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Gli addetti ai lavori più qualificati sono i primi ad applaudire la grande prestazione dello scozzese che è riuscito a battere in rimonta l’emergente più esplosivo del circuito usando la forza ritrovata ma soprattutto l’intelligenza, l’esperienza e persino la battuta "da sotto". Ora lo attende Zverev
di Enzo Anderloni | 12 ottobre 2021
Partire in vantaggio 3-0 nel primo set e poi subire la rimonta prepotente del ragazzino più esplosivo del circuito, quel Carlos Alcaraz che ha poco più della metà dei suoi anni: anche i tifosi più irriducibile di Andy Murray probabilmente hanno pensato che era stato bravo a sorprendere l’avversario in partenza ma che la vicenda finiva lì, su quel 7-5. C’era da difendere l’onore nella seconda partita, cercando di non farsi piallare, e andare a ritemprarsi velocemente sotto una bella doccia calda.
Ma Sir Andrew Barron Murray non è un campione come gli altri. Non è tanto l’anca artificiale, da uomo bionico, a fare la differenza. E’ quella materia grigia speciale che gli riempie il cranio, quel pensiero libero e quella volontà indomabile che lo rendono diverso da tutti gli altri. Un leader anche da n.121 del mondo. Uno che sa coltivare sogni sportivi diversi dagli altri, che non ha bisogno di inseguire record storici o nuovi guadagni per lavorare come un matto alla ricerca di una performance ideale. Gli basta la semplice idea che, siccome fisicamente si sente bene, non ha più dolore all’anca e giocare a tennis gli piace da morire, può ancora giocarsela alla pari (e provare a battere) i migliori. Come cercherà di fare di nuovo stanotte, opposto ad Alexander Zverev, n.4 del mondo, 10 anni più giovane di lui.
Una passione smisurata che scalda una testa fina, dicevamo, che ha subito interpretato il confronto con Carlito Alcaraz come una grande prova di quello che poteva ancora fare su un campo da tennis.
Lo spagnolo 18enne, n.38 del mondo, era stato il giocatore che più aveva impressionato agli Us Open: la sua partita vincente contro Stefanos Tsitsipas, secondo favorito del torneo, era stata una strepitosa dimostrazione di potenza, tecnica e personalità. Si era imposto dopo cinque set in cui aveva sovrastato il giovane giocatore forse più completo e prestante del circuito non per demerito del n.3 del mondo: solo meriti suoi. Carlos era stato più forte. “Non ho mai giocato contro uno che tira così forte” aveva ammesso il greco.
E allora che si fa? Bisogna mettere a frutto tutti gli allenamenti svolti sin da questa primavera, sin da quando aveva scelto di venire a Roma, agli Internazionali BNL d’Italia, anche se non poteva giocare il torneo: solo per potersi allenare con i colleghi di un certo rango (Novak Djokovic in primis) per fare qualche set e capire a che punto era del suo tentativo tornare a essere il se stesso che ha vinto 3 Slam, 14 Masters 1000, le Nitto ATP Finals, la Coppa Davis e, nel 2016, ha raggiunto la vetta delle classifiche.
Ha provato all’inizio a giocare a braccio libero, sul terreno dell’avversario: il primo set è andato come detto sopra. Poi ha messo in campo anche l’esperienza e la sapienza tattica. Ne sono usciti trucchetti da prestigiatore, come il servizio dal basso con cui ha fatto ace, chiudendo il suo turno di servizio che lo portava 2-1 nella seconda partita ma anche una conduzione di gioco da grande maestro.
This is the angle that streams never seem to pick up when it’s live because the cameraperson is so used to having a few extra seconds before panning up. One of the best underarms we’ve seen tbh, so short in the box, nice sidespin pic.twitter.com/ly2yp9UeMP
— Matthew Willis (@mattracquet) October 10, 2021
Come ha fatto notare Craig O’Shannessy, il grande tattico/statistico del circuito professionistico (oggi anche consulente della FIT), Murray ha mescolato le carte e impostato gli scambi, soprattutto sulla diagonale del rovescio, arretrando di un passo per trovare maggiore profondità e insieme rimbalzi più alti.
Alcaraz diventa ingiocabile quando la velocità sale e il rimbalzo è basso, all’altezza dell’anca. Con Murray a condurre gli scambi, piazzato dietro la linea di fondo, i piedi sulla grande scritta bianca “Indian Wells”, il 18enne di El Palmar, Murcia, da fenomeno qual è, è diventato un giocatore normale. E, giustamente, ancora inesperto quando si tratta di affrontare in battaglia uno dei più grandi combattenti dell’ultimo ventennio tennistico. Un Fab Four.
#Murray 5-7 6-3 2-1 v #Alcaraz
— Craig O'Shannessy (@BrainGameTennis) October 10, 2021
Andy setting up shop on the Indian Wells logo. That helps to raise the height of the rally and also slow it down. Two things that are confounding Carlos at the moment. A low, hard rally is what feeds the Spanish engine. Fascinating finish coming. pic.twitter.com/hfWCeHbVqW
E’ stata davvero battaglia, perché l’ultimo “quindici” si è chiuso dopo 3 ore e 3 minuti. Il punteggio dice però che, dopo il 5-7 iniziale, il secondo e il terzo set Murray li ha incamerati 6-3 6-2. E le statistiche registrano una sua superiorità in tutti i comparti del gioco: ha servito meglio, risposto meglio, chiuso punti a rete con una percentuale migliore. Alacaraz ha prevalso nel numero dei winners (40 contro 26) ma commettendo ben 43 errori non forzati contro i 29 dello scozzese. A dimostrazione che la tattica ha funzionato alla perfezione (su quelle palle un po’ più alte e meno veloci il ragazzino è diventato più falloso) e il fisico ha retto di fronte alla necessità di arginare quell’irruenza spagnola per più di tre ore.
Not sure how Andy will rate that win but I reckon that was his best effort since his surgery. Did it his way also from the baseline with patience and defense wearing down Alcaraz physically & mentally. Makes all the work worth every second. Well done AM ??
— Darren Cahill (@darren_cahill) October 10, 2021