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Il percorso di Stefanos Tsitsipas con i genitori coach Apostolos e Julia verso il vertice sta andando a buon fine. Ma sarà un caso più unico che raro: la storia dice che in campo ATP l’accoppiata padre/madre allenatore di tennisti Atp non ha mai portato grossi risultati. Tanto che, a differenza dell’universo Wta, simili storie rappresentano rare eccezioni
di Gabriele Riva | 04 marzo 2020
“Potresti essere tu il primo”, risponde lei. “Okay, good”: Game Tsitsipas. Perché a ben vedere è dura contrastare la tesi del vincitore delle scorse ATP Finals. Julia non ha avuto la risposta pronta perché la risposta non c’è. Ma è questa la chiave di volta. Tsitsipas può davvero diventare il primo numero 1 con l’anomalia di avere mamma e papà in panchina, perché la sua situazione non ha precedenti.
Stefanos Tsitsipas, a sinistra, con un giovane papà Apostolos e col fratello minore Petros
Richard Williams, papà di Serena e Venus, è una delle figure più importanti del tennis contemporaneo
Il punto però, come solleciterebbe Tsitsipas, è… nei maschi? Intanto la statistica: la combinata coach-genitore in salsa Atp quasi non esiste: nelle fasce nobili del ranking Atp sono soltanto 3 i giocatori ad aver optato per la soluzione fatta in casa. Oltre a Tsitsipas, solo Zverev (Alex Junior con Alex Senior) e il ceco Sebastian Korda, figlio di Petr, n.2 Atp nel ’98 e poi allenatore tra gli altri anche del connazionale Radek Stepanek.
E volendo rispondere alla domanda che Stefanos ha sbattuto in faccia a mamma Julia? Come la mettiamo con titoli Slam e Top 5? Il primo nome che viene in mente, anche per prossimità cronologica, è quello di Andy Murray. Judy, sua madre, è sempre stata un’allenatrice dal CV corposo, un tecnico d’esperienza che ancora oggi è riconosciuta come una delle più accreditate relatrici internazionali tanto da essere invitata a tenere relazioni nei simposi dedicati agli insegnanti di tennis più prestigiosi al mondo, compreso quello del Foro Italico di Roma.
Eppure Andy, a livello di coaching staff, il cordone ombelicale l’ha tagliato in fretta: già nel 1998 il suo allenatore ‘ufficiale’ era Leon Smith. Uno che sarebbe diventato capitano di Davis ma che all’epoca gli lavava anche i calzini nei primi viaggi lungo il circuito Junior. I successi poi sono arrivati con Gilbert e Maclagen, con Lendl e Mauresmo.
Tolto Murray dall’elenco di chi ce l’ha fatta ‘in viaggio con papà’ (o mamma), agli altri big dell’Era Open non si può collegare nessun genitore. Non Lendl, non Sampras, non Courier, non Becker, non Federer, non Djokovic, non Nadal, che è rimasto sì in famiglia ma con lo Zio (Toni). Lasciamo perdere Agassi, il quale nel suo capolavoro letterario post-tennis ha spiegato quanto il padre, ex pugile, lo abbia spinto quasi al disprezzo per il gioco.
Prof. Massimo Recalcati, psicoanalista
Salvo clamorose sorprese, Petros, classe 2000, è potenzialmente il meno competitivo della compagnia. Ha il tennis per fare punti nel circuito Atp (ne ha già qualcuno), ma al momento appare lontano anche dai livelli degli altri ‘brothers’.
Ancora fuori dai primi 1000, è il numero 4 del team greco di Coppa Davis che, guidato dal fratellone, affronterà le Filippine nel week-end. In queste complesse dinamiche familiari, il fratello può diventare parafulmine inconsapevole, capace di attrarre qualche attenzione genitoriale, alleggerendo il carico di quelle destinate al più forte.
Un 'pro' non di poco conto, se inquadrato nel medio-lungo periodo, verso quella rincorsa al numero 1 che Stefanos Tsitsipas sta costruendo anche grazie al lavoro dei tecnici e dello staff della Mouratoglou Tennis Academy, dove fa base praticamente da sempre. Adesso sulle spalle del greco c’è anche quel “Potresti essere tu il primo” di mamma Julia.
Parole che non sapranno di libertà (per lui) ma che per noi, che guardiamo dall'esterno, profumano di profezia. Stefanos ce la può fare. Con - o contro - mamma e papà.