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All’indomani del ritorno in campo vincente di Doha (oggi torna in campo per i quarti di finale contro il goergiano Basilashvili) sono le parole dello stesso Roger e un’intervista al suo preparatore fisico Pierre Paganini a spiegarci quali sono le sue attuali condizioni e i possibili obiettivi per questa stagione in cui compirà 40 anni
di Enzo Anderloni | 11 marzo 2021
Roger è tornato: evviva! Ma che cosa possiamo ragionevolmente aspettarci da questo Federer che ha vinto una partita (contro l'inglese Daniel Evans, n. 28 del mondo) che non si aspettava di vincere e che, parole sue, sarebbe stato contento comunque, anche solo per il fatto di essere riuscito a scendere in campo e reggere il confronto?
La risposta è tra le righe delle sue dichiarazioni di ieri nel dopopartita ma soprattutto di quelle del suo storico preparatore fisico Pierre Paganini, intervistato nei giorni scorsi da Rene Stauffer, giornalista svizzero e biografo dello Swiss Maestro. Andiamo a rileggerle alla vigilia del match dei quarti di Doha contro il gerogiano Basilashvili, n.42 del mondo.
“Sono un po' sorpreso di aver vinto - ha confessato Federer ai giornalisti di lingua tedesca - Ma ero ancora più sorpreso due settimane fa quando ho iniziato a fare dei set in allenamento con Dan (Evans) e mi sono reso conto che me la potevo giocare. Sono successe così tante cose nelle ultime settimane e mesi. Che modo meraviglioso di tornare in campo!”
Ancor più indicativa di quanto lungo e profondo fosse lo stacco dal circuito vissuto dal vincitore di 20 Slam è la constatazione che “All'inizio è stata strana la sensazione essere di nuovo da solo in campo, di non avere nessuno che mi dicesse cosa fare. In allenamento c'era sempre qualcuno con me. In partita, devi capire da solo cosa fare. Non lo facevo da un po'. Ma, ehi, questo è il tennis”.
Incredibile sentire Federer dire cose del genere? Mica tanto, se passiamo ad ascoltare Paganini, al suo fianco da oltre un ventennio:
“La grande differenza tra quello che avvenne nel 2016 (la sosta di circa sei mesi che lo vide poi vincere gli Open d’Australia all’inizio del 2017 n.d.r.) è che allora mantenne sempre il tono muscolare. Questa volta l’interruzione di attività è stata totale e la muscolatura ne ha risentito tantissimo. E’ passato molto tempo tra la prima operazione e il momento in cui abbiamo potuto riprendere a lavorare gradualmente. A quel punto gli squilibri erano fortissimi. Siamo ripartiti praticamente da zero. Facevamo delle ripetizioni e poi ci prendevamo una pausa per vedere come reagiva il fisico. Guardandolo allenarsi oggi direste: sta bene, non ha problemi. Siamo al punto in cui finalmente si allena normalmente: suda, non deve pensare continuamente a come va il ginocchio. E questo è una gran cosa per lui, anche perché per arrivare fin qui ha avuto bisogno di una gran pazienza. E comunque la situazione non è paragonabile a quella del 2016/2017: questa volta è una gran vittoria anche solo essere riusciti a tornare a giocare”.
La vittoria contro Daniel Evans e la possibilità di proseguire il torneo e il programma stagionale, mirato a raggiugere il top della condizione nei tornei sull’erba, da Halle a Wimbledon, sono dunque un ulteriore piccolo miracolo per un campione straordinario che il prossimo 8 agosto compirà 40 anni e che ha vinto almeno una partita sul circuito in quattro decadi diverse (ha esordito a Gstaad nell’agosto del 1998).
Arrivare fino a Doha 2021 in questo modo, in grado di competere e con evidenti margini di ulteriore miglioramento è frutto soprattutto della sua inesauribile passione per il tennis a sentire il racconto di Paganini:
”Il tennis è la sua grande passione e si batte per questo suo amore, per poter continuare a giocare più a lungo possibile. Altrimenti non avrebbe accettato il tipo di allenamenti che gli abbiamo proposto. Solo una gran passione può far sì che un tennista di 40 anni si impegni in esercizi che un 70enne può fare senza problemi e mostri entusiasmo per i progressi che fa da un giorno all’altro. Io stesso mi sono sorpreso di come ha affrontato la situazione e mi sono domandato chi glielo facesse fare. Ma Roger è un fenomeno. La prima volta che è riuscito a saltare un ostacolo era euforico. Mentre si accingeva a provare potevi percepire tutta la sua incertezza, i suoi timori. Poi era davvero fiero di esserci riuscito. Guardarlo mentre si allena è come… ringiovanire”.
Il Roger che possiamo aspettarci è dunque il grande campione dallo stile inarrivabile che è ancora pronto a tentare di tutto: giocare più a lungo possibile e provare a cogliere la grande impresa. Magari sull’erba. Onestamente più di così non gli si poteva chiedere.