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Campioni internazionali

Fantasia e varietà, la "ricetta" di Karolina

Muchova ha dato ha dato un dispiacere enorme all'Australia tennistica eliminando "Ash" Barty dopo un inizio di partita tutt'altro che esaltante. Merito anche di un MTO chiamato al momento giusto? Chissà. Sta di fatto che la ceca è per la prima volta in una semifinale Slam

di | 17 febbraio 2021

Il dsaluto tra Ashleigh Bartuy e Karolina Muchova a fine match

Dieci minuti di time-out sono troppi e il famigerato MTO, il medical time-out va regolamentato al più presto perché è ancor più invasivo del coaching - peraltro continuo - dalla tribuna. E’ anche vero che le condizioni dell’estate australiana sono estreme, così come le bolle e le restrizioni del Covid. Quindi, in situazioni già eccezionali ci sta un break anche lungo, nell’opprimente caldo-umido di Melbourne che ha fatto vittime eccellenti nella storia degli Australian Open mettendo a rischio la salute delle atlete.

Sorprendente e memorabile rimarrà il modo in cui Karolina Muchova (27 del mondo) ha trasformato una quasi sconfitta, sull’1-6 1-2 e break sotto, in una vittoria per 1-6 6-3 6-2, rovesciando clamorosamente il match, eliminando la numero 1 della classifica, Ash Barty, qualificandosi alle semifinali. Com’ha fatto? Nessuna pillola magica: s’è sciolta, s’è scrollata di dosso la paura, ha liberato il braccio e ha semplicemente cominciato a giocare come sa. Ha tagliato radicalmente la durata degli scambi da fondo, ha cercato sistematicamente il punto, ha condito il tutto con la fantasia, la varietà e, soprattutto, la ricerca della rete. Tanto che, cosa inusuale a livello femminile, ha ottenuto 13 punti su 23 nei colpi al volo. Mentre la giocatrice di casa, la favorita Barty, impressionata e confusa da quel famoso time-out, ha inanellato 30 errori gratuiti. Smarrendosi totalmente. 

Karolina Muchova durante il Medical Time Out (foto Getty Images)

Per compiere un’impresa come quella di Muchova bisogna possedere tanta qualità, tecnica e fisica (le gambe di papà ex calciatore), e tanta fiducia dopo un ottimo percorso sul cemento di Melbourne Park, dove la morava ha superato un’ex campionessa Slam, Ostapenko, ha dominato la pericolosa Barthel, ha eliminato la numero 1 della sua Cecoslovacchia, la 6 del mondo Karolina Pliskova - ribadendo il successo di Wimbledon 2019 -, ed ha eliminato la sfida Mertens. Migliorando con questa semifinale i quarti dei Championships di due anni fa.

Così come, con questa rimonta di Melbourne 2021, migliora l’altra rimonta degli Us Open 2018, quando, da appena 202 WTA, aveva superato per la prima volta le qualificazioni in un Major, e poi aveva infilato due avversarie molto più quotate come Yastremska e Muguruza. 

Impressionando l’allora numero 12 del mondo, già regina di sue Slam con la violenta sterzata con cui reagisce dopo lo 0-5 iniziale. Sciorinando un repertorio di un altro tennis che si sviluppa in verticale, un gioco scintillante, fondato sul servizio solido e vario, e sul dritto-chiave, che si sviluppa con smorzate, rovesci slice, cambi di ritmo e discese a rete e si sublima con addirittura 37 serve & volley.

Allora l’aveva fermata proprio Ash Barty, l’avversaria di ieri nei quarti degli Australian Open. Anche se Karolina era balzata perentoriamente alla ribalta, conquistando ammiratori Doc come l’attrice comica Rebel Wilson, con cui avrebbe postato molto foto insieme anche successivamente.

Nel 2019, Muchova ha espresso un altro acuto, con aiutino della fortuna. Ha esordio positivamente in nazionale, convincendo il capitano Pala e anche Lucie Safarova che salutava la scena. La quale, per premiarne i progressi, le ha ceduto la propria wild card per il successivo torneo WTA di Praga e l’ha poi applaudita nella corsa fino alla finale. Quando Muchova ha sfoggiato una delle armi preferito, la smorzata, con una serie insistita e vincente con cui ha superato Pera, arrendendosi infine a Teichman.

Per poi conquistare il primo titolo, a Seul, e quindi esaltarsi a Wimbledon, battendo Kontaveit e Pliskova. Quando, da 68 del mondo, ha battuto la prima top ten, appunto la connazionale, allora 3, dopo tre ore e un quarto, per 13-11 al terzo set.

Karolina Muchova (foto Getty Images)

Karolina Muchova esulta (foto Getty Images)

I suoi limiti? Il rovescio non è così solido, accusa spesso alti e bassi, si innamora un po’ del colpo ad effetto, invece di andare al sodo. Come nel 2019, sulla strada della finale di Praga, quando ha superato nel primo e unico confronto Jennifer Brady, avversaria ora in semifinale a Melbourne, dando spettacolo sulla terra rossa ma offrendosi anche a clamorosi errori.

Questa è, del resto, l’altra faccia del suo stile diverso, che poi è antico, figlio della premiata scuola del tennis classico dell’ex Cecoslovacchia, che parte da Martina Navratilova, passa per Elena Sukova, Jana Novotna, Hana Mandlikova, e quindi arriva alle moderne Kvitova, Pliskova, Vondrousova, Strycova, per citare le più note. Protagoniste che hanno caratterizzato ben 11 tronfi di Federation Cup fra il 1975 e il 2018. 

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