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Dopo tanti forzati stop, lo sfortunato australiano Kokkinakis di genitori e passaporto greci torna a vincere il primo turno di Melbourne e al secondo turno incrocia Stefanos…
di Vincenzo Martucci | 10 febbraio 2021
La storia nella storia degli Australian Open farà felice la folta comunità greca “down under” e convoglierà sullo stesso campo di Melbourne Park tante bandiere a strisce, bianca e ciano. Da una parte del net, nel secondo turno del primo Slam dell’anno, ci sarà il favorito, il numero 6 del mondo, Stefano Tsitsipas, ateniese Doc, anni 22, figlio di Apostolos (e mamma russa), dall’altra, Thanasi Kokkinakis, di Adelaide, il numero 276 ATP, anni 24, figlio degli immigrati Tryfon (oggi Trevor) da Kalamata e Rapaskevi (oggi Voula) da Tripoli, lui con doppio passaporto, australiano e greco.
Con la consueta onestà, “Kok”, il gemello buono di quella birba di Nick Kyrgios, dà al match l’importanza che merita, senza illudersi: “Sarà eccitante, ovviamente è un giocatore fenomenale, uno dei favorito per vincere il torneo. Sarà solo divertente. Anni fa ci siamo allenati insieme. Conosco un po’ la sua famiglia, ci ho cenato insieme sulla Costa Azzurra, a Nizza o a Monaco, siamo entrambe greci, andiamo d’accordo. Non vedo l’ora di giocare, chissà su che campo ci metteranno, sono sicuro che sarà uno di quelli grandi. Spero che ci sia una folla decente e possa diventare chiassosa, con tifosi greci e australiani, e un’atmosfera distesa”.
La vittoria e la sconfitta del secondo turno sono piccola cosa davanti alla grandezza della storia di Kokkinakis che conferma l’anomalia del tennis, lo sport dove non vale il luogo comune di “A volte ritornano”.
Al contrario, sono tante le pagine da libro Cuore di giocatori infortunati, segnati dalla vita, che si ripresentano in campo anche dopo anni, magari per soldi, sicuramente per passione, per sentirsi di nuovo vivi, per riassaporare sensazioni inimitabili nelle umane vicende di tutti i giorni. E sono tanti anche quelli che si ritrovano, che fanno anche il salto di qualità che prima non gli era riuscito, che imparano dalle proprie esperienze.
Thanasi è uno di quelli, è un’ex grande speranza spezzata da una serie di infortuni, una stella junior di tre finali Slam di categoria del 2013, poi numero 69 ATP Tour nel poker dei migliori teen-agers top 100 del 2015 (con Coric, Chung e Zverev), che si è purtroppo fermato lì. Stoppato una prima volta di guai fisici nel 2016-2017, è resuscitato nel 2018 tanto da beffare il numero 1 Roger Federer a Miami da 175 del mondo, ma s’è poi trascinato fino ad oggi fra infortuni e tentativi di rientro alle gare.
La sua Odissea è stata lunga e tormentata, fra problemi ai pettorali, fratture da stress alla schiena, epicondilite, operazioni alle ginocchia e l’anno scorso una febbre glandolare che gli ha fatto perdere dieci chili e lo ha bloccato totalmente per altri mesi ancora.
Oggi, nel ripresentarsi agli Australian Open dove a 15 anni già passava il primo turno ma non c’è più riuscito dal 2015, il ragazzo sembra molto più vecchio dei suoi 24 anni e la vittoria contro il coreano Soonwoo Kwon (97 ATP) per 6-4 6-1 6-1 sembra molto più importante, visto che negli ultimi sei anni ha vinto appena una partita Slam, agli US Open 2019, prima di fermarsi però ancora ai box.
Perciò, quand’era ancora in campo, sul 5-0 del terzo set, proprio non è riuscito a trattenere le lacrime: “Non volevo pensarci, ma ci ho pensato tanto, fin dal primo set. E all’improvviso, quand’ho sentito quell’enorme boato e quell’enorme applauso da parte della folla, mi sono un emozionato, più di un po’. Ero felice di ritrovarmi in campo, a Melbourne, davanti alla mia gente, fra cui c’erano un sacco di amici e familiari. Ho ripensato al tanto lavoro e al tanto dolore che c’era alle spalle. Ho provato grande soddisfazione, e anche sollievo”.
“Kok” era uno dei giovani più coccolati e corteggiati dello show-business, ma oggi non ha sponsor: “La mia maglietta? E’ una Kmart special, l’ho comprata da Chadstone, per 6 dollari e sono venuto al lavoro, da operaio. Ho provato ad acquistarne altre ma mi hanno cancellato l’ordine: nel South Yarra è dura, non è come una volta”.
Ha ancora un mentore importante, il due volte finalista Slam Mark Philippoussis, anche lui figlio di immigrati greci che lo segue da un paio d’anni: “E’ una leggenda, è stato così generoso con me, mi ci sono allenato un po’ e ci ho parlato tanto. E’ un caro ragazzo che vuole aiutarmi per quanto può”.
Un altro grande nome, il più grande, Roger Federer, assente fisicamente agli Australian Open dopo 21 puntate di fila, gli ha mandato un msg che lo sfortunata ragazzo ha subito postato sul proprio profilo: “Nice on Thanaser. Happy for you”. Col commento di Kokkinakis: “Che re!”.
Bentornato, “Kok”.
Il rovescio di Thanasi Kokkinakis (foto Getty Images)