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Wimbledon, Dolgopolov accusa Rublev: "E' un bugiardo"

Dolgopolov critica le posizioni di Rublev dopo l'annuncio dell'esclusione di russi e bielorussi da Wimbledon. Il duro messaggio social

di | 23 aprile 2022

Alexander Dolgopolov, l'ex tennista ucraino tornato in patria per combattere l'invasione russa, ha attaccato Andrey Rublev. Il numero 8 del mondo si è esposto contro la decisione degli organizzatori di Wimbledon di escludere russi e bielorussi dal torneo, e della LTA di fare lo stesso negli altri eventi in calendario in Gran Bretagna prima dei Championships. "Rublev fa quello che il suo presidente e la loro propaganda fa ogni giorno: mente" ha scritto Dolgopolov sul suo profilo Instagram.

La posizione di Wimbledon e della Federtennis britannica supera quanto condiviso a marzo in un'intesa firmata da tutte le organizzazioni che governano il tennis (ITF, ATP, WTA e i quattro Slam) in base alla quale russi e bielorussi possono partecipare ai tornei come atleti neutrali. La decisione rispecchia la linea dura del governo britannico contro i russi, dimostrata dalle sanzioni sui patrimoni dei "super ricchi" come l'ex presidente del Chelsea Roman Abramovich.

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Nel tennis, non si vedevano misure di questo tipo dai primi anni del secondo dopoguerra quando i tornei dello Slam hanno escluso tedeschi e giapponesi, gli sconfitti della Seconda Guerra mondiale, fino al 1950. In quegli anni, ad esempio, Wimbledon mantenne una posizione intransigente anche verso gli italiani, esclusi nel 1946.

"Non sono un politico, non leggo le notizie, lavoro duro per giocre a tennis: è questo il mio mestiere. Non sono una persona istruita - ha detto Rublev -. Le ragioni che hanno dato per l'esclusione non hanno senso, non hanno una logica. L'avrei anche capito se escludere russi e bielorussi potesse cambiare qualcosa, anche per lo 0,5%. Ma non cambierà niente, è una discriminazione, penso sia la volontà del governo britannico".

Nel tennis, non si vedevano misure di questo tipo dai primi anni del secondo dopoguerra quando i tornei dello Slam hanno escluso tedeschi e giapponesi, gli sconfitti della Seconda Guerra mondiale, fino al 1950. In quegli anni, ad esempio, Wimbledon mantenne una posizione intransigente anche verso gli italiani, esclusi dal 1946 al 1948.

"Non sono un politico, non leggo le notizie, lavoro duro per giocre a tennis: è questo il mio mestiere. Non sono una persona istruita - ha detto Rublev -. Le ragioni che hanno dato per l'esclusione non hanno senso, non hanno una logica. L'avrei anche capito se escludere russi e bielorussi potesse cambiare qualcosa, anche per lo 0,5%. Ma non cambierà niente, è una discriminazione, penso sia la volontà del governo britannico".

Agli organizzatori di Wimbledon, ha aggiunto, "abbiamo proposto di avere almeno la possibilità di scegliere se giocare o no. E se ci sarà da firmare una dichiarazione da firmare, o da devolvere l'intero prize money alle famiglie che soffrono, lo faremo. Con una mossa del genere faremo qualcosa. Una decisione simile poi dimostrerebbe che il governo britannico è davvero per la pace". I giocatori, ha concluso, vogliono solo competere. "Non sono qui per parlare di politica, sono russo, sono nato in Russia, tutta la mia vita è in Russia. Voglio solo dimostrare che siamo brave persone".

Secondo Dolgopolov, non è vero che Rublev non sappia nulla e non stia seguendo gli sviluppi della vicenda. Per sostenere la sua tesi ricorda come abbia giocato e vinto in doppio a Marsiglia contro l'ucraino Molchanov dieci giorni prima dell'inizio della guerra.

"Rublev ha contatti diretti con i tennisti ucraini nei tornei, e sicuramente sa cosa sta succedendo, visto che ha scritto 'no war' sulla telecamera nei primi giorni della guerra" sostiene Dolgopolov. Anche se, va detto, tra essere informati che c'è una guerra in corso e avere le conoscenze per affrontare le sottigliezze politiche della decisione di Wimbledon ce ne passa.

"Andrey, vuoi sapere cosa sta succedendo? Allora cerca su Google Bucha, oppure contattami, sono certo che hai il mio numero: sei libero di chiedere, ti farò vedere tutto - ha scritto Dolgopolov -. La tua nazione sta portando avanti un genocidio in Ucraina, l'hanno detto i leader americano e canadese, la Lettonia e l'Estonia".

Anche sulla donazione del prize money, con ironia tagliente Dolgopolov smonta la dichiarazione di Rublev. "Dici che non sai niente e poi spieghi che escludere russi e bielorussi non aiuterà, parli di discriminazione e democrazia - scrive -. E poi se non sai e non segui niente, perché vorresti donare il montepremi, e quali famiglie vorresti aiutare? Le famiglie dei soldati russi?". Questa è probabilmente la parte più debole e strumentale della sua invettiva.

"Vuoi essere il primo nello sport a donare? Ritenta - affonda il colpo Dolgopolov -. Roger Federer ha donato 500 mila dollari, i Jets un milione, Beckham e la Premier League un milione di sterline a testa, la NASCAR un milione di munizioni. E la lista potrebbe continuare. Per favore, è meglio tacere che provare a mentire come fa il tuo governo per continuare la tua vita come prima.

Perché qui la tua nazione sta stuprando donne e bambini, compiendo esecuzioni di uomini legati a cui sparano dietro la testa. I tuoi connazionali stanno agendo come barbari. Il tuo discorso è pieno di bugie e ipocrisie, ATP e WTA non dovrebbero desiderare di coprire questi comportamenti. Se russi e bielorussi vogliono parlare, che dicano la verità invece di mentire".

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