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Campioni internazionali

Sinner & Rune: quando una sconfitta rilancia verso un futuro Slam

A Melbourne, il 21enne italiano e il 20enne danese cedono al quinto set contro avversari più strutturati come Tsitsipas e Rublev. Sono sconfitte dure, ma che rinsaldano le credenziali dei due giovanissimi talenti comunque in crescita

di | 23 gennaio 2023

Jannik Sinner e Holger Rune

La lista dei promossi & bocciati degli Australian Open è già terribilmente sbilanciata dalla parte di destra, come sulla lavagna della maestra alle Elementari con buoni & cattivi. Ma alcuni in realtà sono finiti in un limbo, più verso la colonna di sinistra, rimandati a un futuro sicuramente roseo, se non scintillante.

Fra questi ci sono sicuramente Jannik Sinner e Holger Rune, due dei ragazzi terribili dei Next Next Gen, troppo precoci anche per l’ottima generazione Medvedev-Tsitsipas-Ruud-Rublev. Del resto l’italiano e il danese sono da tempo candidati all’eccellenza, e non si sono mai nascosti nell’aspirazione di raccogliere un giorno l’eredità dei Fab Four.

Jannik Sinner al servizio (foto Getty Images)

SERVIZIO/RISPOSTA 
Contro Tsitsipas, a un anno dalla batosta nello stesso torneo, Jannik ha mostrato molti e importanti progressi in tutto. A cominciare dal servizio, più solido ed efficace sia con la prima che con la seconda, che però nel momento topico, nel quinto set, è calato clamorosamente in modo inversamente proporzionale a quello dell’avversario.

La risposta, che è un’arma fondamentale, gli è rimasta nella fondina per due set interni, imbavagliata dal kick del greco: troppi. Quando l’altoatesino si è adeguato, è entrato anche in partita e per quasi due set è diventato quasi irresistibile trasformando una gara di rincorsa alla palla, dettata continuamente da Stefanos, a una gara ideale, da grande incontrista, spingendo il greco sempre più lontano dalla riga di fondo e quindi dal comando delle operazioni. Così, Sinner ha trovato sulla sua racchetta palle sempre meno varie e velenose, gestendo le operazioni con sempre più regolarità. 

PALLE BREAK
Se avesse sfruttato le 6 palle break per chiudere prima il quarto set ed avesse ottenuto più del 15% sulle occasioni del match, avrebbe probabilmente continuato a volare sul tappeto magico di quel momento che lo aveva portato a cancellare il 4-6 4-6 iniziale e sarebbe fino planato ai quarti. Quindi, come contro Alcaraz agli US Open dell’anno scorso, come Matteo Berrettini col match point mancato contro Murray quest’anno a Melbourne, ancora una volta gli eroi del Rinascimento italiano ci sono andati vicino.

E promettono di rifarsi presto. Ma, se il romano è un giocatore compiuto, nei pregi e nei difetti, Sinner ha evidenti margini di miglioramento ancora immensi. Deve spingersi più in avanti dal servizio alla posizione in campo, alla spinta per prendere la rete, alla volée che non mastica ma deve continuare a cercare, nell’evoluzione cioè da attaccante da fondo ad attaccante a tutto campo, come professa il tennis moderno.

E come il suo punto di riferimento, Novak Djokovic, sta facendo ormai da un paio d’anni, grazie all’apporto fondamentale del maestro del servizio Goran Ivanisevic. Jannik sta imparando e ancor di più dovrà assimilare gli schemi, come  aveva fatto Dominic Thiem, che sprizzava la prorompente vitalità dei gioveni finché non s’è rotto - ahilui - il polso. Poi, il futuro, se non avrà fretta, sarà suo, senza limiti. A 21 anni, può rinfrancarsi guardando i fulgidi esempi dei tanti campioni che sono maturati più avanti nell’età.

