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Seconda semifinale consecutiva per l'azzurro che batte Karen Khachanov come a Stoccarda. Decimo per rendimento al servizio nelle ultime 52 settimane, ha un tennis buono per tutte le stagioni
di Alessandro Mastroluca | 21 giugno 2019
Due settimane da manifesto, fatte di piccoli adattamenti e solide certezze. Due settimane che proiettano Berrettini già verso la top 20. Un traguardo vicino: se la classifica fosse cristallizzata ai punti ottenuti oggi, sarebbe numero 20. La semifinale contro David Goffin, che ha sconfitto Zverev, diventa ancora più importante per la classifica. Possono superarlo, infatti, solo Felix Auger-Aliassime, che è in semifinale al Queen's, facendo meglio di lui; Roberto Bautista-Agut arrivando in finale se Berrettini perdesse in semifinale, altrimenti vincendo il torneo, e proprio il belga se dovesse conquistare il titolo.
Per raggiungere la seconda semifinale di fila sull'erba ha battuto Karen Khachanov, di nuovo, come a Stoccarda. Le due vittorie, seconda e terza contro un top 10 in carriera, hanno in comune l'efficienza al servizio. Se Berrettini è il decimo miglior battitore del circuito, decimo anche per per punti con la prima nelle ultime 52 settimane, un motivo ci sarà. Ma ridurre gioco e risultati al solo servizio restringerebbe il campo di interpretazione di un tennis moderno innervato su un ragazzo che si direbbe all'antica.
E' proprio una supeiorità di pensiero che gli permette di scartare di lato, di sorprendere Khachanov, di modificare il piano di gioco nella forma ma non di alterarne la sostanza. Il primo set del russo finisce prima ancora di cominciare. I due break nei primi due turni di risposta illuminano sui miglioramenti nella reattività, nella ricerca della palla in avanti. Soffre molto meno anche dal lato del rovescio, verticalizza per evitare ogni minimo rischio. Khachanov non impara la lezione di una settimana fa e continua a cercare la sfida sul suo terreno, il corri (magari poco) e tira (possibilmente forte). Fa il suo gioco, meglio nel secondo set in cui infatti maturano le palle break e le chances di girare il match. Ma non gioca il tennis che serve per vincere, non innesta la strategia sui punti deboli dell'azzurro, che sfodera un tiebreak di sole prime, di scintillante bellezza, guerra lampo e poesia.