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Campioni nazionali

Tutti pazzi per Matteo

L'azzurro scatena l'entusiasmo dei tifosi. L'ATP, per farlo conoscere, recupera una video-intervista del 2017: aveva da poco vinto il suo primo Challenger, a San Benedetto. In due anni, è cambiato tutto

di | 17 giugno 2019

Matteo Berrettini

L'Italia del tennis ha occhi praticamente solo per Matteo Berrettini. Il secondo azzurro a vincere un titolo ATP sull'erba conquista l'attenzione e le pagine dei giornali. "Magico Berrettini, il secondo italiano verde di gioia" titola la Gazzetta dello Sport. Da adolescente, ricorda Riccardo Crivelli, "lo chiamavano Rasio perché parlava e parlava tra uno scambio e l'altro: avanti di questo passo diventerà Cinema. Solo prestazioni da Oscar".

 
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Berrettini, scrive Enrico Sisti su Repubblica, "è il Warren Beatty del tennis. Dopo aver prestato servizio sul verde a Calcutta in Coppa Davis (evento che non poteva mentire), il 23enne romano da oggi n.22 del mondo debutta in proprio sul prato finemente tagliato di Stoccarda e come fece il grande attore 58 anni fa scopre che l'erba è il suo mondo ideale".

"Matteo erba di casa mia" titola il Messaggero per celebrare il secondo titolo di un italiano su questa superficie, completato senza mai perdere il servizio. "E ancora devo rendermene conto" ha detto Berrettini.

"E' stata una settimana incredibile" ha sottolineato l'azzurro, circondato per tutta la settimana a Stoccarda da tifosi che gli chiedevano un autografo o una foto, "ad ogni partita sono riuscito a sorprendermi".
Sorprende anche l'ATP, nel festeggiare Berrettini, che succede a Roger Federer nell'albo d'oro del torneo di Stoccarda. Recupera infatti dal suo archivio un video della serie "Uncovered" del 2017, quando Berrettini era solo una delle speranze azzurre che aspiravano alla wild card per la prima edizione delle Next Gen ATP Finals a Milano. Matteo ricordava i suoi inizi, a sette anni, stimolato dal fratello minore Jacopo che aveva cominciato prima di lui. Aveva appena vinto il primo Challenger, a San Benedetto, l'obiettivo di giocarsela con i migliori era chiaro nelle intenzioni ma ancora apparentemente lontano. Invece ha bruciato le tappe, ha vinto tre tornei ATP, è salito al numero 22 del mondo, e lascia pensare che l'Italia possa garantirsi successi anche sull'erba.

Sui prati verdi dove nascono speranze, infatti, al di là del titolo di Seppi a Eastbourne nel 2011, l'Italia del tennis maschile ha raccolto poco. A Wimbledon il miglior risultato resta la semifinale persa da Nicola Pietrangeli nel 1960 contro Rod Laver in cinque set, e chissà che sarebbe successo senza il nastro che gli ha impedito di andare a servire sul 5-4 al quinto. In Coppa Davis, l'erba richiama alla mente il trionfo sulla Gran Bretagna del 1976, con un grande Tonino Zugarelli contro Roger Taylor sul campo 1 di Wimbledon, e le tre finali perse in Australia (1959, 1960, 1977). 
 
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Dopo il titolo a Stoccarda e la commovente dedica al coach Vincenzo Santopadre, Berrettini si proietta all'ATP 500 di Halle. Eliminato al primo turno l'anno scorso, Berrettini sarà messo subito alla prova. Mai oltre gli ottavi nei 500 e nei Masters 1000 nelle ultime 52 settimane, sfiderà all'esordio Nikoloz Basilasvili per la quarta volta, nel primo sull'erba. L'ha battuto nell'ultimo confronto, sul duro a Winston-Salem l'anno scorso. Ha vinto cinque delle ultime sette partite contro un top 20. Ha solo da guadagnare e poco da difendere. 

Il torneo vede in tabellone Roger Federer, che ha un record di 63-7 nel torneo e insegue il decimo titolo, come prima testa di serie . Berrettini è nella parte bassa, nella metà di tabellone di Alexander Zverev, finalista a Halle nel 2016 e nel 2017, che ha cominciato la stagione con 15 vittorie nelle prime 25 partite ma poi ne ha vinte 8 delle ultime 10. 
 

Peraltro, le stranezze dei sorteggi potrebbero metterlo di fronte al secondo turno a Seppi e nei quarti a Jan-Lennard Struff o a Karen Khachanov, primo russo in top 10 dopo Mikhail Youzhny nel 2011, che finora ha un migliorabile record di 14 vittorie e 14 sconfitte nel 2019. Li ha battuti entrambi a Stoccarda, con l'autorità degli specialisti dell'erba. 

Non è mai facile ritrovare lo stesso avversario a così breve distanza, perché lo sconfitto ha imparato a conoscere il tuo gioco e prevedibilmente si impegnerà anche di più per trasformare il ricordo della sconfitta in energia positiva per un'immediata rivincita. 
 
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