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Campioni nazionali

I gioielli di Foligno visti da Gorietti: "Il segreto? La ginnastica artistica"

La Tennis Training School di Foligno si coccola tre ragazzi dall'ottimo potenziale. Il risultato più eclatante è stato il trionfo nel doppio di Wimbledon, firmato da Gabriele Vulpitta, in coppia col ceco Jakup Filip. Ma anche Lorenzo Sciahbasi e Fabio De Michele stanno dimostrando di essere pronti per fare un bel salto in avanti

24 luglio 2023

Da sempre, è uno dei centri di riferimento dei professionisti italiani, o di quelli che vogliono diventarlo. Ma la Tennis Training School di Foligno – città considerata, secondo una antica tradizione, il centro del mondo – di recente ha saputo superarsi, grazie ai risultati di una manciata di giovani dall'ottimo potenziale. Il più eclatante è stato il trionfo nel doppio di Wimbledon, firmato da Gabriele Vulpitta, in coppia col ceco Jakup Filip.

Ma in precedenza anche Lorenzo Sciahbasi (peraltro con lo stesso Vulpitta) aveva sfiorato il titolo Slam, sempre in doppio, al Roland Garros. Con Fabio De Michele, terza stellina del gruppo, pronto a dire la sua. Per capire meglio chi sono questi tre ragazzi, quale è stato il loro percorso e dove potranno arrivare, ci siamo rivolti a colui che della Tennis Training di Foligno è anima e cuore: Fabio Gorietti. Ex coach di professionisti come Luca Vanni, Thomas Fabbiano, Gianluigi Quinzi, Gorietti è tra gli allenatori italiani più esperti, uno di coloro che possono fare la differenza.

Lorenzo Sciahbasi, obiettivo prendersi il punto

“Lorenzo - spiega il tecnico - è marchigiano ed è arrivato da noi 4 anni fa, poi seguito anche dal fratello Matteo, di due anni più piccolo. Giocava bene ma era un po' magrolino, un difensore che aveva buone qualità ma tendeva a lottare sempre la partita, a gestirla senza prendere rischi. Noi abbiamo subito impostato – con lui e con gli altri – un lavoro mirato all'aggressività, nel significato latino di 'andare verso'. Lo abbiamo fatto attraverso lo sviluppo di qualità generali, come quelle su cui lavoriamo normalmente nell'approccio di base. Lui cresceva molto in fretta, è diventato un metro e 90 in poco tempo, ma col lavoro sulle capacità coordinative non ha perso l'aderenza, cosa che a volte invece avviene in quel tipo di contesto. Tutto il lavoro con lui è stato fatto pensando a un tennis che premia chi va a prendersi il punto. Così anche in allenamento diamo due punti a chi fa il vincente, un ace, un punto a rete. Uno solo per l'errore altrui”.

Fabio Gorietti, 54 anni

Lorenzo Sciahbasi esulta

La ginnastica artistica nel tennis

Si parla di lavoro in campo, ma anche in palestra. Con alcuni dettagli decisamente particolari per un'accademia di tennis. “Per tutti questi ragazzi, abbiamo impostato un percorso di crescita e di preparazione con un rinforzo della parte posteriore del tronco, poi con un lavoro su capacità di corsa, velocità, reattività, e inoltre una cosa un po' particolare: delle sedute con una insegnante di ginnastica artistica, Costanza Marcelli, per aiutare mobilità e allungamento muscolare. Una cosa coraggiosa, in un certo senso, perché nessuno ha un'insegnante di ginnastica dentro a un club di tennis. Ma non me la sono inventata io, bensì Emanuele Simeone, persona che è mancata due anni fa e che era molto attenta a questi aspetti: ci disse che avremmo dovuto avere nel nostro staff una insegnante di atletica e una di ginnastica. Ci ha insegnato tanto, Emanuele, ci ha aperto gli occhi su una crescita armoniosa dei ragazzi”. 

Il percorso nei tornei, invece, è semplicemente un proseguimento del lavoro fatto durante gli allenamenti. “Sciahbasi ha fatto un percorso misto fatto di tornei junior e Itf dei grandi, ma in ogni caso abbiamo spostato l'attenzione da un punto di vista mentale: lavoriamo per migliorare sempre, in allenamento ma così pure in torneo, senza aspettative particolari. Il torneo dunque visto non più come un esame ma come un qualcosa che prosegue il lavoro di ogni giorno. Perché la vita tutti i giorni ti mette davanti a un esame. Lorenzo ha preso molto bene questo approccio: è diventato molto bravo perché sa prendersi queste responsabilità. E francamente mi aspettavo questi risultati, fin da quando sono andato al Bonfiglio di quest'anno per vedere un po' la situazione generale degli Under 18: dopo aver visto un bel po' di match, ho radunato i miei e ho chiesto cosa si poteva fare per vincere un torneo come quello. Abbiamo trovato la nostra risposta: costanza di rendimento. Poi, a prescindere che si vinca o meno, sappiamo che non siamo lontani dal vertice”.

Fondamentale il confronto

“Gabriele Vulpitta - prosegue Gorietti - è arrivato un anno fa, insieme al maestro Giorgio Portaluri (che è anche il maestro di Fabio De Michele). Lui era già 'giocatore' ma colpiva sempre tutto uguale. Per cambiare serviva un sistema che gli permettesse di modulare meglio la forza: oggi costruisce e spinge la palla giusta, e pur essendo un giocatore che tira forte, ha imparato a stare nella lotta. Il ragionamento deve essere questo: io posso stare nella lotta, perché a me questa cosa piace, non dispiace. Nel momento in cui c'è una difficoltà, comincio a godere di questo fatto perché so che sono preparato per affrontarla".

Ognuno ha i propri tempi di maturazione: se Vulpitta, col trionfo di Wimbledon, si è messo un passo avanti agli altri, ci sono ottime prospettive anche per De Michele. “Fabio - continua Gorietti - è arrivato due anni fa e fin qui ha avuto un percorso meno eclatante rispetto agli altri due. Si tratta di un ragazzo che ha grandi qualità di velocità e percorsi comuni con Vulpitta e Sciahbasi. Inoltre ha una dote che è la grande velocità di esecuzione sul lato del rovescio: noi lo abbiamo portato più coi piedi vicino al campo, al rimbalzo, anche se parliamo di un processo ancora in corso. Ora bisogna cercare di capire quanto tema questa metamorfosi e quanto gli piaccia".

Le prospettive, tuttavia, sono buone per tutti. Non solo per via delle qualità tecniche e atletiche, ma anche per quelle caratteriali, fondamentali per una crescita sana, in un ambiente che proprio sul gruppo ha sempre puntato molto: "Sono tre ragazzi disponibili e aperti - chiude Gorietti - ai quali piace molto la relazione di gruppo: sanno stare insieme agli altri, sono generosi: quando uno di loro ha bisogno di qualcosa, gli altri si mettono a disposizione. E se uno è generoso con gli altri, è generoso anche in campo e nella vita. Qui hanno imparato che il confronto è fondamentale".

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