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Campioni internazionali

Minaccia Ruud: un terraiolo alle Nitto ATP FInals?

Probabilmente a inizio stagione nessuno avrebbe puntato su di lui. Eppure Casper Ruud è attualmente numero 10 della Race, poco distante dal numero 8 Hurkacz. Terraiolo di nascita, sulle orme di papà Christian, sta provando però a costruirsi un gioco per tutte le superfici

21 luglio 2021

Un terraiolo alle Nitto ATP Finals? Se possiamo affibbiare questo nomignolo a Casper Ruud, il rischio di vederne uno tra i migliori otto in Piemonte pare piuttosto concreto. Grazie al titolo centrato a Bastad, in Svezia, il figlio d'arte di quello che prima di lui era stato il miglior giocatore norvegese sta tenacemente puntando su Torino. Anche se fin qui, tutta la sua carriera o quasi è stata costruita sul mattone tritato: due trofei Futures su terra, un Challenger su terra, tre Atp 250 su terra.

E ancora, la miglior prestazione in uno Slam... su terra? No, e qui sta la minaccia, in fondo. Perché Ruud, che sul rosso si trova decisamente a proprio agio, in realtà ha il tennis per fare bene altrove, tanto che sono stati gli ottavi di finale agli Australian Open di quest'anno il suo momento più importante a livello Major. Se poi ci mettiamo pure un terzo turno agli Us Open (battuto da Matteo Berrettini), un'Atp Cup giocata da protagonista e un paio di vittorie su bombardieri come Bublik e Isner, allora ce n'è abbastanza per pensare a un futuro 'all surface'.

Ci crede lui, Casper, e ci crede il suo team. Con papà Christian (39 Atp come best ranking) in prima fila, ma con Toni Nadal e tutto lo staff dell'Academy di Manacor che ha fatto decollare la sua carriera nelle ultime due stagioni. Malgrado 'Zio Toni' sia ora impegnato in maniera più assidua con Felix Auger-Aliassime, non passa torneo che Ruud non lo ringrazi, che non dica quanto è tuttora importante per permettergli di esprimere il massimo del suo potenziale.

Del resto, Casper e Rafa un pochino si somigliano, fatte le debite proporzioni. E il Rafa di inizio carriera non aveva quella solidità fuori dalla terra che ha poi trovato lavorando duramente su quelli che erano i suoi difetti. Lo stesso sta cercando di fare il norvegese, a cui piace comandare col diritto ma che poi quando è pressato spesso va in affanno. Per questo, quando la superficie sotto i piedi diventa troppo veloce e il tempo per reagire si dimezza, allora c'è bisogno di quel qualcosa in più che al momento lo scandinavo ancora non ha.

Torino, in questo senso, potrebbe essere uno stimolo a fare un ultimo passo nella direzione del giocatore universale, espressione troppo spesso usata a sproposito ma che in questo caso potrebbe calzare a pennello per un Ruud nel pieno della maturità. Perché affidabile lo è sempre stato, il ragazzo emigrato in Spagna per imparare da Nadal, ma adesso dovrà cercare di scalare la montagna dei top 10 attraverso un lavoro tecnico importante.

Oggi Casper è numero 10 della Race, a un nulla da Aslan Karatsev e a un qualcosa in più da Hubert Hurkacz, l'ultimo attualmente dentro agli 8 che – se la stagione si chiudesse ora – si andrebbero a sfidare per il titolo di Maestro. Il settimo, che guarda caso è proprio Rafael Nadal, al momento è invece troppo più in alto per essere un obiettivo inquadrabile, ma allo stesso tempo per Ruud continua a essere il faro che illumina la strada.

Vero è che la stagione sulla terra è sostanzialmente agli sgoccioli, e da adesso in poi torneranno in scena i personaggi da veloce, ma chi usa questa motivazione per dare per spacciato Ruud potrebbe fare un grosso errore.

Intanto, anche sulla terra, Casper sta mostrando una crescita notevole, fatta di piccoli dettagli che a ogni torneo vanno a incastrarsi dentro a un meccanismo sempre più oliato. E se adesso, invece di adombrarsi, quando gli si nomina il papà lui si permette persino di scherzare in favore di telecamera (“Ormai l'ho superato in ogni settore”), allora significa che pure la testa è dove dovrebbe essere: sul percorso corretto per affrontare con serenità tutto quello che la carriera gli darà da qui in avanti. Arrivato giovane sul circuito, ma senza essere un fenomeno di precocità, Ruud ha disputato i suoi primi Slam nel 2018 trovando subito modo di farsi notare.

Ed è stato bravo (e intelligente) nel capire che il suo Paese di origine, per quanto meraviglioso, non gli avrebbe garantito la possibilità di fare quei progressi a cui lui legittimamente aspirava. L'approdo a Manacor da Oslo non è una passeggiata: cambia tutto, dal clima alle persone ai ritmi di vita. Eppure Casper si è calato nella nuova realtà senza un briciolo di incertezza. Se Toni e Rafael Nadal hanno creduto ciecamente su di lui, se hanno investito tempo e risorse per farlo crescere, una ragione evidentemente c'è.

La speranza di Ruud junior è che se ne possano accorgere presto anche quelli che in teoria, per caratteristiche, provenienza e adattamento al rapido, dovrebbero stare nettamente davanti a lui, e che invece oggi sentono il suo fiato sul collo.

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