Boris Becker ha testimoniato davanti alla Southwark Court di Londra. Sul tedesco pendono 24 capi d'accusa per bancarotta fraudolenta. Il tedesco le ha respinte, raccontando del suo costoso divorzio
29 marzo 2022
Davanti ai giudici della Southwark Court di Londra, Boris Becker ha respinto le accuse di bancarotta fraudolenta. Il sei volte campione Slam ha dichiarato fallimento nel giugno del 2017. Due anni dopo ha messo all'asta oltre 70 cimeli e memorabilia, che però hanno raccolto 750 mila euro, una parte molto minoritaria dei suoi debiti stimati al momento del fallimento in 55 milioni di euro.
Sul "Bum Bum" pendono 24 capi d'accusa. Secondo i giudici avrebbe nascosto una part dei trofei durante la procedura fallimentare: tra questi ci sarebbero le due coppe di Wimbledon 1985 e 1989, i suoi trofei dell'Australian Open del 1991 e 1996 e la medaglia d'oro dell'Olimpiade di Barcellona 1992.
Inoltre, lo accusano anche di aver nascosto un milione di dollari che avrebbe ricavato dalla vendita di una concessionaria della Mercedes di sua proprietà in Germania e di aver deviato altre centinaia di migliaia di sterline su altri conti.
Becker ha respinto le accuse e raccontato nella sua testimonianza davanti ai giudici delle difficoltà economiche cresciute in maniera esponenziale dopo il suo ritiro. Quando la sua reputazione è calata, ha detto, ha fatto fatica a mantenere il suo stile di vita precedente in cui rientrava anche le 22 mila sterline di affitto mensile per una casa a Wimbledon.
Il costoso divorzio dall'ex moglie Barbara nel 2001 si è aggiunto a uno scenario peggiorato negli anni successivi, come dimostra la condanna del 2002 a due anni di reclusione (sospesa con la condizionale). All’epoca la giustizia tedesca accusò Becker di non aver versato al fisco, tra il 1991 e il 1993, una somma calcolata in 1,7 milioni di euro.
"Ho faticato a ripagare i tanti debiti perché tante compagnie non hanno prolungato i contratti" ha detto Becker in tribunale. "La mia immagine non era più così buona, perché nessuno voleva essere associato a un brand come il mio, così tanto criticato. E' dura quando sei in bancarotta e sui giornali si parla di te ogni settimana per questo. Fare soldi col mio nome era difficile". In caso di condanna, Becker rischia una sentenza fino a sette anni.