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Campioni internazionali

Ashleigh Barty, la più amata dagli australiani

La numero 1 del mondo è un’eroina gentile, dotata di un’intelligenza tennistica leggendaria e di un rovescio incantevole. Un anti-personaggio sensibile, che gli australiani dimostrano di apprezzare sempre di più

di | 22 gennaio 2022

L’unico billboard di Federation square, la piazza centrale di Melbourne, la immortala a trequarti. Serena e sicura di sé senza però sembrare sfacciata o sopra le righe. Col solito sorriso sornione e lo sguardo sincero. Ashleigh Barty non avrà mai il physique du role della star e non ambirà mai a fare la diva, ma con quell’aria da cugina di campagna paciosa suscita subito simpatia.

Integra e limpida, riflessiva e articolata quanto basta, trasuda fair play ed è talmente forte da essere diventata la numero 1 prima di entrare nell’immaginario collettivo degli appassionati di tennis australiani. Adesso che la favola-Kyrgios è finita e quella de Minaur non è (ancora) cominciata, Barty è anche uno dei personaggi più amati, al punto che si moltiplicano gli appelli a nominarla Australiana dell’anno.

Non succederà a breve, visto che la 25enne del Queensland non figura tra i finalisti del 2022 (a differenza della leggenda del tennis in carrozzina, Dylan Alcott), ma anche stamane – all’indomani del successo su Camila Giorgi nel prime time televisivo del venerdì sera - il popolare The Australian ha rilanciato la sua candidatura. 

“Ash Barty, al pari della nuotatrice Emma McKeon e del giocatore di cricket Pat Cummins, meritano il riconoscimento perché sono stati fondamentali durante la pandemia… perché sono riusciti a tenere alto l’umore e lo spirito del popolo Down Under”.

La McKeon, per la cronaca, ha vinto 4 ori e tre bronzi a Tokyo, ha fatto registrare un record del mondo e tre olimpici, ha agganciato Ian Thorpe in testa alla graduatoria degli atleti aussies più medagliati alle Olimpiadi ed è diventata in assoluto la prima donna a salire 7 volte sul podio in una edizione dei Giochi.

Questo è quanto gli australiani apprezzano Ashleigh Barty sul piano sportivo. Quel che distingue la numero 1 WTA dagli altri, però, è che la disciplina nella quale eccelle si gioca tutto l’anno e a tutte le latitudini. Ma soprattutto che la ragazza incarna l’icona di chi ce l’ha fatta nonostante delle condizioni oggettivamente e soggettivamente poco favorevoli. Intanto un fisico tutt’altro che statuario in una giungla di amazzoni.

Poi una testa pensante al limite del cupio dissolvi, che spesso l’ha portata a chiudersi in se stessa, ad isolarsi dalle colleghe e a trascorrere ore e ore sui libri dai quali non si separa(va) mai. E ancora la forza di seguire le sue passioni (il cricket) a discapito di quel che il mondo si sarebbe aspettato da lei, ex promessa juniores capace di allontanarsi dal tennis per due stagioni intere.

E ancora l’identità aborigena in una fase storica nella quale l’Australia sta ancora faticosamente cercando di riparare i torti commessi ed espiare le colpe del passato nei confronti dei primi abitanti del continente.

Barty non perde occasione per sottolineare con orgoglio che da parte di padre è discendente del popolo Ngarigo, le cui tribù abitavano l’area tra Melbourne e Sydney prima dell’arrivo degli occidentali e che furono decimate da armi, acciaio e malattie.

La vincitrice del Roland Garros ‘19 e di Wimbledon ‘21 non dimentica mai di ribadire quanto siano profonde le sue radici, di quanto senta la responsabilità di rappresentare quella cultura millenaria e quanto sia vicina a chi, come Evonne Goolagong, ha contribuito ad aprire una strada che anche lei ha potuto percorrere.

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Dopodiché, come ha scritto l’altro giorno una celebre giornalista - Holly Byrnes – Ashleigh dà l’impressione di essere l’unico/a tennista che ogni sera, tornata a casa dopo una partita, potresti incontrare per strada mentre porta fuori il bidone dell’immondizia.

Probabilmente non è l’unica, forse è l’unica che potrebbe permettersi di non farlo eppure lo fa davvero, ma è il beneficio del dubbio che si concede volentieri all’anti-personaggio per eccellenza. Un’eroina gentile, dotata di un’intelligenza tennistica leggendaria e di un rovescio incantevole, capace di difendere il servizio da 58 turni di battuta di fila, di vincere tutti i 7 match disputati nel 2021 senza perdere un set e di guidare il ranking WTA ininterrottamente dal settembre del 2019 per un totale di 112 settimane.

Un numero che la pone prossima al sorpasso su Justine Henin al settimo posto della giocatrici più a lungo in testa alla classifica femminile. E tutto questo senza che Ashleigh Barty sia mai arrivata a disputare una finale a Melbourne Park. Perché l’anti-personaggio per eccellenza è anche estremamente sensibile. Un altro aspetto che l’ha resa la più amata dagli australiani.

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