
Chiudi
Dopo il primo titolo in stagione a San Jose (e quinto in assoluto per la 25enne russa) Daria Kasatkina ha festeggiatoquesta settimana anche il best ranking: n.9 al mondo. E non a caso il ritorno in top 10 arriva dopo la netta opposizione alla guerra in Ucraina e il coming out liberatorio che ha rivelato la sua love story con la pattinatrice Natalia Zabiiako
11 agosto 2022
Tra le tenniste più popolari di questa torrida estate, impossibile non annoverare Daria Kasatkina. E non solo perché la 25enne russa ha recentemente vinto il suo primo titolo stagionale al Mubadala Silicon Valley Classic a San Jose, in California, un successo che le ha garantito il ritorno in top 10 per la prima volta dal 2019. Ma anche perché la vittoria in rimonta sulla statunitense Shelby Rogers in finale è stata la sua 200esima in carriera nel Wta Tour. Un traguardo importante che Daria può festeggiare con il best ranking di numero 9 al mondo. “È sempre speciale vincere un titolo - ha raccontato dopo il successo - soprattutto se si considera l’elenco delle avversarie al via. Sento che questo torneo mi ha reso una giocatrice migliore”.
Il periodo non era certo dei più tranquilli per Daria. Il suo nome, infatti, è recentemente salito agli onori della cronaca dopo che la vincitrice del Roland Garros juniores 2014 ha fatto coming out durante un'intervista con lo youtuber Vitja Kravchenko, parlando apertamente del suo orientamento sessuale e della sua relazione con la pattinatrice Natalia Zabiiako, olimpionica, medaglia d’argento a Pyeongchang 2018. “Vivere in pace con se stessi - ha confessato lei in lacrime - è l’unica cosa che conta. Al diavolo tutti gli altri”.
Kasatkina story, la forza della sincerità
Un gesto di grande coraggio, quello compiuto a fine luglio, se si considera che in Russia l’omosessualità è ancora un tabù e che alla Duma di Stato - l’equivalente del nostro Parlamento - è da poco giunto un disegno di legge per proibire la propaganda gay in pubblico (l’omosessualità era considerata un crimine fino al 1993 e una malattia mentale fino al 1999). “Vivere nascosta - ha commentato l’attuale n.1 del tennis russo - non ha senso. Continuerai a pensarci fino a che non scegli di fare coming out. Anche se spetta a ognuno decidere come farlo e cosa dire”.
Già dopo aver pubblicamente condannato la guerra, la 25enne nativa di Togliatti (a proposito: chissà se Daria conosce la storia del politico italiano cui la città è stata intitolata poco dopo la sua morte) non sapeva se e quando avrebbe potuto tornare in patria, temendo ritorsioni. Per lei si era anche vociferato di un possibile cambio di nazionalità. Invece che preoccuparla, l’esternazione deve però averle dato serenità e vigore, una carica che evidentemente ha giovato al suo tennis visto il titolo conquistato in un torneo in cui aveva già raggiunto la finale lo scorso anno (meglio di lei a San Jose solo Serena Willams con i due successi datati 2011 e 2012).
Vivere nascosta non ha senso. Continuerai a pensarci fino a che non scegli di fare coming out (Daria Kasatkina)
Del resto, ancora giovanissima, per crescere tennisticamente Daria aveva già scelto di lasciare la madre patria dove aveva cominciato a tirare i primi colpi all’età di 6 anni seguendo le orme del fratello maggiore.
Dopo i primi successi e l’anno di grazia 2015 quando guadagnò 300 posizioni nel ranking chiudendo l’anno al n.72 - impresa che le valse anche il titolo di Rookie of the year della rivista Sports Illustrated - Togliatti era diventata una base troppo periferica e inadeguata.
Con la famiglia ha cercato una soluzione più comoda e soprattutto un coach di livello superiore. Daria non voleva trasferirsi in una grande città come Mosca, preferiva una piccolo centro in cui tutti i servizi fossero a portata di mano e non si dovesse perdere tempo nel traffico di una metropoli.
Così si è presentata alla corte di Vladimir Platenik, tecnico slovacco che in passato ha allenato Petrova e Cibulkova e che lavorava vicino a Bratislava, alla Empire Tennis Academy.
Tornando al presente, quello in California è il quinto titolo in carriera per la Kasatkina nel Wta Tour e il primo dopo la vittoria del 2021 a San Pietroburgo. Un successo importante, insomma, quella della giocatrice russa che arriva dopo una settimana in cui ha dovuto lottare, rimontando due volte da un set di svantaggio - così come ha fatto in finale - per sconfiggere prima la regina di Wimbledon Elena Rybakina e poi la n.6 Aryna Sabalenka.
Tre successi in rimonta che, come si è detto, testimoniano un focus tennistico e un benessere fisico invidiabile (nel 2022 ha vinto 13 dei 16 incontri in cui ha giocato il terzo set), senza dimenticare il match vinto in semifinale contro la n.3 del ranking Paula Badosa. “Mi piacciono queste battaglie. Certo, preferirei giocarne di più brevi, ma alla fine sono contenta della mia attitudine in queste rimonte. Sono una che non si arrende mai. Ed è questo che conta”.
Il successo di Kasatkina, in quella che si sta configurando come la sua migliore stagione in carriera, arriva dopo aver raggiunto due semifinali importanti sulla terra battuta a Roma e al Roland Garros, che la pongono al terzo posto per numero di vittorie nel 2022 con 32 successi (e 14 sconfitte), dietro solo alla n.1 Iga Swiatek e alla finalista di Wimbledon Ons Jabeur. Inoltre, dopo aver superato Coco Gauff, Daria è attualmente al numero 3 della Race.
Insomma, questo titolo, indipendentemente dal passo falso al primo tunro del Wta di Torontocontro Bianca Andreescu, lancia la 25enne russa tra le aspiranti alla corona degli Us Open - il torneo che l’ha fatta conoscere al grande pubblico quando da lucky loser appena 18enne riuscì a passare due turni.
Interpellata in proposito Daria però non si scompone: “Non si sa mai. Quando pensi di essere in gran forma, perdi subito. Poi arrivi a un torneo e pensi che uscirai al primo turno e invece ti ritrovi a giocare la finale. Non mi aspettavo di vincere San Jose e guarda cosa è successo. Andrà come andrà. Di sicuro farò del mio meglio”.