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La conferenza stampa di coach Goran Ivanisevic dopo il trionfo di Novak Djokovic all'Australian Open. "Nelle sue condizioni il 97% dei giocatori si sarebbero ritirati" ha detto
di Alessandro Mastroluca | 29 gennaio 2023
"Pensavo di aver visto tutto nel 2021 quando ha vinto il titolo qui con la lesione agli addominali, ma quel che ha fatto quest'anno è incredibile" ha detto Ivanisevic.
Dopo il risultato della risonanza magnetica che aveva evidenziato problemi al tendine del ginocchio sinistro, ha ammesso Ivanisevic, "il 97% dei giocatori sarebbero andati dal referee e si sarebbero ritirati dal torneo. Ma non lui. Lui è di un altro pianeta, la sua mente funziona in un altro modo. Lavoro con lui da quattro anni, ma ancora mi stupisco".
Djokovic, ha spiegato il coach, "ha dato tutto. 77 terapie al giorno, e ogni giorno andava meglio. Non me l'aspettavo. Contro Dimitrov aveva molta paura, ma alla fine ha vinto il torneo".
Il croato, ex campione di Wimbledon, è da quattro anni nello staff di Djokovic. Eppure, spiega con un sorriso, "con lui c'è sempre da imparare. Sta diventando sempre più un pazzo, nel senso positivo del termine. Non so come descriverlo a parole".
Dopo la finale, Djokovic si è scusato con la famiglia e con il team per il suo carattere. Anche nel corso del match non sono mancati scambi stizziti a distanza con Ivanisevic, visibilmente contrariato nonostante, nonostante una finale mai davvero in discussione.
"Potrei parlare di questo per dieci giorni - ha detto Ivanisevic -. Anche io sono stato giocatore, capisco come si senta. Capisco le emozioni. Gli ho detto: Puoi dirmi quello che vuoi, finché vinci va bene. Altrimenti, hai un problema".
Re Djokovic in festa: Slam numero 22
Il passato in comune, l'aver affrontato le stesse sfide, aiuta la comprensione reciproca. Ivanisevic, come Djokovic, ha conosciuto la pressione. E come Djokovic ha preso posizioni forti che hanno diviso i tifosi. Secondo il croato, "la pressione ci deve essere. E' lo stesso se alleni il Real Madrid: se non vinci una o due partite, vieni licenziato. Anche nel tennis, per quanto possa essere bello essere in finale, devi vincere. Contano solo gli Slam, i record".
Nel cammino verso il suo decimo Australian Open e il 22mo Slam, Djokovic ha affrontato anche le conseguenze del video di suo padre Srdjan con un gruppo di tifosi russi visibilmente pro-Putin. Alla luce dell'attenzione sui media della controversia, Srdjan non ha assistito dal vivo né alla semifinale contro Tommy Paul, né alla finale contro Tsitsipas. "Non è facile - ha detto Ivanisevic -. Si è visto in finale ma ancora più chiaramente in semifinale. Non gli capita facilmente di essere rimontato da 5-1 a 5-5 [come è successo nel primo set]. Se va 5-1, vince 6-1, indipendentemente dall'avversario".
Potere delle emozioni, che possono condizionare anche il campione un tempo soprannominato RoboNole. Un campione da leggenda che ha eguagliato i 22 Slam di Rafa Nadal. "Spagna e Serbia sono 22 pari, sembra una partita di pallamano" ha commentato Ivanisevic, osservatore privilegiato di una battaglia destinata a riaccendersi per tutto il 2023.
"Djokovic può restare al top ancora per due o tre anni. E' straordinario il modo in cui continua a prendersi cura del suo corpo, di quello che mangia, di tutto - ha concluso Ivanisevic -. I giovani sono il futuro del tennis, ma hai ancora questi due che si sfidano. Per esempio Alcaraz è un giocatore incredibile, ma per me se Rafa scende in campo, al Roland Garros il favorito per vincere il torneo".
Se invece dovesse trionfare Djokovic, allora staccherebbe Nadal nella corsa per il titolo di campione Slam con più trofei di sempre nella storia del gioco. Una sfida a distanza in cui ciascuno dei due motiva l'altro, lo stimola a tirar fuori il meglio. "Otto, nove anni fa, dicevo che Novak e Rafa avrebbero vinto più Slam di Roger [Federer]. Allora mi guardavano strano, ma ora siamo 22 pari - ha concluso Ivanisevic -. Sono due giocatori incredibili. La battaglia è qui. Ci sono tanti giovani che cercano spazio, che provano a insinuarsi e vincere qualcosa. Ma saranno sempre loro due ad avere l'ultima parola".