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Campioni internazionali

Khachanov re degli scacchi, così sfida Djokovic: "Vedi il campo più grande"

Karen Khachanov gioca spesso a scacchi, molte volte con il suo coach Clavet. Un passatempo utile, ha spiegato. "Ti aprono la mente" ha spiegato. Ora si prepara alla sfida più difficile, contro Djokovic, per centrare la terza semifinale Slam di fila

di | 06 giugno 2023

Un'esultanza di Karen Khachanov al Roland Garros (Getty Images)

Un'esultanza di Karen Khachanov al Roland Garros (Getty Images)

Non ha voluto svelare le sue strategie, Karen Khachanov. Ma una cosa è certa, per battere Novak Djokovic nei quarti del Roland Garros gli servirà anticiparne le intenzioni, prevederne le mosse. Sarà, dunque, la più difficile delle sue partite a scacchi. Sì perché il russo, in campo come atleta neutrale, di scacchi è un grande appassionato. Ha cominciato a giocare da bambino, quando aveva dieci anni. 

In quel particolare mondo definito da 64 caselle bianche e nere, l'altezza o la potenza dei muscoli non contano. "Devi pensare sempre, ci sono cento differenti combinazioni e variazioni con ogni mossa. Dipende sempre da quale pezzo muoverà il tuo avversario. Se parliamo di professionisti, gli incontri durano a volte tre o quattro ore, e puoi meditare una singola mossa per mezz'ora. Ti ci rompi la testa ed è questa la parte interessante del gioco" diceva al sito dell'ATP l'anno scorso.

"Il rapporto tra tennis e scacchi viene dal modo in cui si sviluppano le capacità di pensiero e comprensione”, spiegava Jim Egerton, ex giocatore e fondatore di “Chess-Now”, società di training che utilizza gli scacchi per aiutare a sviluppare il pensiero strategico negli affari, nello sport e nell'istruzione. 

Capacità che Khachanov ha affinato negli anni, dando una diversa sostanza e una maggiore efficacia ai suoi colpi potenti. "A scacchi gioco un po' come a tennis, cerco sempre di essere aggressivo - spiegava nella stessa intervista pubblicata l'anno scorso -. Penso che fra le due attività ci siano delle somiglianze, in campo la tattica è uno degli aspetti più importanti: conta tanto dove tiri, quanto alto, quanto forte, quante prime metti in campo e in che direzione, dove  colpisci la risposta, e così via".

Khachanov, che ha raggiunto per la terza volta di fila almeno i quarti in uno Slam dopo le semifinali allo US open 2022 e all'Australian Open 2023, è sempre più vicino al rientro in Top 10, dove è arrivato per la prima volta nel 2019. Merito anche delle continue sfide a scacchi con il suo coach, Jose Manuel ‘Pepo’ Clavet.

"Giochiamo tanto, anche di mattina, per mettere in moto la mente - ha detto al Roland Garros dopo la vittoria su Lorenzo Sonego -. Quando ci riesci, poi vedi il campo più grande, vedi meglio i colpi che possono far male al tuo avversario". In ogni caso, dopo la semifinale allo US Open, ha spiegato, "nella mia testa è cambiato molto. Ottenere quel risultato mi ha aiutato a fare passi avanti, ad essere più continuo e ottenere risultati migliori. Nella mia testa è scattato qualcosa". In qualche misura, è anche merito degli scacchi.

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