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"Djokovic scatena i no-vax: è un rischio"

Secondo il ministro per l'immigrazione, lasciare Djokovic in Australia può aumentare cortei e manifestazioni contro i vaccini e far crescere il consenso verso le loro posizioni. Questo emerge dall'affidavit presentato dai legali del serbo alla Federal Court. Oggi si è tenuta un'udienza preliminare, il caso sarò discusso domenica.

di | 15 gennaio 2022

"Liberate Novak Djokovic, "fatelo giocare". Sono alcuni degli slogan scanditi da un gruppo di circa duecento persone riunite all'esterno della Rod Laver Arena a Melbourne Park, il campo principale dell'Australian Open. Si tratta di un gruppo di manifestanti contrari ai vaccini, che hanno sfilato ogni settimana per le strade di Melbourne e avevano già programmato per oggi una marcia di protesta verso la vaccinazione ai bambini. La manifestazione di oggi, si legge su West Australian Today, è più contenuta rispetto ad altre omologhe dei mesi scorsi che avevano coinvolto fino a 20 mila persone.

DJOKOVIC, VISTO ANCORA REVOCATO: GLI SCENARI

E' proprio il timore che manifestazioni come questa si allarghino che ha convinto il ministro dell'immigrazione Alex Hawke a revocare per una seconda volta il visto a Novak Djokovic.

Nell'udienza preliminare di questa mattina alla Federal Court, i legali del governo hanno spiegato che, secondo Hawke, "la presenza di Djokovic può portare ad aumentare il sentimento anti-vaccini nella comunità australiana, e i disordini come sperimentato in passato con cortei e manifestazioni di protesta che potrebbero a loro volta diventare una fonte di trasmissione del virus".

Come si legge nell'affidavit presentato dagli avvocati di Djokovic, e pubblicato online, Hawke ritiene che consentire al serbo di giocare l'Australian Open possa comportare almeno uno di questi rischi:

  • "Incrementare il favore alle posizioni contrarie ai vaccini, facendo sì che più persone rifiutino di vaccinarsi o di ricevere la dose booster"
  • "Rinforzare le posizioni di una minoranza di australiani che rimane non vaccinata e a rischio di contrarre il COVID-19”
  • "Aumentare il numero di persone che decidono di non ricevere la dose booster e/o di non vaccinati che manifestino sintomi gravi e/o contagino altri, e/o aumentare la pressione sul sistema sanitario nazionale".

Dal punto di vista individuale, riconosce Hawke, pur non essendo vaccinato Djokovic "in sé costituisce un rischio trascurabile" per la salute pubblica.

La difesa di Djokovic

Nelle 268 pagine di documenti presentati dallo studio legale Hall & Wilcox, gli avvocati di Djokovic contestano le convinzioni del ministro. "In Australia e all'estero, tanto vogliono che Djokovic resti in Australia e giochi l'Australian Open 2022" si legge, con riferimento anche a un sondaggio online delle principali testate nazionali, The Age and Sydney Morning Herald. Il 60% di chi ha risposto al sondaggio, pubblicato questa settimana, era favorevole alla sua presenza a Melbourne. Inoltre, si legge, oltre 83 mila persone hanno firmato una petizione online di supporto a Djokovic.

I legali del serbo elencano anche una serie di conseguenze "contrarie al pubblico interesse" del secondo tentativo di revoca del visto al numero uno del mondo. "Primo, l'azione potrebbe influenzare negativamente la reputazione globale dell'Australia e mettere in discussione i principi e le politiche per la sicurezza al confine e dunque la legge nazionale più in generale.

"Secondo, pregiudicherebbe gli interessi economici australiani e metterebbe a rischio la possibilità che l'Australia continui a ospitare questo prestigioso evento sportivo internazionale.

"Terzo, darebbe l'impressione di un processo decisionale politicamente motivato".

Tre giudici per l'appello

 Novak Djokovic tornerà nel centro di detenzione per migranti in attesa che il suo appello contro la seconda cancellazione del suo visto da parte dell'Australia venga esaminato in tribunale alle 9.30 di domani. Lo rendono noto i media australian

Il giudice capo federale James Allsop ha annunciato che avrebbe ascoltato il caso insieme con David O'Callaghan e Anthony Besanko. La presenza di tre giudici per ascoltare l'appello invece di un giudice unico eleva l'importanza del caso dal punto di vista della magistratura e significa che il verdetto difficilmente potrà essere essere ancora impugnato.

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