-
Campioni internazionali

L’erba di Jack: la nuova speranza del tennis britannico

Papà Roger ha guidato uno dei periodi più floridi nella storia della Federtennis britannica, e oggi il 19enne Jack Draper punta a fare lo stesso sul campo. Ha agguantato i quarti al Queen’s battendo Sinner e Bublik, si è guadagnato una wild card per Wimbledon e ha un tennis che sull’erba funziona a meraviglia. È lui il futuro del tennis britannico?

17 giugno 2021

Il suo volto era già finito sui giornali britannici tre anni fa, quando mentre sul Centre Court Kevin Anderson e John Isner si davano battaglia in una semifinale-sparatoria di 6 ore e 36 minuti, lui vinceva sul Campo 3 il match più lungo nella storia di Wimbledon juniores, spuntandola per 7-6 6-7 19/17 in semifinale contro il colombiano Nicolas Mejia, dopo 4 ore e 24 minuti. Ma stavolta l’attenzione nei confronti di Jack Draper vale molto di più, anche se l’erba non è quella dei Championships. Perché il fascino sarà minore ma l’importanza è ben altra, visto che al Queen’s Club si gioca il tennis dei grandi, un mondo che fino a qualche tempo fa il 19enne mancino londinese aveva solo assaggiato.

Nell’ATP 500 della sua città, invece, ci si è buttato a pieno e sta dimostrando di poterci stare, dopo aver agguantato i quarti di finale con due vittorie di qualità contro Jannik Sinner e Aleksandr Bublik. “Da piccolo – ha detto Draper – venivo a vedere il torneo e a tifare per Murray. Ricordo di avere una foto col trofeo, avevo otto anni ed era quasi più grande di me. I risultati ottenuti qui dai giocatori britannici sono stati una fonte d’ispirazione, ed aver raggiunto i quarti qui, per me, è davvero un grande risultato”.

E pensare che il suo unico precedente nel Tour maggiore Draper l’aveva finito in barella, portato fuori dal campo a Miami dopo essere collassato sul finire del primo set a causa di caldo e umidità. Stavolta, invece, è andata decisamente meglio: all’esordio nel club della Regina il tennista inglese ha fatto fuori Sinner, coetaneo e modello da seguire per tutti i nati nel 2001, rimontando da 0-4 nel primo set e poi giocando meglio tutti i punti importanti, fino a spuntarla per 7-6 7-6. “Chi affronterò al prossimo turno? Non ne ho idea, credevo di non avere mezza chance di battere Sinner”, ha detto dopo il successo. Invece ce l’ha fatta e non si è accontentato, visto che due giorni più tardi ha riservato lo stesso trattamento a Bublik: ancora due tie-break, entrambi vinti, e ancora contro un avversario che sulla carta partiva nettamente favorito.

Invece al derby nei quarti di finale contro Cameron Norrie ci è arrivato lui, che è il teenager più interessante del tennis britannico ma sin qui aveva poca esperienza persino a livello Challenger, con un best ranking ancora fermo al numero 283 ATP. Sarà almeno 250 da lunedì prossimo, ma soprattutto è diventato il più giovane britannico a raggiungere i quarti di finale a livello ATP da Andy Murray, che ci riuscì la prima volta quindici anni fa.

Ma il legame con Murray – che a sua volta le sue prime partite nel Tour nel vinse al Queen’s, nel 2005 – è molto più esteso: i due sono buoni amici, Draper era uno dei pochi invitati alla prima del film “Resurfacing” che racconta la rinascita di Andy dopo l’infortunio all’anca, ed è cresciuto ammirandolo. “E non soltanto perché è britannico – ha precisato – ma per ciò che ha saputo fare. Nel 2013 avevo i biglietti per la finale di Wimbledon: lui arrivava dalla sconfitta dell’anno precedente, ma dopo il titolo alle Olimpiadi e con una pressione enorme sulle spalle. Per noi giovani la sua capacità di vincere quel torneo è stata davvero un’ispirazione enorme”.

Al titolo di Wimbledon lui ci sarebbe andato vicino – fra gli juniores – cinque anni dopo, perdendo in finale dal taiwanese Tseng, ma quest’anno potrà provarci per la prima volta fra i grandi, visto che insieme a quello del suo idolo Murray, nell’elenco le wild card annunciate dalla LTA c’è anche il suo nome. Sarà il suo debutto ai Championships, e il suo primo Slam. “Per un britannico – ha detto – avere la possibilità di giocare all’All England Club è qualcosa di speciale. Sono davvero fiero di avere un posto nel tabellone principale, e sarà la mia prima volta in un match di cinque set. Una bella sfida. Spero solamente di riuscire a esprimere lo stesso livello che sto mostrando qui”.

Dovesse farcela, avrebbe sicuramente chance di vincere qualche partita, perché il suo tennis mancino si adatta perfettamente all’erba e buona parte dei suoi 127 potenziali avversari non ha la sua stessa dimestichezza coi prati. Lui invece se la porta da casa, addirittura da prima che impugnasse la racchetta e l’erba era quella dei campi di calcio. “Giocavo benino – ha raccontato –, e mi piaceva l’aspetto sociale del calcio, la possibilità di giocare in una squadra. Però devo ammettere che sono sempre stato un individualista, e anche se la scelta non è stata per niente facile credo di aver perso la direzione giusta. Sentivo che il mio amore per il tennis fosse superiore a quello per il pallone”.

Nella vita di Draper la racchetta c’è sempre stata:  la madre Nicky fa l’insegnante, il fratello Ben gioca per la squadra dell’Università della California (dove studia al college), mentre papà Roger è stato una figura di spicco della Federtennis britannica (LTA), da lui guidata dal 2006 al 2013. Nella storia della Lawn Tennis Association è stato uno dei periodi più floridi, col primo successo di Murray a Wimbledon – 77 anni dopo Fred Perry – che ha chiuso un ciclo fatto di grandi risultati sia dal punto di vista economico sia da quello sportivo.

Con Draper senior in regia, la LTA ha raddoppiato i fatturati, ha chiuso importantissime partnership commerciali, ha moltiplicato per cinque il numero di giovani impegnati col tennis e lanciato un programma per la formazione degli juniores strutturato con grandissima attenzione. È anche grazie a quel progetto che Jack ha trovato i mezzi per emergere, e oggi punta a ricalcare le orme di Murray.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti