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Campioni nazionali

Fognini il sopravvissuto: "Giocherei altri 5 set, ma..."

"Thompson ha iniziato a fare numeri che vanno al di là della sua classifica perché avevo dolori dappertutto. Poi per fortuna ho giocato un grande tie-break” ha detto Fognini dopo la seconda vittoria consecutiva al quinto set

di | 23 gennaio 2020

La mano destra di Fognini alla fine del match contro Thompson

La mano destra di Fognini alla fine del match contro Thompson

Otto set giocati in due giorni, dieci in tre e una conferenza stampa nel cuore della notte, quando a Melbourne Park erano rimasti cinque giornalisti, gli uomini della security e gli addetti alle pulizie: il quattordicesimo Australian Open di Fabio Fognini sta assumendo i contorni del poema epico.
Dopo aver passato il lunedì a contare gli aces di Opelka e il martedì a vincere 3 set, obbligando tutto il quarto piano della sala stampa a scartabellare alla ricerca delle statistiche sulle sue rimonte, nel mercoledì notte down under il ligure ha chiuso un altro match al fotofinish, superando 7-6 6-1 3-6 4-6 7-6 l’australiano Jordan Thompson al termine di una sfida durata 4 ore e 5 minuti.
Una partita prima dominata, poi riaperta, infine risolta con autorevolezza, senza mai dare l’impressione di poterla perdere.
“In realtà l’ho temuto – rivela Fabio -. Il primo set l’ho vinto ma ho giocato malino, il secondo invece sembravo Federer - mi e’ riuscito qualsiasi cosa - ma questo mi ha fatto pensare troppo. Ad inizio del terzo ho giocato un game stupido e lì ho temuto che la partita mi sfuggisse di mano perché Thompson ha iniziato a fare numeri che vanno al di là della sua classifica perché avevo dolori dappertutto. Poi per fortuna ho giocato un grande tie-break”.

Già  nel decimo game del quinto set, Fognini aveva avuto sulla racchetta due match point – non consecutivi – che il sydneysider numero 66 del mondo aveva annullato rispettivamente con un ace sulla T e con un dritto inside-in.
All’ennesima occasione sciupata, Fabio aveva rifilato un pugno alla sua racchetta e aveva rimediato un warning da parte del giudice di sedia Carlos Ramos. “Mi stavo preoccupando perché avevo davvero male ai piedi, al tendine destro e alla caviglia sinistra. Poi credo anche di aver avuto un calo glicemico, mi sentivo spappolato. Durante la partita m’è venuto in mente qualsiasi cosa...sicuramente che questo è uno sport st…E forse sto cominciando a diventare vecchio”.
Il terzo e il quarto match point arrivavano sul 6-5, erano consecutivi e se ne andavano con un gratuito del vecchietto ligure e con un’accelerazione vincente dell’australiano col baffo alla Burt Reynolds poco gradito da Andy Murray.
L’impressione che Fabio fosse comunque artefice del suo destino diventava certezza nel secondo super-tie break in altrettanti giorni, quando Fognini prendeva subito il largo (4-2, poi 7-3), facendo prendere fiato ai tanti connazionali presenti sulle tribune della Margaret Court. Tanto rumorosi, i tifosi azzurri, che Ramos li riprendeva in italiano. 


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Nonostante un fallo di piede, poi, il 32enne di Arma di Taggia si guadagnava altri 5 match point con un lungolinea di dritto. E stavolta era sufficiente il primo, trasformato con un’accelerazione di rovescio.
Erano le 12.12, e il numero 12 del mondo lanciava per aria la sua Babolat, mostrava le orecchie al suo angolo e si assicurava il terzo turno a Melbourne Park per il terzo anno di fila.
Ad attenderlo ci sarà Guido Pella, contro il quale il computo è negativo (1-2) ma sulla lunga distanza è arrivato l’unico successo di Fognini.
“Dal match di Davis vinto in rimonta è cambiato molto in positivo, è un mancino che corre tanto e gioca meglio di rovescio. Ma adesso non farmici pensare. Intanto vediamo a che ora e come mi sveglio domani perché ho talmente tante ore di tennis nelle gambe che forse invece di venire qui faccio un giro per Melbourne. Se sono pronto a giocare altri 5 set? Sì, ma solo se vinco”.

 


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