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Campioni internazionali

Kenin: "Se avete un sogno, provateci"

"Ho realizzato un sogno" ha detto in conferenza stampa Sofia Kenin, la campionessa dell'Australian Open, "per vincere ho dovuto giocare i colpi migliori della mia vita". Lucida Muguruza: "Devo lavorare sul piano atletico"

di | 01 febbraio 2020

Sofia Kenin

Sofia Kenin

Il mondo del tennis saluta una nuova campionessa Slam, Sofia Kenin. La ventunenne statunitense ha giocato una finale di grande intensità e qualità, rimontando un set alla spagnola Garbine Muguruza e diventando la più giovane vincitrice in Australia dal 2008, quando il titolo andò a Maria Sharapova. Un successo meritato quello di Sofia, che corona un torneo di altissimo livello in cui è cresciuta match dopo match, superando la giovanissima rivelazione Coco Gauff e la n.1 del ranking Ashleigh Barty in una Rod Laver Arena caldissima. La Kenin ha vinto la finale odierna grazie alla sua maggior continuità sul piano tecnico e fisico, e soprattutto perché ha gestito meglio la pressione rispetto alla Muguruza, come dimostrano le palle break salvate non aspettando l'errore della rivale ma andando a giocarsi il punto con un pressing formidabile. La spagnola invece ha accusato maggiormente la tensione, non è riuscita a fare la differenza col servizio, tradita dalla prima in momenti importanti, ed è calata vistosamente nella spinta da metà del secondo set. 45 errori non forzati e 8 doppi falli sono la fotografia esatta della partita modesta della Muguruza. Le parole nel dopo partita raccontano la delusione della spagnola e la gioia ma anche grande consapevolezza dell'americana.


Kenin: "Mi sento su una nuvola"

“Non riesco a descrivere a parole cosa sento, il sogno di una vita oggi è diventato realtà. I sogni si possono realizzare, se ne avete uno, provateci! Ho vissuto le due settimane più belle della mia vita, ringrazio il pubblico per il sostegno che ho sentito nel torneo, e tutto il mio team che mi ha aiutato ad arrivare fin qua”. Queste le primissime parole a caldo di Sofia Kenin, nuova campionessa agli Australian Open 2020. Un successo a sorpresa ma assolutamente meritato per la giovane statunitense nata in Russia, che ha esternato tutta la sua gioia nella conferenza post partita. “Sono davvero fiera di me stessa, di mio padre, di tutto il mio team. Abbiamo lavorato molto duro, attraversato momenti difficili, ma ce l'abbiamo fatta. Mi sento come su una nuvola”. Sofia è molto lucida nell'analisi della partita, confermando quanto sia attenta in campo: “Il momento chiave è stato sul due pari nel terzo set, sotto 0-40. Lì dovevo giocare il mio miglior tennis, ci sono riuscita, mi sentivo “on fire”, pronta ad andare a prendermi il torneo. Coraggio? Serve tutto il proprio coraggio per affrontare e battere una ragazza che ha vinto due Slam. Dovevo tirare i miei migliori colpi, i migliori di tutta la mia vita”. Sua madre non riesce a guardare le partite: “Mia madre soffre molto lo stress per le mie partite ed è molto superstiziosa, non riesce a guardarmi in tv. L'ho chiamata, le ho detto che ho vinto e tutto è andato bene, tornerò presto a casa e potrà darmi il più grande abbraccio della sua vita”.


Il ruolo di suo padre è stato fondamentale: “Mio padre è stato l'unico coach in tutta la mia vita. La sua più grande qualità? Conosce benissimo il gioco, e mi ha aiutato tanto sul lato tattico perché legge alla perfezione le partite, e anche se talvolta mi costa ammetterlo... ha sempre ragione lui. Infatti il lato tattico è importante nel mio gioco. È un gran lavoratore, posso sono ringraziarlo per tutto quello che mi ha trasmesso”. Si sente americana, ma non rinnega la sua parte russa: “Ho seguito da piccola le imprese di Maria Sharapova, mi hanno dato grande carica, un esempio di successo di una ragazza che veniva dalla Russia. Dentro di me vive una parte russa che mi ha sicuramente aiutato, come la voglia di lottare ed uno spirito “feroce” nella battaglia. Questa forza che sento mi permette di essere fiduciosa, di credere in quello che faccio. Ma ringrazio i miei genitori per avermi dato il sogno americano”. La Kenin chiude raccontando il regalo che aveva deciso di concedersi in caso di successo: “Sì, ammetto di averci pensato e di aver buttato un occhio su alcuni gioielli, un anello e un braccialetto. Ora che ho vinto, andrò a comprarmeli!”.
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Muguruza: “Tornata? Non me ne sono mai andata...”

Garbine Muguruza appena concluso il match ha fatto comprensibilmente fatica a trovare il sorriso, ancora scossa dalla cocente sconfitta. “Sono sopraffatta dalle emozioni, non trovo le parole. Sofia ha giocato una grande finale e un torneo incredibile, si merita il successo. Il tennis è uno sport individuale ma devo ringraziare il mio team per essere arrivata fin qua”. Metabolizzata la sconfitta, è stata lucida ma anche piuttosto netta nelle risposte della press conference conclusiva. “Sofia è stata più brava di me oggi, ha trovato degli ottimi colpi durante il match, ancor più nei passaggi chiave del terzo set. Ha tirato alcuni vincenti decisivi colpendo la palla con grande precisione. Non sono molto soddisfatta della mia performance. Lei ha trovato un gran livello di gioco, io no, soprattutto nei momenti importanti non sono riuscita a tirare i miei colpi. Questo ha fatto la differenza”. Il fattore fisico è stato decisivo per la spagnola, più di quello mentale: “Ad un certo punto mi sono mancate le energie, il torneo è stato duro per me. In questo momento, appena dopo una sconfitta in finale in uno Slam, è difficile trovare cose positive, ma in realtà ho giocato un bellissimo torneo, più avanti apprezzerò molto quel che ho raggiunto in questo Australian Open. Non ho vinto, ma ho iniziato un percorso che ha alzato moltissimo il mio livello di gioco. Credo di dover lavorare sul lato atletico, per vincere questo tipo di tornei serve il massimo della forza e della resistenza”. 


Garbine Muguruza

Non è rimasta sorpresa dal livello di gioco della Kenin, ma dal suo atteggiamento nei momenti decisivi, come le palle break: “Mi ha colpito la freddezza con cui ha affrontato le palle break ed i game point, è stata brava a trovare il vincente proprio nei momenti più duri. Per essere alla sua prima finale di uno Slam, beh, l'ha disputata con una qualità notevole. Il mio approccio alla finale? È normale essere po' nervosa, ma in realtà mi sentivo bene prima di scendere in campo, avevo sensazioni positive. Piuttosto è stato il mio fisico a risentire della fatica durante il match”. Garbine chiude la sua esperienza australiana togliendosi qualche sassolino dalla scarpa: “Se sono contenta di essere tornata? In realtà non me ne sono mai andata... Gli ultimi due anni non ho trovato sempre la miglior forma, non ho raggiunto finali importanti come oggi, ma c'ero. Sto solo cercando di prendere le cose con calma dopo gli ultimi due anni, ma devo dire che i media sono stati un po' duri con me. Non leggo molto, ma ho sentito come la gente parla, e quando non vinci...”.



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