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La potente bielorussa ha sfatato due tabù, trovando un equilibrio fra vincenti ed errori e reagendo alle variazioni della numero 1. Ma adesso, se vuole marciare su Parigi, deve confermarsi al Foro Italico
di Vincenzo Martucci | 09 maggio 2021
Esistono anche le cose semplici come un gesto, un sorriso, una parola, un messaggio. Quello che Aryna Sabalenka affida al suo profilo twitter fotografa la persona: “Tennis professionista, http://Player-Belarus.Love Appassionata di vittorie. Golosa!!! Pazza del figlio di mia sorella! Amo La mia Famiglia”. Con tanto di punti esclamativi, di maiuscole scelte ad arte e di link che esalta le proprie radici.
Un atto spontaneo come sempre, come l’ultimo, sabato a Madrid, quando ha superato in rimonta Ash Barty vendicando la sconfitta della settimana scorsa sotto il traguardo di Stoccarda e, guardando il suo angolo in tribuna, ha inscenato un balletto con sorriso aperto da un orecchio all’altro e poi, quand’ha alzato al cielo il trofeo e quasi come risposta le sono piovute in testa, a pioggia, le stelle filanti della festa, è scoppiata a ridere giuliva e felice.
Non è la prima volta che la 23enne di Minsk esplode di gioia così. A febbraio, quand’ha vinto gli Australian Open insieme alla compagna Elise Mertens, firmando il secondo Slam ed assicurandosi poco dopo il numero 1 del mondo di specialità, è saltata in aria con lei e la coppa, piegando le gambe come due ballerine replicando una scena che aveva già provato tante volte nei tornei precedenti. Così come spesso ha sfoggiato mise divertenti, anche da Kat Women, e si è mostrata sempre con il suo bel sorriso nella sua camera d’albergo durante la quarantena australiana pre-Melbourne e poi anche durante le dure sessioni di pesi, bellissimo manifesto del suo sport.
Semplicemente, la picchiatrice dal gran fisico, l’ennesima walkiria delle racchette al femminile, è felice di esserci ed è felice di migliorare, di essere sempre più forte. Figurarsi ora che ha abbattuto insieme due tabù decisivi come la numero 1 della classifica, la furbissima e polivalente Barty contro la quale quest’anno aveva perso sia a Stoccarda che a Miami, sempre in tre set, sempre senza riuscire a trovare la soluzione finale. Figurarsi ora cha ha domato la terra rossa su una ribalta importante come Madrid, sia pure con la variante ‘altitudine’ che non l’aiuterà a Roma e Parigi.
“Non ho più paura di questa superficie”, ha infatti dichiarato fiera. “Prima pensavo troppo che non fosse per me per via delle tante variazioni e dei lunghi scambi. Ci pensavo davvero troppo. E cercavo di cambiare un po' il mio gioco, facevo ricorso sempre di più al top spin e allo slice. Poi l’allenatore mi ha suggerito che non fosse indispensabile di trasformare totalmente il mio gioco quanto di apportare qualche accorgimento, di metterci più spin e variazioni. Ma soprattutto, dovevo rimanere aggressiva ed accettare che la palla tornasse indietro un po‘ di più rispetto ai campidani. Così, quest’anno, mi sono rilassata e ho giocato il mio gioco. Dopo aver lavorato molto sui movimenti”.
Come bonus del secondo titolo stagionale dopo Abu Dhabi di gennaio, il quarto negli ultimi dodici mesi, col record in finale di dieci successi in quindici finali, aggiudicandosene dieci su dodici dal 2019, più la striscia vincente di sedici partite sulla terra rossa, e gli ultimi dieci successi su dieci contro le “top 10”, da questa settimana Sabalenka entra per la prima volta fra le “top 5” salendo al numero 4, dopo un lungo e faticoso percorso. Che, proprio nel match contro Barty a Madrid, trova il suo acme.
Perché, contro un’avversaria capace di reagire da campionessa al micidiale 6-0 iniziale della scatenata bielorussa (“E’ la numero 1 proprio perché sa sempre trovare la strada, nel secondo set ha usato molto di più lo slice, si è mossa meglio ed è diventata più aggressiva”), Aryna ha rimontata da 1-3 al terzo set, piazzando lo sprint sul delicatissimo 3-4 15-30.
Come? Semplicemente calmando i suoi famosi bollenti spiriti, che spesso in passato le hanno fatto perdere partite già vinte, alternando come in Spagna, fasi di assoluto dominio a vistosi e dolorosi cali di concentrazione, rendimento e fiducia. Come suggerisce la Barty: “Nel primo set per come serviva e colpiva ogni colpo mi ha tolto la palla dal campo e praticamente mi ha strappata la racchetta dalle mani. Temo che non sarà la prima e unica volta che succede”.
Finalmente, con l’aiuto di coach Anton Dubrov, la ragazza di Minsk che s’è costruita pezzo a pezzo, lentamente, senza poter fare palestra fra le juniores, sta trovando un equilibrio favorevole fra vincenti ed errori, ed ha quindi fatto pace con la sua natura indomita e selvaggia.
Così, a Madrid, ha colto il primo titolo sulla terra rossa. Il che non autorizza ad includerla di diritto fra le pretendenti al trono del Roland Garros, anche perché negli Slam Aryna ha dimostrato forti limiti di tenuta psichica per due settimane di gare e finora non è andata oltre il quarto turno sul cemento di Australian e Us Open. Da ottobre la sua marcia mette paura con 33 vittorie e 6 sconfitte (l’85% di successo) perdendo due volte a testa contro Barty, Muguruza e Serena Williams, ma collezionando quattro titoli (Madrid, Abu Dhabi, Ostrava, Linz), una finale, qui quarti e il quarto turno a Melbourne. Il tornado Aryna ha trovato continuità, settimana dopo settimana fino all’incrocio con gli IBI al Foro Italico: tutte le strade portano a Roma, anche quelle che ha percorso finora Sabalenka.