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Campioni nazionali

Berrettini, è solo l'inizio

La prima semifinale in un Masters 1000, a Shanghai, è il segno di una stagione da protagonista. Un 2019 che Berrettini può ancora chiudere alle ATP Finals di Londra. Il 2019 ha cambiato i suoi orizzonti, il 2020 lo metterà alla prova.

di | 12 ottobre 2019

Berrettini

Numero 1 d'Italia, numero 11 del mondo. Il lunedì di Matteo Berrettini dopo la semifinale di Shanghai, la prima in carriera in un Masters 1000, avrà molto di positivo nonostante la sconfitta contro Zverev. Non avrà la Porsche che il nuovo sponsor del torneo ha aggiunto al montepremi, motivo per cui un rombo registrato riempie lo stadio ad ogni ace. Ma in fondo una l'ha già vinta a Stoccarda. E non ha bisogno di un motore per accendere la fantasia dei tifosi. O per andare veloce verso i suoi obiettivi ogni volta più grandi.

Il tedesco è il primo top 10 che Berrettini abbia sconfitto in carriera, agli Internazionali BNL d'Italia, Berrettini si stava per lanciare verso un futuro che era una palla di cannone accesa. ha vinto il titolo a Stoccarda senza perdere il servizio, ha giocato gli ottavi a Wimbledon, è diventato il secondo azzurro in semifinale allo Us Open. Zverev stava iniziando una lenta discesa, un'estate di dubbi e sconfitte che si sarebbero dette inattese se non si fossero ripetute con preoccupante regolarità. Poi qualcosa deve essere cambiato, nella sua vita come nel suo gioco rinvigorito dopo la Laver Cup. Con due coach come Federer e Nadal, diceva, "posso anche spegnere il cervello". Evidentemente, ha funzionato. Berrettini ha incrociato un avversario molto diverso rispetto alla sua versione di Roma. Deciso, solido in difesa, determinato al servizio. Un giocatore con le idee chiare, che nel primo set da destra gli ha servito quattro volte su cinque a uscire contro il dritto. Ha cercato di depotenziare il suo colpo migliore, l'ha fatto pensare di più. E proprio di dritto sono maturati gli errori che sono costati a Berrettini il break e di fatto il primo set.

Quei dubbi se li è portati dietro anche nel quarto game del secondo set, quando una piccola occasione si stava profilando all'orizzonte sul 15-30 contro la seconda di Zverev. Sfumata questa possibilità, nella sera di Shanghai colorata di bandiere tedesca e italiana sulle tribune del Zi Zhong Stadium, Berrettini ha visto scivolare via anche il sogno di entrare tra i primi dieci giocatori del mondo. Sarebbe servita una vittoria per diventare top 10, ma con questo Zverev c'è stato poco da fare.

 

Berrettini, tuttavia, non ha certo giocato la miglior partita della settimana. Ha brillato meno, attaccato meno anche per merito di un avversario raramente così solido e mobile in contrattacco, e ha finito prevedibilmente per sbagliare di più. Aumentano i rischi, diminuisce la resa.

 

Berrettini rimane ottavo nella Race: se la stagione finisse domani, sarebbe l'ultimo dei qualificati alle ATP Finals, il Masters di fine stagione con gli otto giocatori migliori nell'anno solare. Berrettini ha 330 punti da recuperare su Zverev, che può aggiungerne altri 400 vincendo il torneo. Ne mantiene però 60 di vantaggio sullo spagnolo Roberto Bautista Agut (2.485), che non giocherà la prossima settimana, 220 su David Goffin e310 su Fabio Fognini presenti invece ad Anversa e Stoccolma.

 

Saranno decisive le ultime due settimane della stagione in cui i top player si divideranno tra gli ultimi ATP 500 (Vienna e Basilea) e il Masters 1000 di Parigi Bercy. Ad oggi, per qualificarsi servirebbero circa 3700 punti. Ma con Zverev ormai quasi sicuro di essere a Londra, l'ultimo posto si deciderà proprio in extremis attraverso i risultati di Bercy.

In un finale di stagione da inizio di una nuova era, la rivoluzione potrebbe definitivamente compiersi in Francia. “Non è che un inizio” si gridava a Parigi nei cortei del Sessantotto, quando si invocava il potere all'immaginazione. Non è che un inizio anche per Matteo Berrettini, che in dodici mesi ha completato la transizione da promessa a progetto di campione. Ha vinto tanto, imparato forse di più. La sfida più difficile ce l'ha davanti. C'è da evolvere senza cambiare, da progredire senza perdere le certezze. C'è da confermare, da completare gli ultimi step. Sono piccoli passi per l'uomo, passi da gigante nella storia del tennis italiano e mondiale.

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