Nella conferenza stampa pre-US Open, il numero 1 del mondo ha raccontato la vigilia di questo Slam in cui insegue la storia. E delle assenze di Rafa Nadal e Roger Federer
di Alessandro Mastroluca | 28 agosto 2021
Novak Djokovic ha una "stella polare" a New York. E' la storia che chiama, il sogno del major numero 21 e del Grande Slam, impresa riuscita solo due volte e mai dopo il bis di Rod Laver nel 1969. Il numero 1 del mondo avrà addosso gli occhi del mondo. Tutti lo osservano, in assenza di Roger Federer e Rafa Nadal. E' l'uomo al vertice, l'unico Fab Three in tabellone. Uno contro tutti.
"So di avere una grande opportunità a New York, qui ho sempre giocato bene. [L'Arthur Ashe Stadium] è il campo più divertente che c'è, e tornerà anche il pubblico - ha detto Djokovic -. Sono motivato, ma devo pensare una palla alla volta. Ho imparato a bilanciare le cose dal punto di vista mentale, sento che ci sono grandi aspettative, che tanta gente guarderà le mie partite aspettandosi di vedermi lottare per il titolo".
Il viaggio a New York del serbo, che non gioca dalla finale per il bronzo persa ai Giochi olimpici di Tokyo, inizierà contro Holger Rune, il teenager danese che ha già mostrato un tennis promettente e un temperamento spigoloso con cui si è allenato per qualche giorno a Montecarlo.
Djokovic, che inizierà lunedì la sua 336ma settimana da numero 1 del mondo, ha un bilancio di 75 vittorie e 12 sconfitte allo US Open. Nel suo percorso a New York, potrebbe ritrovare ai quarti di finale Matteo Berrettini, che ha sconfitto nella finale di Wimbledon storica per il numero 1 azzurro. Potrebbe diventare uno degli step decisivi per diventare il primo uomo a completare il Grande Slam dopo la leggenda australiana Rod Laver nel 1969.
"Non ho ancora parlato con lui della mia posizione, ma cercherò di farlo - ha spiegato il serbo -. Quando gioco in Australia, parliamo sempre. E' uno dei grandissimi di questo sport, lo rispetto e lo ammiro. Gli chiederò magari qualche consiglio. Spero possa dirmi qualcosa che mi sia di aiuto".
Sarà un'edizione evidentemente particolare per Djokovic e per gli sfidanti più giovani: i vari Medvedev, Tsitsipas, Zverev sanno infatti che, in teoria, dovranno battere solo uno dei Fab Three per vincere il titolo. Oltre a Federer e Nadal, nel torneo maschile mancheranno anche il campione in carica Dominic Thiem che tornerà nel 2021 e Stan Wawrinka.

Djokovic si lancia verso il Grand Slam
"Non vorresti mai vedere grandi campioni come loro saltare uno dei più grandi tornei del mondo. Lo dico perché non solo soltanto un loro rivale, sono anche un tifoso di tennis. E' nell'interesse di tutti noi che ci siano, perché attirano più attenzione, perché più persone vogliono guardare il tennis se ci sono anche loro in campo" ha detto Djokovic.
Il serbo non può negare che il tempo passa per tutti, anche per lui, per Roger, Rafa, Serena e Venus Williams assenti nel torneo femminile. I migliori rappresentanti delle generazioni più giovani, ha aggiunto, "possono giocare più tornei in una stagione. Noi invece dobbiamo essere più selettivi".
Djokovic fa riferimento anche al suo infortunio al gomito, e commenta quelli che potrebbero essere gli effetti del problema al piede di Nadal, la sindrome di Muller-Weiss di cui soffre dal 2005, e delle ripetute operazioni al ginocchio di Federer.
"Quando un infortunio diventa cronico - ha detto -, allora diventa un problema per la tua carriera ma anche per la tua vita dopo il tennis. Da padre, voglio poter giocare a pallone con i miei figli senza preoccuparmi delle conseguenze a lungo termine, poi ovviamente tutto è possibile. A volte, però, andiamo contro i messaggi e i segnali che il nostro corpo ci manda. Superare il dolore è parte del gioco, ma devi trovare un equilibrio che funziona bene per te".
In ogni caso, l'ispirazione a giocare il suo tennis migliore non gli manca. "Non voglio dire che per me è adesso o mai più, penso che avrò altre occasioni per vincere Slam. Non so se ne avrò altre per completare il Grande Slam, questo sì, è un'occasione unica. Però non voglio mettermi addosso ulteriore pressione rispetto a quella che mi metto da solo e a quella che sento dalle persone intorno a me. Anche se, lo ripeto, la pressione è un privilegio. Viviamo per trovarci nella posizione unica di vincere gli Slam e fare la storia".