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Campioni internazionali

Tra le cinque rivelazioni ATP di inizio 2020 c'è il nostro Mager

I cinque top 100 che prima della sospensione del circuito hanno guadagnato più posizione rispetto al ranking di fine 2019. C'è anche Gianluca Mager, grazie alla finale di Rio de Janeiro

di | 14 marzo 2020

Lo statunitense Tommy Paul, campione da junior al Roland Garros, è entrato per la prima volta tra i primi 60 del mondo

Lo statunitense Tommy Paul, campione da junior al Roland Garros, è entrato per la prima volta tra i primi 60 del mondo

I primi due mesi abbondanti della stagione tennistica, prima della sospensione dell'attività, a tutti i livelli per il coronavirus, consentono un primo bilancio. Il tennis maschile si ferma interamente fino al 20 aprile; dal 21 si torneranno a giocare i Futures, dal 27 Challenger e tornei ATP. Quelli disputati finora confermano una tendenza difficile da invertire, raccontano di uno sport di vertice in cui i giovani faticano ancora a dare una svolta significativa ai propri risultati. Tra i top 100 della classifica di questa settimana, iniziata con i primi turni dei Challenger di Nur-Sultan e Potchesfroom poi interrotti, non ci sono under 21 nei cinque giocatori che hanno guadagnato più posizioni rispetto al ranking di fine 2019. Il più giovane è Tommy Paul, oggi il meglio classificato dei cinque, numero 57 del mondo oggi e 90 a fine anno scorso. Il balzo in avanti di 33 posti è comunque il meno ampio nella top 5.

Tommy Paul, n.57: +33

Tommy Paul, ex campione junior al Roland Garros, è cresciuto sulla terra perché il club dove ha iniziato non aveva campi in duro. Il 22enne statunitense ha iniziato la stagione con la semifinale ad Adelaide e il terzo turno all'Australian Open. È il suo miglior piazzamento Slam, conquistato grazie al successo su Grigor Dimitrov, il primo al quinto set in carriera. Ad Acapulco, poi, ha sconfitto Alexander Zverev, numero 7 del mondo, l'avversario meglio classificato che abbia mai battuto in carriera. Il 2 marzo è entrato così per la prima volta tra i primi 60 del mondo. “Voglio che la gente si diverta guardandomi” ha detto al sito dell'ATP prima della cancellazione del Masters 1000 di Indian Wells, “non voglio essere un tennista noioso”.

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Si vedono eccome i risultati del diverso metodo di allenamento e della maggiore responsabilizzazione che gli ha imposto Brad Stine, già coach dell'ex numero 1 del mondo Jim Courier, capace di accompagnare Kevin Anderson verso due finali slam. Stine non ha intenzione di cambiargli il gioco, che conta su un dritto pesante, aggressivo ma con cui riesce anche ad aprirsi il gioco con traiettorie più angolate, e su un movimento di piedi molto rapido. Paul continua a esprimere il suo divertimento in campo. La sua improvvisazione giocosa, però, nasce dalla responsabilità e da un approccio più rigido in allenamento.

Gianluca Mager, n.79: +40

La pioggia di Rio de Janeiro ha fatto fiorire Gianluca Mager che ha raggiunto la prima finale ATP nel 500 brasiliano, a pochi mesi dalla prima partita vinta nel circuito maggiore, l'anno scorso a Stoccolma sullo spagnolo Pablo Andujar. Mager, che ha chiuso il 2019 da numero 119 del mondo, è ormai nel pieno della maturazione, come ci ha raccontato in questa intervista per il sito della Federtennis prima del suo debutto in Coppa Davis nel preliminare di Cagliari contro la Corea del Sud. “Ora mi rendo conto che non c’è una differenza abissale con chi frequenta normalmente il tour maggiore” ha detto il ligure, motivato dalla concorrenza positiva fra gli italiani. “Mi ha spronato vedere quanto ha fatto Cecchinato un paio di stagioni fa al Roland Garros. La sua semifinale a Parigi è la dimostrazione che si può fare, che nulla è impossibile – ha aggiunto -. Se uno di noi centra buoni risultati diventa fonte di ispirazione e gli altri gli vanno dietro”. Il suo obiettivo è chiaro: “allenarmi al massimo, lavorare e migliorare senza montarmi la testa. Non devo pensare di essere arrivato, la finale di Rio e la convocazione in Davis non bastano”.

