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Nella stessa settimana del ritiro di Roger Federer, c'è stato un altro giocatore che ha deciso di dire basta con il tennis dei pro. Si chiama Noah Rubin, pure lui è stato un campione di Wimbledon (Under 18), ma è divenuto popolare nel mondo del tennis per un altro motivo, decisamente anomalo: un blog
18 ottobre 2022
Nella stessa settimana del ritiro di Roger Federer, c'è stato un altro giocatore che ha deciso di dire basta con il tennis dei pro. Si chiama Noah Rubin, pure lui è stato un campione di Wimbledon (ma a livello Juniores, nel 2014, battendo i connazionali Tiafoe, Fritz e – in finale – Kozlov) anche se poi in seguito non è riuscito a mantenere le attese dei tanti che in lui avevano visto il potenziale di un futuro protagonista del circuito.
Rubin, che ha soltanto 26 anni, chiude con un record personale in classifica di numero 125 (ottenuto nell'ottobre del 2018) e con quattro Challenger conquistati, tra 2015 e 2018. In tutto ha giocato sei tornei del Grande Slam, passando per due volte un turno, in entrambi i casi agli Australian Open di Melbourne. Ma è divenuto popolare nel mondo del tennis per un altro motivo, decisamente anomalo rispetto al resto dei colleghi: un blog.
Si chiama Behind the Racquet, e in poco tempo si è costruito una reputazione solida sia fra i giocatori, sia tra gli appassionati che lo seguono regolarmente: l'obiettivo è quello di raccontare, o meglio di far raccontare ai protagonisti del circuito, quello che normalmente al pubblico non arriva, ossia le difficoltà nell'approccio al tennis dei pro.
Nel lungo post di saluto, Rubin ha toccato tanti punti che gli stavano a cuore. Ecco la traduzione.
“La fine di un capitolo? Chi lo sa. Come molti sapranno, si è lentamente insinuato in me il dubbio se andare avanti o meno, fino ad arrivare a questa decisione. Considerato l'amore che ho per questo sport, è stato difficile accettare quanto poco senso avesse per me, adesso, il tennis professionistico. Tra vedere il gioco come un incubo o semplicemente voler mettere in scena uno spettacolo, questo newyorkese ebreo è stato semplicemente se stesso in campo. Ma questa era solo la metà della vicenda. Anche se l'idea del viaggio adesso mi fa venire un po' di nausea, viaggiare ha cambiato la mia vita. Ho visto posti incredibili, incontrato persone incredibilmente interessanti e credo di essere stato abbastanza fortunato da avere incrociare su entrambi durante i miei passaggi.
Da una parte ho giocato davanti a 15.000 australiani contro uno dei grandi del tennis, dall'altra ho vissuto una partita alle 22 a Poitiers, in Francia, dove solo il mio allenatore e un gatto francese mi hanno visto scendere in campo per conquistare 75 euro.
Non sono riuscito ad addormentarmi dopo aver conquistato il mio primo titolo Challenger (dalle qualificazioni e avendo salvato un match-point in finale), e ho pianto fino a quando mi sono addormentato una volta a Marbella, in Spagna, pensando davvero che tutto ciò per cui ho lavorato fosse stato inutile. Che avevo perso tutto.
Non posso dire di aver completamente chiuso la porta, non sono sicuro di cosa riserverà il domani. Per ora, per la mia felicità e stabilità, il meglio che posso dire è 'forse, in futuro vedremo'. Non è così facile sbarazzarsi di me. Sentirete ancora questo newyorkese schietto un po' dappertutto. Con racconti, linee di abbigliamento, club e un nuovo viaggio che sto intraprendendo, non mi prenderò pause. Difficile dire tutto a parole e, nonostante le mie lamentele, finirò con un semplice ringraziamento. Per tutti coloro che ne hanno fatto parte fino a questo punto, non importa per quanto tempo. Settimana dura per i più grandi del tennis di tutti i tempi, vero?
Prossima fermata…"
Nella parte che Rubin chiama 'racconto' è facile individuare proprio il blog, ormai divenuto parte integrante della sua vita. La sorpresa riguarda invece una seconda carriera sportiva, in una disciplina che deriva dal tennis e che sta diventanto molto popolare negli Stati Uniti, il pickleball. Rubin si è dato dunque a un altro tipo di racchetta, con l'obiettivo di ripetere la sua avventura sportiva ad alto livello in uno sport, il pickleball appunto, che ha attirato l'interesse di altri tennisti. Su tutti la ex numero 1 del mondo Kim Clijsters, che proprio pochi giorni fa ha twittato la notizia di aver raggiunto Tom Brady come proprietaria della Major League americana.
Tornando a Rubin, considerata la giovane età e le potenzialità mai del tutto espresse, non è da escludere un prossimo ritorno al primo amore, al tennis dunque. Ma nel suo addio al circuito c'è molto di quello che – intervista dopo intervista – il newyorchese ha raccontato attraverso il sito da lui ideato. Il primo a spiegare cosa si nascondeva dietro al mondo dorato dei top 100, peraltro era stato proprio lui, Rubin.
“Volevo che la gente potesse capire – spiegava – cosa è il mondo del tennis professionistico al di là di quella piccola parte che si vede in televisione. L'idea di deludere coloro che mi hanno aiutato nel mio percorso mi ha sempre accompagnato, l'idea di non poterli ripagare dei loro sforzi e del loro tempo mi ha tolto il sonno. Ho sempre viaggiato con questo pensiero, con questo obiettivo da raggiungere”. Adesso che si è liberato di questo peso, chissà che Noah possa sentirsi libero anche di ricominciare. Qualsiasi sia la racchetta, qualsiasi sia il futuro.