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Zhizhen Zhang, dalle qualificazioni ai quarti dell’ATP di Napoli, abbatte un muro storico. Ma lui e l’amico Yibing Wu già sentono sul collo il fiato di “Jerry” Shang, 17 anni, l’idolo dei giovanissimi
di Enzo Anderloni | 21 ottobre 2022
Le cose cambiano. Zhizhen Zhang ha risolto da sé i problemi di pronuncia e i dubbi fra nome e cognome, autochiamandosi “ZZZ”: “E’ più facile da dire per gli stranieri, Triple-Zed suona figo, e io adoro dormire. Così ZZZ è perfetto”. Al torneo di Napoli, il 26enne di Shanghai sfata più tabù a cominciare dal suo 1.93 d’altezza con servizio competitivo, esalta il suo immenso paese da figlio del popolo che dimostra di essere forte come gli occidentali superando le due turni di qualificazioni, salvando 5 set point importantissimi nel secondo set del primo turno e imponendosi per 6-4 7-6 a Fucsovics, e poi sconfiggendo Sebastian Baez, qualificandosi ai quarti e diventando il primo cinese fra i top 100 dell’ATP Tour, per ora solo nel Pepperstone ATP Ranking Live (quello che si aggiorna alla fine di ogni match) dove è n.97, da lunedì (salvo imperscrutabili intrecci del destino aritmetico) nella classifica ufficiale.
Sulla scia degli ottimi risultati nei Challenger di quest’anno, con la doppia finale a Luedenscheid e Trieste (persa contro Passaro) e quindi il primo titolo di categoria stagionale, terzo in carriera, a Cordenons (a spese di Vavassori). Dopo aver fatto la storia l’anno scorso da primo cinese in tabellone in uno Slam dopo 62 anni, dopo Chu Chen Hau e Mei Fu nel ’59.
ZZZ è partito dalle qualificazioni, e ha doppiato l’impresa agli US Open di agosto, insieme a Wu Yibing (al primo tentativo), campione junior del torneo e numero 1 under 18 del 2017. “Più che un compagno, un fratello minore”, dice Zhang parlando del connazionale di 3 anni più giovane, col quale fa coppia fissa nei tornei, che è volato dal numero 1869 del mondo di marzo al 115, dopo aver smaltito una lunga serie di infortuni: gomito, schiena, spalle e polso, fino a all’operazione al gomito che s’è aggiunta al lockdown per Covid.
NIENTE SCUSE
“Una delle cose che ci unisce è il rifiuto alle scuse. Anche il Covid è stato duro, ci ha fatto perdere le sensazioni ma ci è stato anche utile perché in quella lunga pausa ci siamo allenati forte e abbiamo fortificato il fisico, oltre al tennis”, racconta ZZZ. “Io non parlo troppo dei dettagli degli infortuni, tutti giocano con qualche dolorino, non sono l’unico, e la forza mentale che devi avere per superare il dolore fa parte del gioco”, sottolinea Wu.
Nessun alibi con le donne, le straordinarie pioniere, Li Na e Peng Shuai, che restano lontanissime come record in classifica e negli Slam, con la prima che è arrivata addirittura al numero 2 di singolare e ha vinto due Slam e la seconda che è salita al numero 1 in doppio, anche lei firmando due Slam. Nessun alibi anche sul diverso livello fra uomini e donne, ZZZ e Wu non fanno paragoni, sono professionisti seri e coscienziosi, figli del gioco moderno. Che si devono guardare già le spalle dalla generazione 3.0, cioé il 17enne Juncheng “Jerry” Shang.
CASAL & SANCHEZ
Se Wu è stato subito scritturato dal colosso manageriale IMG, l’Accademia di Barcellona degli ex pro spagnoli Emilio Sanchez e Sergio Casal ha pescato a Pechino il gioiellino mancino Juncheng Shang, classe 2005, numero 198 del mondo, che ha chiuso la scorsa stagione da re degli juniores e poi ha cominciato la scalata fra i pro dominando i tornei ITF e colpendo così tanto l’attenzione da meritarsi un nomignolo, Jerry, da parte degli appassionati statunitensi. Ha i geni giusti, da mamma Na, campionessa di ping pong (bronzo mondiale 1997) e papà Yi, uno dei migliori calciatori del paese, con mamma che ha pensato bene di impiantare un campo in terra battuta indoor per insegnargli la tecnica ideale mentre gli altri imparano sul cemento e la solita IMG che, a 13 anni, l’ha accolto a Bradenton, in Florida, alla Nick Bollettieri Academy, affidandolo agli ex pro Martin Damm e Jimmy Arias, ed ai colleghi più anziani Shapovalov e Korda, che sfida anche nel secondo gioco preferito, il golf. “Il mio torneo preferito è il Roland Garros, la squadra di calcio il Real Madrid”. Il suo terreno di caccia è ancora quello dei tornei Challenger, ma in Cina è già l’eroe dei giovanissimi. E se quell’immenso serbatoio umano si riversasse nel tennis…