PERSONALITA’ RUNE
Quando, a 19 anni, per la prima volta davvero così vicino alla vetta di un torneo dello Slam, perdi una partita folle con un quinto set più folle e un super tie-break ancor più folle contro un avversario fra i più folli dell’ATP Tour, non puoi certo colpevolizzarti più di tanto.

Anche perché “Toro scatenato “ Rublev ha molta più esperienza in generale, nei Majors e sulla distanza più lunga. A Melbourne, Holger Rune si conferma così il talento giovane più impressionante, forse anche più di Carlos Alcaraz, come completezza di colpi e lucidità di pensiero e anche come personalità.

Ha anche presunzione, testardaggine e attitudine non eccezionale con gli avversari che non seguono certo la scia dei gentlemen Federer e Nadal, ma hanno caratterizzato - e caratterizzano - tanti campioni. Per quelle personalità non esistono ma e se, soltanto perseveranza nei miglioramenti per il raggiungimento dei massimi obiettivi. E quindi non c’è sorpresa per i tanti recuperi e i tanti cali in una giornata non eccezionale come quella contro Rublev, evidentemente motivata anche da quale dolorino e pensierino alla caviglia storta in precedenza.

Elementi che disturbano il triplo un giocatore così giovane ed inesperto perché non ha punti di riferimento cui aggrapparsi. Elementi che spingono erroneamente qualcuno a vedere proprio nella testa il problema del giovanissimo danese. Che, contro il russo ha commesso 60 errori non forzati e non ha saputo chiudere un match che è stato più volte nelle sue mani.

Ma come impari a gestire il 5-0 al super tie-break se non hai mai vissuto una situazione così delicata in un ottavo di finale di un torneo così importante, peraltro al quinto set che non pratichi mai? Infatti il ragazzo ha spiegato che ha avvertito la tensione e per questo ha avuto un calo al servizio ed è stato più passivo su qualche colpo.

La grinta di Holger Rune (foto Getty Images)

PERCORSO
Rune è un giocatore in grande crescita: s’è visto benissimo l’anno scorso quando ha alternato alti e bassi, ma poi ha chiuso alla grandissima con le 4 finali consecutive indoor: sconfitta sotto il traguardo a Sofia con Huesler, successo a Stoccolma con Tsitsipas, ko con Aliassime a Basilea, trionfo a Parigi Bercy con Djokovic, dopo aver infilato anche Hurkacz, Rublev, Alcaraz ed Aliassime.

Una volta agli Australian Open, 12 mesi dopo il ko al quinto set, stremato nel fisico contro Kwon,  ha vinto i primi tre match in 3 set e si è arreso a un avversario “molto fortunato” come ha descritto Rublev. E sta impazzando sui social per l’eloquente gesto col quale chiudeva la bocca al suo team in tribuna che parlava troppo. Team nel quale campeggiano Patrick Mouratoglou e tante felpe con una mega M in bell’evidenza per pubblicizzare la sua Academy sulla Costa Azzurra. Mouratoglou è una garanzia di crescita per il giovanissimo danese, e di controllo anche della ingombrante mamma, così delle intemperanze di Baby Face.

Che, comunque, proprio come Sinner esce battuto e - legittimamente - arrabbiato dal primo Slam dell’anno, ma al quinto set e in un match che si può perdere, contro un avversario più strutturato di fisico ed esperienza, come Rublev (e Tsitsipas nel caso di Jannik). Anzi, sconfitte così proiettano direttamente  i due super ragazzi fra i favoriti dei prossimi grandi tornei fra il cemento USA e la terra rossa, da Madrid a Roma a Parigi, e poi ancora dopo, e ancora e ancora, con la garanzia delle loro qualità, di dedizione e gioventù. Aspettando il rientro di Alcaraz e il nuovo scatto di Musetti. Mentre fanno capolino il 20enne Shelton e il 21enne Lehecka, e si rinsalda il 22enne Korda. 

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