce il suo amore per il tennis?

“Il mio amore per il tennis nasce dalla famiglia. Papà era un dirigente d’azienda, animato da una sfrenata passione per questo sport. Mamma una casalinga che con me e due fratelli aveva il suo bel da fare. Eravamo soci allo Sporting Club Villa d’Adda, dove trascorrevo molte ore, ed è lì che ho iniziato a giocare. Il primo risultato importante è stata la semifinale ai Campionati italiani Under 14, insieme al titolo di doppio misto. Qualche tempo dopo, il Tennis Club Milano fece delle selezioni, all’epoca chi era bravo non pagava, e ho capito che dopo essere stato scelto avrei potuto fare sul serio. In realtà nel circuito non ci sono stato molto. La vita va veloce, gli eventi anche. Poi sono arrivate le figlie…”

Di padre in figlia. Lisa si è subito sentita coinvolta nel mondo del tennis?

“Già la sorella Giorgia, classe 1999, giocava bene ed è stata tra le prime otto d’Italia Under 16. Lisa, come spesso accade in questi casi, voleva essere come lei. Quando per lavoro mi sono aperto un’accademia a Sanremo si è trovata a essere la classica bimba che faceva la vita da circolo. Difficilmente avrebbe potuto avvicinarsi a un altro sport. Teoricamente non avrei voluto ancora farla giocare, era troppo presto, ma la vedevo ore ed ore a colpire contro il muro. Non poteva che andare così. C’è un aneddoto che racconto ancora con grande emozione. Era piccolissima, quattro o cinque anni, quando per esaudire il suo desiderio della lezione privata con il papà, trasformavo magicamente non più di dieci minuti in un’ora. Pian piano ha iniziato la scuola tennis e con lo straordinario supporto di Sabina Simmonds, ex 31 del mondo, siamo cresciuti sempre di più”.

Oggi Lisa si allena alla Milano Tennis Academy. Il rapporto tra figlio e genitore-coach è da sempre oggetto di dibattiti controversi e scindere i due ruoli è quasi un’impresa. Come ha gestito la cosa?

“La MTA, oggi, è casa. Dopo 15 anni a Sanremo ho avvertito l’esigenza di riavvicinarmi agli affetti e nel 2018 è iniziata questa nuova avventura. L’aspetto emotivo è delicato, è vero, ma io ho sempre lasciato grande libertà. Non ero, non sono e non sarò mai il padre fanatico con la figlia che deve arrivare in alto a tutti i costi. Che Lisa abbia delle doti è innegabile e soprattutto non ha mai ‘bucato’ un anno. Da under ha fatto ottime cose, sempre alimentate da una voglia matta di allenarsi. A me non piaceva girare per il circuito, viaggiare ogni settimana. Lei, al contrario, è pazza per questo tipo di vita e non può che essere un valore aggiunto. Un paio d’anni fa ho capito che era meglio allentare la presa e l’ho affidata a Giacomo Oradini, ex professionista, con il quale mi trovo alla grande. Lisa ha bisogno dei suoi spazi. Io ci sono, ma dietro le quinte. Tutto questo senza mai dimenticare il grande supporto della Federazione, un dialogo continuo e costruttivo che sta pagando a 360 gradi”.

Archiviata la carriera junior è arrivato il momento della transizione. Se la sente di tracciare un bilancio di questi anni?

“Da under 12 abbiamo giocato poco per scelta, a mio avviso era meglio così. Da under 14, su consiglio della Federazione, ha giocato i tornei più significativi e oggi posso dire che è stata la cosa migliore. Il salto negli under 18 è stato improvviso e ricco di soddisfazioni, ma è da quel momento che iniziano i ‘problemi’ dei professionisti adulti. Mi piace sottolineare che oltre agli accorgimenti tecnico-tattici, è proprio l’età la grana più grande con la quale dover fare i conti. Si passa dalla gioia e dalla spensieratezza all’ansia di dover dimostrare a te stessa e agli altri di saperti assumere determinate responsabilità. Lisa oggi, a mio avviso, ha un livello superiore rispetto a ciò che dice la classifica. Deve liberarsi a livello mentale”.

Cosa vi ha lasciato un’esperienza come quella di affrontare Serena Williams in un torneo WTA?

“Considero Parma 2021 come una sorta di trampolino di lancio, niente di più. È stato bello accorgersi delle potenzialità che abbiamo, ma allo stesso tempo è stato chiaro quale mole di lavoro ci sia ancora da fare prima di poter competere con continuità contro un certo tipo di giocatrici. Quest’anno abbiamo sfruttato alcuni tornei, come ad esempio Antalya poco più di un mese fa, come preparazione e capacità di adattamento alle situazioni. Non ci interessavano i punti ma farci trovare pronti. Vincere, poi è sempre bello. La cosa che più mi piace è che Lisa gioca volentieri, con il sorriso”.

La stagione entra nel vivo. Quali saranno i prossimi tornei?

“Dopo le pre-qualificazioni agli Internazionali BNL d’Italia, Lisa dovrebbe giocare un 60 mila dollari sempre a Roma, e altri tornei in Italia tra Brescia, Grado e Caserta. Il primo obiettivo è quelle di stabilizzarsi nei tabelloni principali dei 25 mila dollari, e con la classifica attuale è più dentro che fuori. Qualora Lisa riuscisse ad esprimere il proprio tennis, potremmo salire in fretta. L’importante è che non mi senta dire queste cose (ride, ndr)”.

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