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Il 2020 di Alexander Zverev, la delusione per la prima finale Slam e le accuse delle ex fidanzate. La quarta stagione consecutiva in top 10 e l'accordo extra-giudiziale con l'ex agente Patricio Apey. A 23 anni, da numero 7 del mondo, è atteso all'ultimo e più difficile cambio di passo. Di questo si è parlato anche a "2020 Reloaded" su SuperTennis
di Alessandro Mastroluca | 22 dicembre 2020
Sturm und Drang, ovvero tempesta e impeto. L'espressione definiva un movimento letterario di metà Settecento, che sosteneva l'impossibilità di ingabbiare l'immaginazione dentro gli schemi della razionalità. Il movimento, precursore del Romanticismo, è durato quattro anni. L'espressione invece resterà come elemento filosofico, come etichetta che definisce chiunque sia a disagio con i limiti e i vincoli, di chi vuole assaporare il gusto pieno della vita fino al fondo del bicchiere.
Si ritiene e si racconta così Alexander Zverev, che nel 2020 ha giocato e perso la partita più importante della carriera, la finale dello US Open, ma di sé ha fatto parlare più per la persona che per l'atleta. Ovvero, per il lato oscuro della tempesta e dell'impeto. Una delle sue ex fidanzate, Brenda Patea, ha annunciato di aspettare un figlio da lui ma di non volere affatto la custodia condivisa: le loro visioni della vita sono troppo diverse, ha detto la modella. "Lui crede che chiunque gli stia accanto debba sottomettersi", ha spiegato alla rivista Gala.
Un'altra, l'ex giocatrice Olga Sharypova, lo ha accusato di violenze fisiche e psicologiche in una lunga intervista concessa a Ben Rothenberg, giornalista USA che da tempo scrive per il New York Times, e pubblicata sul sito della rivista Racquet.
Zverev ha negato le accuse, prima sui social poi aprendo le porte della casa di famiglia a due inviati di Der Spiegel, settimanale tedesco che si può considerare la più influente rivista d'Europa insieme all'Economist. Ha difeso l'unità della famiglia, che nella casa di Amburgo ha lasciato tutto com'era anni fa, compreso il vecchio video-registratore e la console Nintendo con cui Sascha si rilassa sfidando il fratello Mischa a golf.
Colonia rilancia Zverev: 2 titoli in 2 settimane
Novak Djokovic, che lo conosce da tempo e l'ha anche invitato alla contestatissima prima edizione dell'Adria Tour, l'ha difeso. Ne ha parlato come di un ragazzo perbene, ha spiegato che il suo rapporto con il tedesco non è cambiato, e lo stesso vale per gli altri giocatori. Ma ha anche dichiarato che l'ATP dovrebbe darsi più poteri di indagine di sanzioni su vicende di questo genere, un po' come l'NBA che è molto severa con gli atleti accusati di violenze sulle donne. Anche Andy Murray è dello stesso avviso.
Le accuse della sua ex fidanzata, hanno scritto Marc Hujer e Thilo Neumann su Der Spiegel, sono arrivate sulle prime pagine dei giornali in Germania dove già Zverev non aveva un gran feeling con il pubblico. Da un lato, scrivono, mancano grandi campioni dai tempi di Boris Becker e Michael Stich. Dall'altro, l'atteggiamento di Zverev non è stato universalmente ben accolto.
Ostenta una fiducia che passa per superbia, a volte per sprezzo delle regole. Come al Roland Garros quando, dopo la sconfitta contro Jannik Sinner ha confessato di aver avuto la febbre un paio di notti prima ma di non aver avvisato nessuno.
Sente di avere sulle spalle la responsabilità del destino suo e della famiglia emigrata in Germania dalla Russia nel 1991. E' cresciuto in un'atmosfera molto diversa rispetto al fratello Mischa, che è nato a Mosca. Sascha è innegabilmente privilegiato, e il privilegio può facilmente generare imprudenza. E certo lo è stato, Zverev, quando ha firmato il contratto capestro con l'ex agente cileno Patricio Apey. Si è fidato, non ha letto né ben compreso le clausole. Gli ha fatto causa l'anno scorso, il procedimento si è risolto a fine 2020 con un patteggiamento extra-giudiziale.
Al sollievo per un peso in meno da portare sulle spalle, si accompagnano però i rimpianti per un 2020 in cui le occasioni sfumate sono ben più delle soddisfazioni. Certo, ha vinto in casa due tornei consecutivi a Colonia battendo in finale Felix Auger-Aliassime e Diego Schwartzman.
Certo, è rimasto stabilmente in top 10 da luglio 2017 e partecipato per la quarta volta consecutiva alle ATP Finals. "E' stato un grande anno, ma sfortunatamente ho perso un sacco di grandi partite" ha detto, come riporta il sito dell'ATP.
"Avrei potuto vincere la semifinale all'Australian Open" ha detto, "e avrei dovuto vincere la finale dello US Open". In comune c'è l'avversario, in entrambe ha perso contro Thiem. Non l'andamento. A Melbourne va avanti di un set e perde in quattro. A Flushing Meadows domina i primi due, subisce la rimonta, al quinto sale 5-3 con un break di vantaggio ma non chiude. L'austriaco diventa il primo a rimontare due set di svantaggio in una finale nella storia del torneo nell'era Open.
Aver realizzato i suoi migliori risultati Slam non lo consola. "Ho 23 anni, non credo che sia stata la mia ultima occasione di vincere un major" ha ammesso. Ma a 23 anni, il numero 7 del mondo è davanti al grande bivio della carriera. Ha tredici titoli all'attivo e un feeling naturale con i grandi palcoscenici. Lì si sente a casa. Ma partecipare non gli basta. La tempesta e l'impeto portano gloria solo se preludio di vittoria.
2020 RELOADED - GUARDA LA VENTITREESIMA PUNTATA: Sasha Zverev, Sturm und Drang
IL TEMA DEL GIORNO
"2020 Reloaded" vi consentirà di ripercorrere con cadenza quotidiana i momenti chiave della stagione appena conclusa: dalle imprese azzurre ai record di Djokovic e Nadal, dal ritorno di Azarenka alle sfide di Osaka, dall’assenza di Federer alla crescita di Sinner.
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