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Campioni internazionali

cosa manca a Zverev per fare boom? Ce lo spiegano i dati

Devastante sia col servizio che col rovescio, peccato che quando non sia al meglio perde clamorosamente d’efficacia in battuta. Secondo i numeri, diventa questo il problema più grosso. Anche nel diritto ha grandissimi margini di miglioramento

di | 04 gennaio 2020

Nonostante sia nato nel 1997, Alexander Zverev fa parte del tennis d’élite già da tre anni. Eppure, il 2019 ha sollevato dubbi sul suo reale valore, con le esplosioni di Tsitsipas e Medvedev che hanno messo in discussione il suo status di miglior under 23 del pianeta.

3 Masters 1000 vinti e un’edizione delle ATP Finals conquistata rappresentano un bel bottino, ma negli Slam ha raggiunto solamente due quarti di finale a Parigi, peraltro battendo solamente un top 20.
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I PROBLEMI AL SERVIZIO

L’insicurezza mostrata in generale per tutto il 2019 emerge soprattutto al servizio. Il fondamentale in sé è spesso devastante, superando spesso i 220 km/h e mantenendo una percentuale di prime notevolissima. Si pensi alla vittoria nel Masters 1000 di Madrid nel 2018, quando non perse mai il servizio in tutto il torneo e dovette fronteggiare solamente una palla break. Quando ha raggiunto il suo picco di gioco nel 2019, ovvero nei match di quarti e semifinale di Shanghai, al servizio è stato quasi intoccabile.
Contro Federer ha messo il 78% di prime, con una resa del 77% con la prima e del 60% con la seconda, peraltro dominando gli scambi brevi (76-49 il computo totale). Contro Berrettini, invece, ha fatto ancora meglio: 81% di prime in campo, resa dell’89% e 67% di punti vinti con la seconda.

La qualità della sua prima di servizio lo aiuta a vincere tanti punti. Infatti, nel 2019 la media delle sue prime in campo è stata del 66,9% (solo tre giocatori hanno registrato cifre migliori), mentre è stato 20° per punti vinti con la prima con il 74,8% e ottavo per aces a partita con 10,6.

D’altra parte, come si vedrà in seguito, nel 2019 il suo calo di fiducia si è riversato soprattutto su questo colpo, motivo per cui ci sono state diverse partite in cui ha faticato a tenere i propri turni di battuta, come accaduto a Melbourne negli ottavi di finale contro Raonic.

In quel caso tenne solamente uno dei primi sette game al servizio, conquistando due game in altrettanti set e scaricando la propria rabbia sulla racchetta, sbattuta violentemente a terra per ben 9 volte. Ancora, nel primo match del 2020 contro de Minaur ha commesso ben 14 doppi falli vincendo il 32% di punti con la seconda.

Nel 2019 la media delle sue prime palle in campo è stata del 66,9%, solo tre giocatori hanno registrato cifre migliori

La tattica e… la seconda

Analizzando la distribuzione dei servizi, dai dati ATP si evince che nel 2019 da destra ha avuto un rendimento speculare quando ha cercato la T o l’angolo esterno – il differenziale riscontrato nelle scelte di gioco è pari allo 0,2% - con un rendimento rispettivamente del 77,4% e 74,6%. Quest’ultimo dato migliora quando gioca sul duro (77,1%), mentre sulla terra scende al 72%, arrivando addirittura al 64,8% sull’erba.

Da sinistra, invece, serve esterno nel 39,3% dei casi (rendimento pari al 77,4%), mentre cerca la T più di una volta su due (56,4%) vincendo il 72,9% dei punti. È interessante notare che sul rosso le percentuali dei punti vinti da questa parte del campo scendono rispettivamente fino al 63,3% e al 66,2%.

Ciò che appare ancor più interessante è ciò che accade quando gioca la seconda. Infatti, ha concluso il 2019 all’ultimo posto per punti vinti in queste situazioni (44,3%) e al penultimo per doppi falli commessi (5,9). In tal senso, alcune partite risultano particolarmente significative. Si pensi ai 20 doppi falli commessi su 44 punti giocati con la seconda (45,4%) a Cincinnati contro Kecmanovic.

Ancora, la finale di Shanghai si è decisa nel decimo game del secondo set, dove sul 30 pari ha commesso un doppio errore che lo ha portato non solo a commetterne un altro, ma a non lottare minimamente nel parziale successivo, perso sei game a uno. Inoltre, in tutto l’incontro con la seconda di servizio ha vinto 4 punti su 17 (24%).

L'OCCHIO TECNICO: IL GIOCO DI SASCHA ZVEREV IN 12 FOTO

Molti doppi falli li commette proprio nei punti importanti, motivo per cui non deve sorprendere il fatto che abbia concluso il 2019 al 61° posto per palle break salvate (59,4%) e al 34° per match vinti al set decisivo (54,5%), mentre complessivamente è andato meglio nei tie-break (20esima posizione con il 60% di successo). Con la seconda, da destra ha cercato spesso il kick sulla T (64,1%), vincendo il 47,5% dei punti (il 64,9% sul rosso, molto male nelle altre due superfici, dove non supera il 46%).

