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Campioni internazionali

Matteo Berrettini: “A Federer ruberei…”

Intervistato su 7, il settimanale del Corriere della Sera, il n.8 del mondo parla del suo mondo interiore, del rapporto tra uomo e atleta, della passione per lettura e scrittura e esprime dei desideri

26 giugno 2020

Matteo Berrettini a Monte Carlo con le sue racchette Head Extreme nella nuova versione che sarà lanciata in settembre

Matteo Berrettini a Monte Carlo con le sue racchette Head Extreme nella nuova versione che sarà lanciata in settembre

Matteo Berrettini racconta il suo lato più intimo, condivide un po’ del suo mondo interiore in una bella intervista di Gaia Piccardi, pubblicata oggi su 7, il settimanale del Corriere della Sera.

Dell’efficacia del suo servizio bomba, delle doti di tennista capace di essere n.8 del mondo a 24 anni, di aver già raggiunto le semifinali agli Us Open e la qualificazione alle Atp Finals sappiamo tutto. Più interessante è quindi scoprire che dietro un atleta dalla forza devastante c’è un uomo intelligente , sensibile, che cerca di migliorare ogni giorno come persona con la stesso approccio con cui punta a scalare ulteriormente le classifiche.

“O vinci o impari” è il suo motto, diventato anche il titolo del libro recentemente pubblicato dal suo preparatore mentale, Stefano Massari, ed è una filosofia che sarebbe bello essere tutti capaci di applicare tutti i giorni. Anche perché a tutti capita spesso di perdere e saper trarre da quei momenti lo spunto per andare avanti meglio di prima è un bel regalo che ci si può fare ogni giorno.

Berrettini racconta di essersi rivolto a Massari, su suggerimento del suo storico coach Vincenzo Santopadre: «Ero in una fase in cui faticavo a gestire i momenti difficili: mi piangevo addosso, mi fustigavo per qualsiasi cosa. Il mio processo di crescita è partito da lì”.

”Con Stefano mi sento libero di parlare a 360 gradi: ha capito subito la persona che sono, la mia profondità. Mi è piaciuto che gli interessasse Matteo, non Berrettini il tennista”.

Che Matteo fosse un buon lettore si sapeva: oggi scopriamo che gli piace anche scrivere: “«Non scrivo con costanza ma quando sono ispirato lo faccio. In aereo, per esempio, di getto, con la penna speciale dell'iPad. Ho riletto recentemente cosa avevo scritto l'anno scorso quando mi sentivo dentro un frullatore: giocavo e vincevo, dormivo pochissimo, avevo sempre il cervello in movimento, ero sempre adrenalinico. Il frullatore mi stanca, scrissi, ma una volta spento mi manca».

«A Federer ruberei l'agilità: non è mai scomposto, sembra un ballerino. A Nadal la cazzimma, quell'agonismo pazzesco su ogni punto. A Djokovic la risposta al servizio»

Ormai la sua proiezione è confrontarsi con i primissimi del mondo.

Gaia Piccardi gli chiede che cosa ruberebbe ai Fab Three e lui ha le idee chiarissime: «A Federer l'agilità: non è mai scomposto, sembra un ballerino. A Nadal la cazzimma, quell'agonismo pazzesco su ogni punto. A Djokovic la risposta al servizio».

Come chiara è la visione di sogni e desideri: «Alzare un trofeo importante, uno Slam o a Roma, la mia città. Fare in modo che il tennis resti una passione e non diventi un lavoro. Continuare a far stare bene le persone intorno a me”. E soprattutto: «Non perdere mai la mia normalità». Applausi, all’uomo e al giocatore.

Matteo Berrettini a Monte Carlo con le sue racchette Head Extreme nella nuova versione

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