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Ugo Colombini è l'agente che segue Sofia Kenin. Milanese di Melzo, oggi vive a Monaco. Ha appena "vinto" il suo quinto Slam con quattro giocatori diversi. Gli resta però un piccolo grande rimpianto
di Dario Castaldo, da Melbourne | 02 febbraio 2020
Nel caos che è diventato il tennis femminile di vertice da 3 anni ad oggi, però, una specie di fil rouge esiste e risponde al nome di Ugo Colombini: agente di Jelena a Parigi nel ‘17 e di Sofia a Melbourne nel ‘20, 53enne milanese di Melzo ma residente a Monaco, un presente da manager e un passato da giocatore, con un titolo challenger in Nigeria in finale su Doumbia, un turno passato in doppio a Parigi nell’89, un paio di presenze nei tabelloni di doppio a Wimbledon, una vittoria su Darren Cahill in Sud Africa. e un occhio e un tocco magici nello scegliere i tennisti. “Grazie a Sofia ho appena vinto il quinto major con quattro giocatori diversi” sussurra a notte fonda tra i corridoi della sala stampa, mentre la 21enne americana sta facendo il giro delle televisioni. In pratica ha completato il Grande Slam.
L’unico rimpianto della sua seconda carriera si chiama Novak Djokovic “L’ho visto quando aveva 14 anni, mi piaceva ma lavorava già con altri.” racconta Colombini, che cura tra gli altri gli interessi di Fognini e Musetti, ma nel suo storico ci sono anche 13 anni con Juan Martin del Potro (nel cui box sedeva ai tempi di Flushing Meadows 2009), cinque con Andy Murray – che assieme a lui ha conquistato due Wimbledon e due ori olimpici, diventando numero 1 del mondo – e due delle ragazze che sono sbucate dal mucchio selvaggio nulla e si sono ritagliate uno spazio nella storia dello sport. “Ho visto Sofia da junior, e ne ho notato subito il suo spirito – rivela -. Non è dotata di armi letali, ma ha un carattere di ferro e sa prendere le decisioni giuste al momento giusto, sa come difendere e quando attaccare. In poche parole è sempre attaccata al punto e sa giocare bene a tennis, e tutto questo – a differenza di un dritto o di un rovescio – non si può insegnare”.
Tanto determinata in campo, la nuova numero uno americana, quanto fragile fuori, bisognosa dell’appoggio, della protezione e dell’approvazione di papà Alexander. Eppure l’abbraccio più lungo, intenso e caloroso, appena rientrata nella player area abbarbicata all’enorme trofeo intitolato a Daphne Akhurst, è stato proprio per Ugo. Un momento pizzicato dalle telecamere degli spogliatoi. “Dopo due anni e mezzo insieme è naturale che si crei un certo feeling. Tra di noi c’è un rapporto che va oltre quello lavorativo”. E che va anche oltre quello di agente-tennista, anche perché Colombini conosce questo sport e lo ha anche praticato. “Ho le mie visioni e qualche volta mi ritrovo a parlare di tecnica, di tattica o di aspetti mentali legati ad una partita. Ma se proprio devo mi confronto col coach, non scavalco mai l’allenatore”.
A proposito di aspetti mentali, Sofia Kenin – un po’ come la Ostapenko di tre anni fa – dà l’impressione di poter crescere ancora molto nella gestione emotiva degli incontri. “In questo mondo avvertono tutti la tensione – spiega il 52enne milanese -. Anche Nole, che di queste partite ne ha giocate centinaia, è teso prima di una partita. Chi affronta meglio le trappole della tensione è quello che ha più probabilita’ di vincere. E Sofia è molto brava a gestire questi momenti. Anche questi sono aspetti che non si insegnano”. Tra lo Slam della Kenin e quello della Ostapenko, Ugo Colombini non vede grandi differenze. “Entrambe sono delle vincenti, entrambe hanno giocato contro pronostico ed entrambe sono riuscite a sbaragliare la concorrenza tirando fuori tutto quello che avevano. Che era molto di più di quanto gli addetti ai lavori credessero”. La speranza, dalla prospettiva dell’agente, è che il sequel sia diverso. “Sofia è una tosta, e ha delle qualità tecniche che sono ancora sottovalutate e non le sono state ancora riconosciute. Basta guardare i 5 vincenti che ha tirato sul 2-2 0-40 nel terzo contro la Muguruza. Neanche Rafa e Roger hanno mai fatto una cosa del genere in una finale Slam”.