 

Da sinistra, ovvero dove si giocano la maggior parte delle palle break, la distribuzione dei servizi è piuttosto omogenea: 30,4% esterno, 46,9% centrale, 22,7% sulla T. Nei primi due casi ha registrato il 51%, nel terzo il 48,8%. Analizzando le scelte di gioco quando si trova sotto 30-40, invece, ha tentato la soluzione centrale nel 51,9% vincendo un punto su due, mentre ha cercato la T solo nel 14,8% dei casi nonostante abbia vinto il 75% dei “15”. Con il kick esterno, invece, ha conquistato il 44,4% dei punti.
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LA PRODUZIONE IN RISPOSTA

In fase di risposta riesce spesso a rendersi pericoloso, come dimostra il suo sedicesimo posto nel 2019 nella classifica che tiene conto del return rating. Inoltre, Alex è uno dei migliori giocatori nel tour per game vinti in ribattuta quando arriva ai vantaggi. Basti pensare che, dal 2016 in poi, ne ha vinti 807 (solamente Thiem ha fatto meglio), mentre nell’anno appena concluso è arrivato a quota 232 (secondo posto assoluto insieme a Medvedev e dietro a Tsitsipas).

D’altra parte, può ancora migliorare molto sulla seconda di servizio (21° per efficienza con il 50,7% di punti vinti), specialmente di dritto. In particolare, da destra fatica a trovare profondità quando deve fronteggiare lo slice esterno anche sulla prima, non riuscendo a superare la metà campo nel 30,3% dei casi. Inoltre, prova il lungolinea per cercare il rovescio dell’avversario solo nel 44,5% dei casi.

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I MARGINI DI MIGLIORAMENTO CON IL DRITTO

Se il rovescio è un fondamentale di eccellenza assoluta senza nulla da invidiare ad alcun giocatore del mondo, può ancora migliorare con il dritto. Quando è in fiducia, fa malissimo, specialmente in diagonale: nella semifinale di Shanghai contro Berrettini con il dritto ha registrato una velocità media pari a 126 km/h, con l’azzurro che non è andato oltre i 116 km/h.

Ma se mentalmente non è al meglio, il dritto perde notevolmente d’efficacia: sempre a Shanghai, ma in finale, ha perso 12 dei primi 15 punti dell’incontro con 9 errori di dritto.

Altre volte, invece, si limita a non prendere l’iniziativa, affidandosi molto alle proprie doti difensive. In questi casi, il suo approccio al tennis molto cerebrale si manifesta nel tentativo di alzare le traiettorie senza produrre gioco. Questo gli è costato diverse sconfitte, come per esempio quella di Amburgo in semifinale contro Basilashvili, in cui ha generato solamente quattro vincenti di dritto.

In diverse occasioni, anche se cerca il lungolinea, non trova né angoli né accelerazioni tali da consentirgli di prendere in mano l’iniziativa. Ancora, nel match di secondo turno a Indian Wells contro Struff ha commesso solo 6 errori gratuiti con il dritto, ma ha colpito solamente 3 vincenti. In questo caso, la velocità media tenuta con il fondamentale è stata pari a 112 km/h, ben lontano dai 125 km/h del tedesco.

LA VISIONE DI GIOCO

La negatività non basta a spiegare alcune carenze in termini di visione di gioco, che non gli consentono di giocare vicino al campo con continuità. Basti pensare all’incontro di round robin a Londra contro Nadal.
Per Zverev sarà fondamentale lavorare sotto il profilo mentale, che avrà conseguenze dirette sul servizio e sulla maggior parte delle scelte di gioco

In quel caso, nonostante la performance di ottimo livello, ha colpito il 40% delle palle oltre due metri dietro la riga di fondocampo, mentre Nadal non è andato oltre il 18%, pur perdendo nettamente il match. Uno degli aspetti su cui ha lavorato molto con Lendl è stato proprio la capacità di avanzare il punto di impatto dei proprio colpi, soprattutto con il dritto, ma la strada per l’eccellenza e la continuità è ancora molto lunga.

Sarà altresì interessante vedere se riuscirà a migliorare il proprio approccio a rete, non frequentandola necessariamente con grande frequenza ma sfruttandola per raccogliere quanto seminato da fondocampo. Per esempio, nel match di round robin a Londra contro Medvedev ha vinto 13 punti su 17 nei pressi del net, ma solitamente da quelle parti non gioca più di una decina di punti a match, peraltro con percentuali intorno al 50%, nonostante siano già emersi alcuni miglioramenti rispetto a inizio carriera.

In ogni caso, sarà fondamentale lavorare soprattutto sotto il profilo mentale, che avrà conseguenze inevitabili sul servizio e sulla maggior parte delle scelte di gioco. Le credenziali per migliorare e per vincere grandi tornei ci sono tutte.

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