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Campioni internazionali

Djokovic possibilista sulla ripresa: “Vorrei giocare a Roma”

Il numero uno del mondo ha parlato delle possibilità di ripresa del circuito menzionando anche l’appuntamento del Foro Italico. Ospite in video conferenza di Sky Sport, Nole ha anche confessato di aver pensato al ritiro nel 2010

di | 30 aprile 2020

Il diritto di Novak Djokovic

Il diritto di Novak Djokovic

Per noi tennisti è importante avere chiarezza sul calendario. Ufficialmente lo stop è fino al 12 luglio, ma in molti dicono che difficilmente ricominceremo in quella data”. Sulla data di ritorno in campo, anche Djokovic, intervenuto a Sky Sport, non ha certezze, anche se resta possibilista: “Ufficialmente è il 13 luglio, ma hanno cancellato già il torneo femminile a Montreal in Canada, ma non quello maschile a Toronto. Dobbiamo vedere come evolve la situazione negli Stati Uniti, perché noi dovremmo giocare lì ad agosto quando sono in calendario gli US Open. Se diventa meno rischioso, potremo riprendere. C’è anche l'opzione che cancellino tutti i tornei sul cemento americano e si ricominci con la terra rossa in autunno. Magari venire a Roma fra 2-3 mesi: speriamo si possa riprendere a giocare”. Parole importanti specie perché a dirle è Djokovic, che come presidente del Player Council riveste un ruolo di primo piano nell’ATP, oltre che essere il numero uno del mondo.
Nole si trova a Marbella con la famiglia, ospite della fratello Marko, e ha parlato anche della quarantena forzata a causa della pandemia da coronavirus: “Per me è importante avere una routine, non posso aspettare una data. Mi alleno ogni giorno in palestra, corro a casa, gioco con i bambini e anche questa è una fatica. All'inizio mentalmente ero un po' vuoto e in confusione, mi mancava chiarezza. Ho parlato con il mio team, ho cercato di allenarmi quotidianamente, anche se non ho seguito alla lettera la preparazione”.

Nole ha infine confessato che c’è stato un momento della sua carriera in cui si era quasi arreso pensando addirittura al ritiro. Accadde nel 2010 dopo la sconfitta contro Jurgen Melzer nei quarti al Roland Garros: “Ho pianto tanto, è stata difficile da digerire per me quella sconfitta, non vedevo più ragione di continuare. Sapevo di poter diventare il migliore, eppure perdevo tutte le partite importanti negli Slam, quasi sempre contro Federer e Nadal. Tutta quella pressione e quella fatica si erano accumulate e mi impedivano di giocare con gioia e di esprimere l’aggressività che ha sempre contraddistinto il mio tennis. Credo che ogni giocatore abbia questa esperienza durante la carriera, ma quella sconfitta è stata un momento di trasformazione. Mi sono sentito liberato, perché mi ero sempre messo addosso grande pressione e grandi aspettative”.
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