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Il tennis tutto piange insieme alla signora Nadal vedendo Rafa incapace di esprimersi da atleta superbo, l’unico che non deve mai rimpiangere una sconfitta
di Vincenzo Martucci | 18 gennaio 2023
Che pena cominciare la giornata con le tremende immagini del guerriero ideale del tennis così lento, passivo, quasi inerme, senza gambe, lui che ha sempre giocato a tennis in modo esemplare. Sorpresa: Rafa non aveva le ginocchia piegate come sempre, non era reattivo e velocissimo come un gatto, ma era anchilosato come un over 65 con l’artrite. Anche a noi, da amanti dello sport, da sinceri appassionati e tifosi dei valori più puri, è spuntata una lacrimuccia mentre sua moglie che gli ha appena dato il primogenito piangeva proprio, come i tantissimi “Nadaliani” che pullulano - giustamente - l’universo delle racchette.
Che pena nel vederlo afflitto, incapace di fare l’ennesimo miracolo, e comunque incapace di abiurare a se stesso e quindi comunque deciso ad andare avanti nel match malgrado gli evidenti segnali che gli davano il proprio corpo e l’affezionato clan nel suggerirgli ancora una volta di gettare la spugna e nel maledire quella sua straordinaria qualità, la testardaggine, che diventa anche il maggior difetto. Come già l’anno scorso a Wimbledon quando non si era ritirato pur di trovare la via di fuga ed avere la meglio su Taylor Fritz, anche se poi aveva dovuto rinunciare al match successivo, contro Kyrgios.
RISPETTO
“Nadal rispetta il pubblico e l’avversario” sentenzia Mats Wilander, ex campione oggi talent tv. “Perciò non si ritira e conclude il suo match”. Anche perché, un po’ per istinto, un po’ per abitudine e molto per esperienza vissuta, sa che deve provarci fino all’ultimo, nello spirito proprio del gioco inventato dal diavolo. E poi perché è viziato dalla sua straordinaria forza di volontà e quindi dalla resilienza e dalla capacità di sopportare i mille dolori dei suoi mille infortuni.
In fondo, al di là delle preoccupazioni per le sue giunture che ha così tanto vessato in vent’anni, è anche giusto così: il suo mito rimarrà intaccato, malgrado le sconfitte proprio perché nel suo caso sono state inevitabili, sofferte, senza rimpianti. E, soprattutto senza rimorsi. Cosa che nessun altro atleta può dire, al di là della grandezza dei risultati conseguiti.
DUTTILITA’
Lo abbiamo chiamato l’Extraterrestre dedicandogli anche un libro perché è stato il tennista che più si è evoluto, da difensore dal mastodontico diritto in top su un’unica superficie, la terra rossa, ad interprete completo di tutti i colpi e su tutte le superfici, capace di fare sempre la scelta tattica perfetta, la peggiore e la più inattesa per l’avversario. Lo abbiamo dato per finito più volte per via di infortuni che per i comuni mortali equivalgono direttamente al ritiro. Lo abbiamo salutato sempre volentieri al rientro trionfale e miracoloso, ricadendo tutte le volte nella trappola del ragionamento normale e stupendoci ancora una volta, subito dopo, per l’ennesima eclatante caduta e per l’ancora più stupefacente risalita contro i più forti avversari di ieri e di oggi.
Anche stavolta, dopo averlo visto così vinto, dopo i nuovi e continui forzati stop degli ultimi anni, verrebbe da parlare di ritiro, magari al Roland Garros di maggio dove si presenta da 14 volte vincitore della prova, il record più incredibile dello sport. Lì, come ha anticipato la bocca della verità Sasha Zverev raccogliendo i sussurri degli spogliatoi, il dio della terra rossa ammainerà per sempre la sua bandiera del coraggio come avrebbe forse fatto Roger Federer se avesse concretizzato i famosi match point contro Djokovic nella finale di Wimbledon 2019. Vedremo, chissà! Intanto lo ringraziamo per il suo esempio che i giovani dovrebbero raccogliere molto più di quello di un Kyrgios. Da formichina umile il mancino di Maiorca è diventato un gigante e resterà nella storia non solo del tennis e dello sport, ma anche oltre. Per l’uomo qualunque. Per i suoi giorni comuni che sono stati ravvivati dai miracoli di quel ragazzo senza paura.