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Campioni internazionali

Hugo Dellien, l'ambasciatore Unicef che lotta in campo e fuori

Il boliviano, protagonista del ritrovato Challenger di San Marino, è uscito dai top 100 dopo alcuni mesi non positivi, ma continua a farsi notare per il suo impegno extra tennistico. E alle Olimpiadi, dopo aver perso con Djokovic al primo turno, ha voluto la sua maglietta come ricordo

17 agosto 2021

Ai Giochi Olimpici di Tokyo, quando è stato sorteggiato il tabellone, ha dichiarato di essere stato 'fortunato' perché un'occasione così la stava aspettando da tutta una vita. Solo che Hugo Dellien, secondo miglior giocatore boliviano di sempre, aveva avuto in sorte al primo turno Novak Djokovic, numero 1 del mondo e strafavorito per il torneo che poi avrebbe invece chiuso con una grande delusione.

Il sudamericano non era diventato improvvisamente pazzo, semplicemente non vedeva l'ora di poter affrontare l'avversario più prestigioso in quello che lui vedeva come il palcoscenico più importante, quello in cui poter rappresentare le sorti di un Paese non proprio abituato ai successi sportivi, men che meno nel tennis.

Alla fine di quel match, vinto da Djokovic in due set, il buon Hugo ha pensato di chiedere a Nole un piccolo omaggio, un souvenir per ricordare quell'esperienza in maniera ancora più profonda: la sua maglietta. E quella risposta semplice e immediata, 'okay', ha donato al boliviano un sorriso che si è inserito fra le immagini più belle del torneo olimpico, al termine di un match altrimenti abbastanza povero di contenuti.

L'episodio racconta bene il personaggio Dellien, ragazzo semplice e dotato di tanta pazienza, che però soltanto pochi anni fa aveva riposto nel cassetto le sue ambizioni di diventare un top 100. L'impresa, invece, gli è riuscita per la prima volta nel luglio 2018, dopo varie stagioni a lottare nelle retrovie e a chiedersi se fosse giusto continuare a crederci. Poi, nel corso del 2019, è arrivato pure qualcosa in più di una toccata e fuga: dal 25 febbraio di quell'anno al mese di agosto del 2020, solo per una settimana Hugo si è trovato fuori dall'élite.

E nel frattempo si è tolto soddisfazioni importanti, come sette apparizioni Slam (e due secondi turni), un paio di titoli Challenger e alcuni scalpi di valore: Seppi, Simon e Cecchinato su tutti. Con un set tolto a top player quali Zverev, Tsitsipas e Medvedev, quest'ultimo messo in crisi addirittura sul cemento, non proprio la superficie ideale per un terraiolo come il boliviano.

Se, sportivamente parlando, il suo periodo più duro è arrivato a cavallo fra 2015 e 2016 (quando per qualche mese smise persino di frequentare il Tour e di allenarsi), umanamente è stato il 2020 a metterlo a dura prova.

Stava per diventare papà, Hugo, e proprio in quel momento il Covid ha voluto interferire nella sua storia, come del resto ha messo lo zampino in tante altre storie in ogni angolo del mondo. Così il boliviano non ha potuto assistere al parto della moglie Camila (a sua volta ex giocatrice), e la loro Mila è nata quando lui era confinato in Bolivia, senza poter fare rotta sul Paraguay, dove sarebbe volato solo un paio di mesi più tardi, previa quarantena.

Risolta la questione famigliare, Hugo si è poi dedicato a qualcosa che potesse aiutare un vasto numero di persone, avviando una raccolta fondi destinata proprio a chi, nel suo Paese, era stato particolarmente colpito dalla pandemia. Sempre per la sua Bolivia, è anche diventato ambasciatore dell'Unicef.

Oggi Dellien è tornato fuori dai top 100, complice un 2021 abbastanza complicato, fatto di pochi alti e molti bassi: nella Race è 158, dunque anche quando la classifica verrà decongelata non avrà molto di che guadagnare, anzi. Dal ritrovato Challenger di San Marino, tuttavia, la scorsa settimana il boliviano sperava di rilanciarsi per una seconda parte dell'anno all'altezza delle sue aspettative (invece si è fermato in semifinale contro il brasiliano Luz), divenute improvvisamente alte quando ha visto che nemmeno i grandi erano totalmente fuori dalla sua portata.

Il primato boliviano di Mario Martinez, che risale agli anni Ottanta (numero 35 come record personale), per adesso non è in pericolo. Ma sotto sotto c'è da credere che Hugo creda fermamente di poter fare meglio del connazionale. In fondo ha 28 anni, che oggi sono l'età della maturità. Ha messo via sufficiente denaro (un milione e passa di dollari in montepremi, ma le sponsorizzazioni non gli sono mancate) per dare un futuro tranquillo alla sua famiglia.

E allora adesso può davvero concentrarsi soltanto sul tennis, sui miglioramenti ancora da fare, su una continuità che non è mai stata il suo forte, malgrado si parli di un paziente terraiolo. Dal Titano non è rinato un campione, ma continua il sogno di un ragazzo che si impegna tanto, in campo quanto fuori, e che certamente potrà diventare un esempio per tanti che a un certo punto della loro carriera hanno pensato di non potercela fare. 

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