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Campioni internazionali

Benvenuta Gauff, vera erede delle Williams. Ancora grazie a un… papà

La semifinale di Roma e la finale a Parma sulla terra rossa, la superficie più difficile per una giocatrice nata sul cemento, accreditano la 17enne Coco - seguita fin da piccola dal padre Corey - più delle altre pretendenti afroamericane

di | 22 maggio 2021

Cori Gauff (foto Sposito)

Cori Gauff (foto Sposito)

Addio, forse, magari, sembra proprio che ci siamo. Cori “Coco” Gauff è la prima seria candidata all’eredità delle sorelle Williams che si scrolla di dosso dubbi e perplessità e marcia decisa verso la vetta del tennis donne, sbandierando convinta e sicura la bandiera delle afroamericane. C’è voluto tanto tempo, troppo, considerando l’impatto agonistico e mediatico delle “Cinderella” Ghetto modellate da papà Richard, con tutti i loro trionfi Slam, l’ascesa al numero 1 e le centinaia di milioni di dollari che hanno guadagnato.

Per confezionare un altro cocktail di successo occorreva l’ingrediente più scomodo e pericoloso, un altro padre - speriamo non padrone - che tenesse le briglia a un puledro precoce come molte semi-protagoniste del dopo-Williams ma sempre troppo bizzose, viziate, pigre, discontinue, imperfette. Non a caso, quando la piccola aveva appena 7 anni, papà Corey ha spostato armi e bagagli da Atlanta a Delray Beach, in Florida, dov’era cresciuto, per inseguire il sogno dello sport americano, cioé il suo idolo Richard Williams, inculcando alla figlia come idoli solo e soltanto le famose Venus e Serena, e seguendola poi come direttore tecnico e allenatore in campo e manager e tutto, ora affiancando un tecnico specifico, ora lasciandole un po’ di libertà d’azione con Patrick Mouratoglou che l’ospita nella sua Academy sulla Costa Azzurra, contribuendo largamente, da sempre, alle spese.

Il quale, da abile manager, suona la grancassa: “Ricorderò sempre la prima volta che l’ho vista, nel 2014, quand’è venuta a una selezione e mi ha impressionato per la sua fisicità e il suo spirito combattivo. Quando ti guardava negli occhi e ti diceva : “Diventerò la numero 1” non potevi non crederle”. 

Come ha fatto Corey a creare Coco? Come papà Williams anche papà Gauff non ha conoscenze dirette di tennis ma sa di sport, conosce e ama la figlia, la protegge e la instrada e, soprattutto, è sempre stato convinto, convintissimo, di aver generato un fenomeno coi geni suoi, ex giocatore di basket all’università e di mamma Candi (da signorina Odom), ex ginnasta e velocista sulla pista d’atletica.

Coco gli ha dato ragione da subito, bruciando le tappe a livello juniores con la finale degli US Open 2017 persa, a 13 anni appena, nel derby Usa contro la 16enne Amanda Anisimova, col titolo al Roland Garros a 14 anni nel 2018 e con la conquista del numero 1 del mondo di categoria. Poi, appena passata pro, a 15 anni appena, malgrado le ferree limitazioni di tornei dettate per le teenagers dalla triste esperienza con Jennifer Capriati, ha superato le qualificazioni a Wimbledon 2019 e nel tabellone principale ha abbattuto il totem Venus Williams (5 volte regina ai Championships in singolare e 6 in doppio), ha eliminato Rybarikova ed Hercog, salvando due match point, per poi arrendersi al quarto turno a Simona Halep, futura regina.

Poco dopo ha firmato il primo e finora unico torneo Wta, a Linz, partendo dalle qualificazioni. E ha continuato a scalare la classifica, a migliorarsi, di tecnica, di tattica, di attitudine, di reattività atletica da aggiungere alle doti di un’atleta naturale con gambe e tracce lunghissime.

Cori Gauff al servizio (foto Magni)

Il Covid ha stoppato Coco come se non più di altri. Ma così la ragazza ha potuto consolidare ulteriormente le sue basi e vivere da teen-ager qualsiasi il lockdown. Alla ripresa, ha ottenuto risultati sempre più convincenti fino ad esplodere proprio sulla terra rossa, la superficie più difficile per una statunitense nata e cresciuta sul cemento e quindi abituata a scambi più veloci e risolutivi.

Le prestazioni della Gauff a Roma e a Parma hanno fotografato la sua decisiva evoluzione soprattutto nella gestione della partita. Agli IBI al Foro Italico ha messo in fila Putintseva, Sakkari e Sabalenka, ha approfittato del ritiro di Ash Barty, dopo un primo set molto equilibrato, e si è arresa in semifinale alla futura vincitrice Swiatek, dopo un primo set al tie-break, e a Parma ha fatto altrettanto battendo Kenepi, Giorgi, Anisimova e Siniakova, e qualificandosi alla finale contro l’altra rivelazione Wang.

Con questi risultati, Coco si è assicurata credenziali maggiori rispetto alle altre candidate alla successione delle sorellone Williams. Incluse quelle che hanno ottenuto risultati migliori dei suoi. Come Sloane Stephens che, dopo un lungo stop dal tennis per una frattura da stress a un piede nel 2018 è arrivata fino al numero 3 del mondo e, fra i sei titoli WTA vinti conta anche gli Us Open 2017, con la finale al Roland Garros 2018.

Proprio in quella circostanza però, quand’è crollata da un set e un break avanti contro Simona Halep, si è spenta ad alto livello. E oggi, a 28 anni, è numero 65 della classifica ed ha appena perso con Qiang Wang nelle semifinali di Parma, quasi a voler svicolare la finale-derby contro Gauff.

Del resto, l’eredità delle Williams è stata troppo onerosa anche per Madison Keys, l’amica del cuore della Stephens, che a sua volta s’è spenta sul più bello, nella finale-derby degli Us Open 2017. Dal numero 7 del mondo, malgrado la sponsorizzazione di Lindsay Davenport, è scesa in classifica, poi si è ripresa, è tornata al numero 24 col quinto titolo sul circuito ma non ha più duellato con l’eccellenza.

Dopo di lei, sono scomparse in un attimo anche altre promesse, come Taylor Townsend, che aveva vinto singolare e doppio agli Australian Open juniores 2012  chiudendo l’anno da numero 1 di categoria, è poi arrivata al 61 del mondo delle pro, ma si è arenata fra aspettative irrealizzate e una condizione fisica mai ideale e ha appena avuto un bambino.

Prima ancora avevano fatto capolino Chanda Rubin, Zina Garrison, Lori McNeil e Alexandra Stevenson, la figlia di Julius Erving, il mitico Doctor J del basket. Ma tutte loro si sono accompagnate con un ma, un sembra, un magari, evidenziando limiti di vario genere.

Insomma, dopo le Williams, la più convincente rappresentante del tennis afroamericano è proprio Coco Gauff, accreditata dalla terra rossa europea, la superficie più difficile. Che questa ragazza di appena 17 anni dimostra di poter domare come le avversarie, come un papà ingombrante ma decisivo. Che le ha insegnato ad allenarsi nel torneo di doppio, tanto che Coco è in finale a Parma anche nella gara a coppie, dove rifinisce servizio, risposta e volée.

Cori Gauff e il suo team con gli organizzatori del torneo WTA di Parma (foto Magni)

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