-
Campioni internazionali

Occhio a Etcheverry, l'argentino con l'Italia come terra promessa

Tomas Martin, 22 anni da La Plata, è uno dei più promettenti della nuova generazione di sudamericani. Proprio nel circuito Challenger italiano, da maggio ad agosto, ha ottenuto una serie di risultati capaci di farlo volare in classifica, ben dentro ai top 100 della Race

di | 10 agosto 2021

Che l'Italia, per lui, potesse essere una specie di terra promessa, Tomas Martin Etcheverry deve averlo capito già qualche tempo fa. Non aveva ancora 20 anni, l'argentino, quando decise di allenarsi per alcuni mesi a Foligno, insieme a coach Fabio Gorietti.

Nello stesso periodo, il coach umbro seguiva pure Gianluigi Quinzi, con l'azzurro e il sudamericano che facevano sostanzialmente coppia fissa durante gli allenamenti. Di più: a volte accadeva pure che uno facesse il motivatore dell'altro, dando persino delle indicazioni sugli errori fatti e su come correggerli.

“Un modo – spiegava all'epoca Gorietti – per permettere loro di capire meglio i dettagli su cui lavorare. Un modo per guardare con maggiore attenzione a se stessi, attraverso il lavoro del compagno di allenamento”. Oggi Etcheverry è seguito dall'ex pro Carlos Berlocq, ma all'Italia sta comunque chiedendo molto, peraltro ottenendo in cambio delle risposte importanti. 

La lista dei risultati ottenuti nei Challenger di casa nostra da maggio ad agosto è impressionante: doppia semifinale nei due appuntamenti di Biella (nel primo, partendo dalle qualificazioni), altra semi a Forlì, titolo a Perugia (il primo in carriera nella categoria), semifinale a Todi, nuovo titolo a Trieste, finale a Cordenons. In totale, 28 partite vinte su 33 disputate e una classifica che è decollata: dal numero 229 al 140 attuale, nel giro di soli tre mesi.

I top 100, a questo punto, sembrano solo una questione di tempo. Non più un'ipotesi lontana ma un obiettivo concreto realizzare a breve. Ma come gioca, Etcheverry? È un classico prodotto della scuola argentina, un combattente senza paura di correre ma con qualche arma in più nel repertorio: un servizio incisivo (ancorché non continuo) e un diritto che fa molto male, tanto che sono stati parecchi, in questi mesi, a subire la sua pressione da fondo.

Nemmeno quando deve difendere, Tomas Martin va in affanno, nonostante i 196 centimetri che hanno suggerito a qualcuno di ribattezzarlo 'La Torre di La Plata'. Tuttavia è nell'essere propositivo che trova il vero feeling con la partita, è nel coraggio di picchiare forte che risiede la svolta impressa alla carriera nelle ultime settimane.

“Cercavo qualcuno - spiega - che non solo fosse un buon coach, ma con cui mi potessi sentire a mio agio fuori dal campo. Sono ancora all'inizio della carriera, devo lavorare tanto e restare sereno è fondamentale”. Il sodalizio con Berlocq, un altro che da professionista non aveva nessuna paura di lavorare, sembra dunque quello ideale per raggiungere i traguardi alla portata dell'argentino più promettente tra quelli che oggi stanno tentando la scalata.

Il rovescio di Tomas Martin Etcheverry (foto FB EuroSporting)

“Giocare i Challenger – continua il 22enne albiceleste – significa cambiare nettamente livello rispetto agli Itf o al mondo degli Juniores (dove pure è stato a ridosso dei top 10, ndr). Non è facile adattarsi immediatamente, serve tempo, ma oggi sono convinto che quello che stiamo facendo sia davvero un buon lavoro. So di essere sulla strada giusta per arrivare dove voglio”.

Non ha un carattere semplice, Etcheverry, perché pretende molto da se stesso, ma si è calato perfettamente nella parte del lavoratore. “Quando sono nervoso, cerco di muovermi molto, cerco di liberare l'energia rimanendo attivo. Ma continuo a giocare come stavo facendo, come credo sia meglio fare per la partita in corso. Il talento? Per me è la parte naturale di un giocatore: significa fare facilmente qualcosa che per altri costa sacrificio. Ma non è detto che si parli solo di tecnica”.

Per continuare a fare progressi, nel frattempo, l'argentino non perde tempo e investe sul team. “Nel mio staff c'è anche un nutrizionista, cerco di non lasciare niente al caso. Inoltre ci tengo che il gruppo che lavora con me abbia già esperienza ad alto livello. Questa è la prima dote che cerco. Sono un perfezionista, sì. Però bisogna accettare il fatto che i momenti in cui ti senti davvero davvero a posto sono pochissimi, qualche giorno durante l'anno. Nel resto dei casi, devi fare i conti con ciò che hai”.

Tornando agli obiettivi, uno è già raggiunto. Ma quelli veri sono ancora top secret. “Ora l'obiettivo di questo 2021, che era entrare nei 150, è già in archivio. Ma questo sistema di classifica congelata, che in verità non ho del tutto capito, ha reso tutto più complicato. Quando torneremo alla normalità, sarà tutto più chiaro”. Per capire, in fondo, basta dare un'occhiata alla Race, dove Tomas occupa la posizione numero 72, con 435 punti. È già il quinto degli argentini, ma anche in questo caso è una posizione destinata a stargli stretta.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti