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Sono bravi ma fumantini i ragazzi lanciati dalla Next Gen. E forse non sempre esempi da proporre ai giovanissimi a caccia di nuovi eroi dopo i signori del tennis Federer e Nadal, campioni buonisti che non litigano nemmeno per la palma di più forte di sempre. Però anche questo "cattivismo" è spettacolo...
di Vincenzo Martucci | 10 gennaio 2020
I ragazzi della NextGen sono bravi o cattivi, o tutt’e due? L’aggettivo è così interpretabile che c’è un film per bambini dell’anno scorso, "Good Boys" in inglese e "Quei Cattivi Ragazzi" in Italia, e ce n’è un altro molto più famoso, firmato da Martin Scorsese nel 1990, che ha mantenuto la dizione ironica, "Quei Bravi Ragazzi", anche se si trattava di gangster. E’ sicuramente bravo il 23enne russo Daniil Medvedev, protagonista di una volata magica da Wimbledon di luglio fino al numero 5 del mondo che, innervosito dalla meline di Diego Schwartzman, sbatte due volte la racchetta contro il seggiolone dell’arbitro, Mohamed Lahyani, beccandosi un giusto penalty point e facendo imbufalire persino il dolce capitan Marat Safin.
It's all getting a bit spicy in Sydney... 🌶 😳#ATPCup pic.twitter.com/IgCt1KLEnD
— Tennis TV (@TennisTV) January 9, 2020
Non sono grandi esempi di comportamento da proporre ai giovanissimi a caccia di nuovi eroi dopo i signori del tennis, Roger Federer e Rafa Nadal, campioni buonisti che non litigano nemmeno per la palma di più forte di sempre, con Il Magnifico a quota 20 Slam e l’Extraterrestre a 19.
E siamo sicuri che anche i campioni di domani non sono soddisfatti di queste prestazioni. Perché sono brutte in sé, perché non li rappresentano, perché manifestano la propria debolezza mentale e quindi un’evidente imperfezione nei confronti delle due famose macchine dai nervi d’acciaio che hanno dominato il tennis.
Ma, così facendo, "Quei bravi ragazzi" dimostrano anche di possedere una personalità spiccata oltre a una notevole dose di orgoglio, una voglia di ben figurare a livello più alto, contro i maggiori avversari e con continuità, in un tennis dai margini sempre più ristretti. Per gli enormi progressi di tecnologie e metodiche di allenamenti, con in più le 'spiate' statistiche che li smascherano dai computer a bordo campo, costringendoli ad un ulteriore lavorio psicologico per sorprendere il nemico.
Secondo il credo del più forte di testa di tutti, cioè Rafa Nadal. E’, vero, è sacrosanto, è sicuramente sbagliato dimostrarsi forti con simili sfoghi violenti e incontrollabili, ma quante volte nella storia ci siamo lagnati nel tennis come in altri sport della mancanza di personalità dei protagonisti?
Bene, per fortuite convergenze astrali, la NextGen lanciata dal 2017 dalle Finals di Milano, queste personalità le ha, con quei Bravi Ragazzi Medvedev, Tsitsipas e Zverev, ma anche con il ben più posato 23enne Matteo Berrettini, col 20enne Denis Shapovalov che le sue mattane le ha già fatte a suo tempo, col più controllato 19enne Felix Auger Aliassime, con gli altri russi fumantini Khachanov e Rublev. Forti e giovani personalità di tanti paesi diversi. Che garantiscono quantomeno spettacolo. Magari qualche volta diventa troppo con queste scene? Magari troppo.