
Chiudi
Lo spagnolo, nel media day dello Slam, afferma: “I tornei sono più importanti dei giocatori, che con il passare del tempo sono sostituiti da altri che arrivano”. “Il tennis conta “zero” rispetto a quello che il mondo sta affrontando”
di Enzo Anderloni | 15 gennaio 2022
“Novak Djokovic è senza dubbio uno dei più gradi giocatori della storia. Ma non c’è un giocatore nella storia che sia più importante di un grande torneo. I giocatori sono protagonisti e poi col tempo se ne vanno e vengono sostituiti da altri giocatori. Nessuno è più importante del torneo, nemmeno Roger o Novak o io stesso o Bjorn Borg, che è stato straordinario nella sua epoca. Il tennis va avanti”.
Rafael Nadal non può sottrarsi alle domande sulla “Saga Djokovic” nel Media Day degli Open d’Australian 2022. Però si capisce che preferirebbe parlare d’altro, che le chiacchiere su questa vicenda ormai gli escono dalle orecchie e che, soprattutto, non sono questi secondo lui i veri problemi con cui i tennisti e il mondo si devono confrontare.
La sua posizione peraltro è stata chiara sin dall’inizio, quando aveva dichiarato che Djokovic sapeva che cosa avrebbe dovuto fare per evitare tutto questo e, avendo deciso di non farlo, dunque doveva accettarne le conseguenze.
“Gli Open d’Australia sono molto più importanti di qualunque giocatore. Se Djokovic alla fine giocherà, bene. Se non dovesse giocare saranno dei grandi Open d’Australia, con o senza di lui. Io la vedo così”.
Una visione chiara e semplice che si trasforma in una dichiarazione-sfogo del vincitore di 20 Slam, che ha la lucidità però di guardare le vicissitudini di questi giorni rimettendo le cose in un logico ordine di importanza:
“Penso che questa storia sia andata anche troppo avanti. Onestamente sono un po’ stufo perché credo che sarebbe importante parlare di tennis, del nostro sport. Abbiamo attraversato e stiamo indubbiamente attraversando tempi difficili in tutto il mondo con questa pandemia. Io penso che il tennis conti “zero” rispetto a quello che stiamo affrontando, il virus. Il tennis altro non è che uno sport che diverte e appassiona la gente. E per noi è il nostro lavoro. In termini assoluti però, nel mondo, non è una cosa importante”.
“Detto questo, in questi ultimi due anni abbia attraversato tanti momenti difficili, perché tanti giocatori non sapevano come tirar avanti durante la pandemia, con il fatto che i montepremi sono stati pesantemente tagliati. Noi abbiamo dovuto viaggiare con poche persone, senza poter avere con noi i nostri team, i nostri famigliari. E un sacco di gente in Europa come in America, dove si svolge la maggior parte dei tornei, sta vivendo grandi difficoltà”.
“Abbiamo dovuto stare chiusi nelle ‘bolle’. Tutto questo genere di difficoltà a un certo punto deve finire perché è molto difficile portare avanti un circuito nel quale i tornei perdono soldi e i giocatori vanno incontro anche a problemi mentali per l’insieme di tutte queste problematiche. Se esiste una soluzione, e la soluzione è il vaccino, questa è. Dobbiamo essere vaccinati e la situazione deve poter migliorare per il benessere di ciascuno e la salute del nostro sport. Lo ripeto: siamo qui per parlare di tennis. E ripeto anche questo: il tennis non è importante rispetto a quello che sta succedendo nel mondo, con quello che hanno sofferto milioni di persone. Parlare del nostro sport, che è il tema qui, è il modo per andare avanti”.
Qualcosa da aggiungere? Solo: grazie Rafa.