Gianluca Mager sorridente con coach Flavio Cipolla

Jiri Vesely, n.65: +41

La prima parte di 2020 si è rivelato un periodo curioso. Tra i primi 40, hanno raggiunto il best ranking Dusan Lajovic (23), Christian Garin (33), Casper Ruud (36). Dietro, rispetto alla fine del 2019, è risalito di 41 posizioni il ceco Jiri Vesely che a Pune, in un torneo spostato dopo l'Australian Open per far posto all'ATP Cup ha vinto il secondo titolo ATP, a cinque anni dal primo, a Auckland. In India, ha salvato due match point contro Ivashka e quattro contro Berankis prima di superare in finale Egor Gerasimov, un altro degli outsider di questo scorcio di stagione. Il bielorusso, numero 69, ha guadagnato 29 posizioni rispetto al ranking di fine 2019. Il ceco è l'ottavo giocatore dal 2013 a vincere un torneo ATP dopo aver salvato almeno un match point. “Era da tanto tempo che aspettavo di rivivere un momento così” ha spiegato a fine torneo, “ho lavorato durissimo per vincere ancora un torneo”.

Attila Balazs, n.76: +48

Rio de Janeiro non ha sospinto in alto in classifica solo Gianluca Mager. La semifinale nel primo ATP 500 sulla terra battuta ha proiettato il 31enne Attila Balazs, l'ungherese dalle mille vite, al numero 74 del mondo, suo best ranking: questa settimana poi è sceso di due posizioni. Numero 153 nella “prima vita”, che ha raccontato per noi Vincenzo Martucci, ha raggiunto la semifinale a Bucarest nel 2012 poi si è ritirato nel 2014. Ha lavorato come maestro, è tornato nel 2016, si è operato all'anca nel 2018, e l'anno scorso ha festeggiato la prima finale ATP a Umag. Sempre sul rosso, dove ha completato 22 delle due 26 vittorie ATP, si è avvicinato ancora un po' alla top 50. perché i sogni non hanno età.

Attila Balazs ha ottenuto il best ranking grazie alla semifinale di Rio de Janeiro

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Vasek Pospisil, n.93: +57

Nessuno ha guadagnato di più in classifica del canadese Vasek Pospisil, che ha conquistato tutti nelle finali di Coppa Davis lo scorso novembre a suon di successi e sorrisi. Non si ferma, anzi rilancia. A Montpellier sfiora il primo titolo in carriera nel circuito maggiore, ma si ferma in finale contro Gael Monfils. Si è messo alle spalle un'ernia al disco che si è trascinato dietro dal 2014 fino all'intervento chirurgico a New York a gennaio 2019. “Non mi muovevo così bene da quando ero un top 50, nel 2013” ha detto durante il torneo. Il coach Frank Dancevic, capitano del Canada in Davis, il preparatore brasiliano Cassiano Costa e il team di fisioterapisti del Coast Performance Rehab di Vancouver, hanno allargato i suoi orizzonti. La vittoria a Rotterdam su Daniil Medvedev, la prima su un top 5 da Indian Wells 2017, stuzzica la voglia di spingersi ancora più in là. “Mi piacerebbe migliorare il mio best ranking (di numero 25” ha detto, “se non pensassi di potercela fare avrei già smesso. Sto cercando di non mettermi pressione, ma sono abbastanza ambizioso”. Quando il circuito ripartirà, il sorriso di Pospisil potrebbe diventare una bella costante.

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