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Campioni internazionali

Ryan Peniston: "Ho battuto il cancro, ora sogno in grande"

Il britannico, 26 anni, sfida Cerundolo dopo aver eliminato Casper Ruud al Queen's, ATP 500 in diretta su SuperTennis e SuperTenniX. Raggiungerà il best ranking. Quando aveva un anno è stato sottoposto a chemioterapia per un rabdomiosarcoma, un cancro dei tessuti da cui è completamente guarito

di | 16 giugno 2022

Ryan Peniston sta vivendo un piccolo grande sogno. Il ventiseienne britannico sfida negli ottavi dell'ATP 500 del Queen's l'argentino Francisco Cerundolo, semifinalista a Miami. Nello storico impianto dove qualche anno fa si divertiva a guardare il torneo da tifoso, Peniston ha sorpreso al primo turno il norvegese Casper Ruud, fresco finalista al Roland Garros. “La notte prima della partita non avevo dormito molto” ha raccontato Peniston, che nelle ultime settimane aveva raggiunto i quarti nei Challenger sull'erba a Surbiton e Nottingham. Due indizi sul suo superiore feeling con l'erba rispetto al top 10 norvegese. Ruud infatti una volta ha detto, con una battuta, che l'erba è più adatta per praticare l'altra sua grande passione, il golf.

“In campo devi entrare sempre pensando di avere una possibilità per vincere” ha detto Peniston. L'avrà pensato anche nel 2018, mentre ascoltava la dodicenne Dakota Cunningham raccontare della sua squadra di calcio e dei suoi videogame preferiti al Racquet Club di Memphis.

Di lì a poco, Dakota avrebbe iniziato un trattamento a base di steroidi contro la leucemia. Peniston si è accorto a quel punto del braccialetto che la ragazzina indossava, con la scritta “Dakotastrong”, e le ha scritto un messaggio di incoraggiamento sulla sua pagina Facebook.

Ryan sa bene quello che il cancro può fare a un bambino. Quando aveva un anno e viveva a Great Wakering, in Inghilterra, gli hanno diagnosticato un rabdomiosarcoma, un cancro dei tessuti molli non così raro nei bambini. Immediatamente operato e sottoposto alla chemioterapia al St. Bartholomew’s Hospital di Londra, un anno dopo è guarito completamente.

“E' difficile ripensare a quel periodo. Quando ero piccolo non mi ricordavo nulla e sapevo molto poco della situazione. Solo nell'ultima decina d'anni ho iniziato a chiedere più informazioni ai miei genitori su quello che mi era successo – ha detto al sito dell'ATP -. Sono sicuro che loro non volessero parlarmi di quel periodo della loro vita, perché è stato durissimo anche per loro. Ma ora ripensarci mi dà molta forza. Ha cambiato completamente le mie prospettive. Quando qualcosa mi infastidisce oppure ho una brutta giornata, a volte penso che 25 anni fa ho rischiato di morire e avrei potuto non essere qui”.

La chemioterapia ha influenzato anche la sua crescita, e indirettamente ha contribuito al suo stile di gioco così adatto all'erba. Fino ai sedici anni, era più basso dei suoi coetanei, anche di una ventina di centimetri. “Per certi versi, questo ha aiutato il mio tennis perché mi ha fatto lavorare su abilità che gli altri non allenavano allo stesso modo come i movimenti sul campo, il tocco, le tattiche. Anche se il beneficio principale di lungo periodo resta la forza mentale” ha raccontato.

Il giovane Ryan è emerso presto come promettente talento tennistico. Inizialmente allenato dal padre, si è spostato all'ISP, accademia francese in Costa Azzurra a un quarto d'ora d'auto da Cannes e Nizza. Qui ha incontrato Paul Goebel e Chris Doerr, capi allenatori della squadra di tennis dell'Università di Memphis impegnati in un'attività di reclutamento di giovani talenti per il college fuori dagli Stati Uniti.

 

Doerr, britannico di nascita, l'ha convinto a visitare il college. “E' stato amore a prima vista” ha raccontato Peniston, che ha frequentato il college fino al 2018 quando è diventato il primo giocatore dell'Università di Memphis a qualificarsi per la finale di singolare del campionato universitario NCAA dal 1976. Poi ha iniziato la sua strada nel circuito.

“Da quando ho iniziato a giocare nel Tour – ha detto -, niente mi ha abbattuto troppo. Avevo una visione, un sogno. Sapevo cosa volevo raggiungere e ho continuato a spingere per arrivare dove volevo, anche quando perdevo”. Al Queen's ha fatto un piccolo grande passo per realizzarlo, il suo sogno.

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