Chiudi
A 30 anni, la canadese a Montreal ha raggiunto l'ottavo di finale più prestigioso in carriera. Numero 38 del mondo nel 2011, ha abbandonato il tennis dal 2013 al 2017 per depressione. "Ora è un nuovo capitolo" dice.
di Alessandro Mastroluca | 12 agosto 2021
Rebecca Marino non giocava a Montreal da dieci anni. Il suo ritorno segna una rinascita, il ritorno alla sua prima passione che, come indica l'origine della parola stessa, l'ha fatta anche tanto soffrire. Si sta riprendendo il suo tempo e il suo posto nel mondo a cui sente di appartenere, la trentenne canadese, che ha sconfitto la spagnola Paula Badosa 1-6 7-5 6-4. Nel più prestigioso ottavo di finale della sua carriera divisa in due, affronterà Aryna Sabalenka.
La bielorussa, testa di serie numero 1, si è trovata a due game dalla quarta eliminazione all'esordio nel 2021, ma ha vinto gli ultimi cinque game del match e completato il 7-6(4), 4-6, 6-4 contro l'ex Top 10 Sloane Stephens con il suo record di ace in una singola partita, 18.
Marino è esplosa nell'estate del 2010. Allo US Open di quell'anno mise in grande difficoltà Venus Williams che a fine partita ammise: “Ora so che vuol dire giocare contro di me”.
La sua prima finale a Memphis, nel 2011, sembrava un grande annuncio per tutto il tennis canadese. La federazione investì tanto su di lei, portandola perfino in “parata” su un carro a Toronto. Ma dietro l'ascesa, arrivata fino al best ranking di numero 38 sempre nel 2011, c'era ben altro.
Quando ancora la salute mentale degli atleti non era un problema di cui parlare apertamente, non c'erano ancora le Naomi Osaka e le Simone Biles a sdoganare il racconto del successo sportivo come risultato della sopportazione delle difficoltà, Marino ha convissuto per anni con la depressione.
I primi segnali di allarme sono cominciati quando ha lasciato il Canada a 13 anni, viaggiando per giocare i tornei giovanili. A 17 ha abbandonato la scuola, a 18 ha trascorso sei mesi in Svizzera per allenarsi. Prima di compiere vent'anni è tornata in Canada. Ma è andata a vivere a Montreal, nel Québec francofono, molto lontano come lingua e abitudini, da Vancouver dove è nata.
Gli attacchi degli scommettitori che puntavano su di lei e perdevano, l'hanno portata oltre l'orlo della crisi di nervi. Ha lasciato una prima volta il tennis nel 2012, arrivando a chiedere un posto di lavoro come cassiera in un forno e direttrice di sala in un ristorante. Ma il proprietario la conosceva, avevano giocato a tennis insieme anni prima, e non l'ha assunta perché in fondo sapeva che sarebbe tornata sul circuito.
E infatti è rientrata, ormai fuori dalle prime 500, pochi mesi dopo. Ha vinto un ITF 25 mila dollari in South Carolina, ma non è bastato. A Memphis, dove tutto era iniziato, a 22 anni ha dato al tennis un arrivederci. A quando, non lo sapeva ancora.
"Penso sia stata la decisione giusta" ha detto Marino questa settimana. "So che molte persone non hanno capito la mia scelta allora, ma sono fiera di averla presa. Fermarmi mi ha permesso di diventare una persona completamente diversa e di riscoprire l'amore e la passione per il tennis. E si vede da come sto giocando".
Dopo l'annuncio del ritiro, si è iscritta alla University of British Columbia per studiare letteratura inglese. E' entrata nella squadra femminile di canottaggio, lo sport in cui suo zio aveva vinto l'oro olimpico a Tokyo 1964.
Having the time of her life ??????
— Omnium Banque Nationale (@OBNmontreal) August 11, 2021
La Canadienne @beccamarino90 s'adresse à la foule et revient sur son match contre Badosa.#OBN21 pic.twitter.com/MdKvwBTlS4