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Campioni nazionali

Filippo Volandri e la valanga azzurra

Il Direttore Tecnico del settore maschile al Centro Tecnico Federale analizza la nuova età dell'oro del tennis italiano

di | 15 ottobre 2019

Us Open 2019

Pietrangeli, Panatta, Barazzutti, Bertolucci, Zugarelli. E’ un po’ come dire Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati, Scirea e via via fino ad arrivare ad Enzo Bearzot, eroi Mundial di Spagna ’82. Sono quelle formazioni che ti restano impresse nella memoria, da mandare giù come una filastrocca. Impossibili da dimenticare, perché i quattro moschettieri azzurri del 1976 restano gli unici ad aver portato in Italia la Coppa Davis. Sono passati oltre 40 anni ed il tennis nostrano al maschile, che pur ha attraversato altre epoche ricche di soddisfazioni, è ancora alla ricerca di una nuova età dell’oro.
Ma una nuova era dell’opulenza sembra finalmente aver baciato le nostre latitudini, con due giocatori come Fabio Fognini e Matteo Berrettini in orbita Top 10, Lorenzo Sonego già Top 50, fino a contare ben 8 azzurri tra i primi 100 (record assoluto). Epoca che potrà essere duratura e ancor più sfarzosa se Jannik Sinner continuerà a mantenere le splendide promesse e la new generation capitanata da Lorenzo Musetti e Giulio Zeppieri seguirà a ruota.
Con Filippo Volandri, Direttore Tecnico del Centro Tecnico Federale di Tirrenia per quanto riguarda il settore maschile, siamo andati nel backstage per analizzare la splendida evoluzione del tennis azzurro.
“Siamo partiti più di tre anni fa con un percorso per alzare livello e quantità di giocatori nei primi 100. Abbiamo individuato in Berrettini e Sonego i progetti di giocatori su cui investire risorse economiche per una rapida maturazione. Matteo ha fatto in breve tempo qualcosa di incredibile, bruciando le tappe e raggiungendo velocemente risultati impensabili. Si è innescato un meccanismo che ha contagiato l’intero movimento dei nostri giocatori. Con Berrettini in così rapida ascesa, anche Fognini ha raggiunto una continuità di risultati e non è un caso se ha vinto Montecarlo fino a ritagliarsi un posto da top 10. Come non è un caso se anche Cecchinato ha fatto semifinale al Roland Garros e lo stesso Berrettini ha ottenuto lo stesso traguardo agli Us Open. Con una sana competizione, ognuno ha fatto da traino per l’altro, fungendo da stimolo”.

TESTA E GAMBE

L’effetto volàno ha accelerato e amplificato il processo di crescita, che affonda le radici in molteplici aspetti. “La sinergia tra i tecnici federali e quelli per così dire “privati” sta funzionando a meraviglia - continua Volandri - Vincenzo Santopadre, ad esempio, con Berrettini ha svolto un lavoro pazzesco. Ma sono stati introdotti anche altri aspetti per la formazione di un giocatore ad alti livelli, come l’analisi e lo studio approfondito dei dati, in cui Craig O’Shaughnessy, che ha collaborato anche con Matteo, è un vero e proprio guru. Ormai nulla è lasciato al caso. Il 75% dei punti si esaurisce nei primi quattro scambi. E’ per questo che si lavora sul cosiddetto “1+”, vale a dire colpo di inizio e chiusura, quindi ha meno senso allenare un giocatore a maratone interminabili da fondo campo. E’ altrettanto vero, come ci spiegano sempre le analisi dei match, che il restante 25% dei punti articolati su scambi più lunghi ha un’incidenza maggiore nell’economia di una partita e quindi un giocatore va preparato anche a questo tipo di situazioni. Il lavoro che facciamo nel cercare di far crescere un giocatore deve tenere conto di entrambi i fattori, cercando di raggiungere un giusto mix”.
I tennisti italiani sembrano essersi scrollati anche l’etichetta di “pigri”, giocatori destinati a maturare tardi. I 23 anni di Berrettini, i 24 di Sonego, gli appena di 18 di Sinner, già in rampa di lancio, i 17 di Musetti. “Non mi sento ancora di dire che ci sia stata una totale inversione di tendenza. Forse ne potremo riparlare tra qualche tempo. Ogni atleta ha i suoi tempi e nel percorso di crescita la fretta non è mai una buona compagna di viaggio – spiega ancora Volandri – Prendiamo ad esempio Sinner. Sapevamo che era il più pronto della nuova generazione, eppure fino a un anno fa faceva fatica a vincere anche una sola partita nei Futures. Poi ad un certo punto è scattato qualcosa, non soltanto a livello tecnico, ed è esploso in maniera perentoria. Bisogna cercare sempre di modulare il lavoro sul singolo ragazzo, assecondarne tempi ed esigenze. L’aspetto mentale, oggi come oggi, è preponderante, e noi ci siamo affidati ad un fuoriclasse del settore come Lorenzo Beltrame. L’importante è guidare i più giovani ad essere autonomi, portare avanti parallelamente il processo di maturazione tecnico e mentale, ottenendo anche su questo fronte l’equilibrio ideale. Non potremo mai avere un giocatore completo che prescinda da uno dei due aspetti”.

E' UNO SQUADRONE DA DAVIS

Pigri, ma anche terraioli. Altro luogo comune che sembra sempre meno cucito addosso ai nuovi talenti di casa nostra. “Il 70% dei tornei ormai si disputa su superfici rapide. La nostra rimane ancora una cultura improntata al tradizionale campo in terra, ma anche su questo fronte la situazione sta evolvendo e molti circoli ormai si stanno attrezzando anche con superfici rapide. Oggi un giocatore se vuole costruirsi una classifica importante e restare a certi livelli, non può essere competitivo soltanto sulla terra”.
Due aspiranti top ten, il 2001 più forte al mondo ed un substrato di giovani e giovanissimi ancora da forgiare ed esplorare. Sembra il prototipo ideale per mettere su una corazzata da Coppa Davis. “Uno dei nostro obiettivi all’inizio di questa avventura era assicurare un ricambio generazionale all’attuale squadra di Davis, che già così è altamente competitiva con Fognini, Berrettini, Sonego, Cecchinato, Seppi, Travaglia ed un doppista di livello come Bolelli. La nostra attenzione è rivolta ovviamente a far crescere altri giovani, stiamo facendo un gran lavoro con i 2004, 2005 e 2006 proprio per scongiurare altri buchi generazionali come accaduto in passato”.
Chissà che la nuova formazione da tramandare ai nipotini non cominci proprio così: Berrettini, Sonego, Sinner, Musetti.
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