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Campioni internazionali

2010-2019: il decennio del tennis in dieci momenti memorabili

I dieci momenti degli anni Dieci. Un decennio iniziato con lo storico trionfo di Francesca Schiavone al Roland Garros e chiuso con la prima vittoria italiana al Masters firmata Berrettini. In mezzo, la prima finale Slam tutta azzurra, Pennetta-Vinci allo Us Open 2015. E i Fab 4 da leggenda

di | 31 dicembre 2019

Us Open 2015 - la storica finale tricolore: la finalista Roberta Vinci e la vincitrice Flavia Pennetta

(Us Open 2015 - la storica finale tricolore: la finalista Roberta Vinci e la vincitrice Flavia Pennetta)

Emozioni, grandi storie, racconti e ricordi. Gli anni Dieci iniziano con la miglior stagione del tennis femminile azzurro e si chiude con l'Italia al centro della geografia dello sport al maschile.  Parte con lo storico trionfo di Francesca Schiavone al Roland Garros e si chiude con la prima vittoria italiana al Masters firmata Berrettini. In mezzo, la prima finale Slam tutta azzurra, Pennetta-Vinci allo Us Open 2015.In più, c'è il Djokovic dominatore del 2015, la rimonta di Murray fino al numero 1 del mondo a fine 2016, l'Australian Open 2017 di Federer, Slam numero 18 che suona un po' come una prima volta, e il decimo Roland Garros di Nadal.

Schiavone, primo Slam azzurro in 34 anni

Il decennio del tennis azzurro inizia con un trionfo, con il primo Slam al femminile. Francesca Schiavone, testa di serie numero 17, conquista il Roland Garros e il cuore di Parigi. E' il 2010, fino a quel momento aveva vinto solo tre tornei, a Bad Gastein, Barcellona e Mosca.

Ha perso il primo set del primo turno contro la russa Koulikova, poi ne ha conquistati 13 di fila. Ha superato nell'ordine l’australiana Ferguson, la cinese Na Li che l'avrebbe sconfitta in finale un anno dopo, la russa Kirilenko,la danese Wozniacki allora numero 3 del mondo, Elena Dementieva allora numero 5 che si ritira dopo aver perso il primo set. Prima della finale contro Samantha Stosur, una trentina di suoi amici, su tutti l'ex promessa azzurra Laura dell'Angelo, partono in macchina per Parigi, tutti con una t-shirt nera con la scritta “Schiavo, nothing is impossibile”.
 

Francesca Schiavone nel giugno 2010 vinse il Roland Garros diventando la prima italiana di sempre a vincere uno Slam

Il 6-4 7-6 su Stosur entusiasma anche Martina Navratilova. “Francesca ha giocato come una campionessa, anzi lei è una campionessa. Le è riuscito tutto, in quei dritti in top-spin, con quel kick di servizio, e anche il rovescio è stato fantastico. Forse Francesca ha giocato il miglior match della sua vita". Dopo la partita, le arriva anche una telefonata inattesa. Dall'altro lato del fil c'è il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E' il primo successo in uno Slam per il tennis italiano dal Roland Garros di Adriano Panatta nel 1976. Non sarà l'ultimo.
 

Il Career Grand Slam delle "Cichis"

Sara Errani e Roberta Vinci scrivono la storia del tennis, italiano e non solo. Vincono il primo titolo nel 2010, a Marbella, l'ultimo a Auckland nel gennaio 2015. Conquistano in totale 22 tornei. In mezzo, diventano una leggenda dello sport azzurro. In poco più di due anni, festeggiano cinque Slam: due Australian Open (2013 e 2014), un Roland Garros (2012), uno Us Open (2012), e lo storico trionfo a Wimbledon 2014. Storico perché quel 5 luglio, le azzurre diventano la quarta coppia nell’era Open a completare il Career Grand Slam, dopo Martina Navartilova e Pam Shriver, Gigi Fernandez e Natasha Zvereva, Serena e Venus Williams.

Interrompono la carriera in doppio nel marzo del 2015. "Abbiamo investito moltissime energie, sia mentali che fisiche, per riuscire a ottenere i risultati che abbiamo conquistato e di cui siamo molto orgogliose, per questo sentiamo la necessità di fermarci e tirare un po’ il fiato" scrivono nel comunicato congiunto. "Col sorriso sulle labbra e da numero uno al mondo ci teniamo specialmente a ringraziare tutti i nostri tifosi e i nostri fans per averci sempre sostenuto, è stato un onore per noi rappresentare insieme il nostro paese. Sara & Robi".

Us Open 2015, è grande Italia a New York

Roberta Vinci vivrà con Flavia Pennetta, diventata nel 2009 la prima top 10 italiana di sempre nel ranking WTA in singolare, il giorno più bello nella storia del tennis italiano. Cresciute insieme, il 12 settembre 2015 hanno giocato la prima finale Slam tutta azzurra nella storia del gioco. Pennetta non era mai andata oltre la semifinale in major, allo Us Open del 2013. Si è migliorata con la partita della vita, lasciando quattro game all'allora numero 2 del mondo Simona Halep. A 33 anni, Flavia tocca il culmine della carriera, dopo aver battuto alla distanza Kvitova e Sam Stosur, l'australiana che qui vinse il titolo nel 2011 contro Serena Williams. La stessa che i 23 mila spettatori dell'Arthur Ashe avrebbero voluto veder vincere contro Roberta Vinci. 
A due vittorie dal Grande Slam, i tifosi la aspettano: i biglietti della finale femminile vanno esauriti prima di quelli per la maschile. Ma Serena si ferma dopo il primo set, Vinci invece si scatena, chiede gli applausi anche per lei mentre disegna meraviglie senza tempo per poi stampare la seconda demi-volée vincente del game sul match point. Si scusa anche con i tifosi, nell'intervista a caldo che si trasforma in un autentico show, in una passerella di sorrisi e di emozioni che non hanno voce perché le parole non bastano, non servono per spiegare quello che ha nascosto in fondo al cuore. Troppe sensazioni confondono, annegano i pensieri in un'ebbrezza che contagia. E resiste anche dopo la finale. Cresciute insieme, Pennetta e Vinci si abbracciano e ridono come due amiche, come se non avessero appena giocato la partita più importante di sempre. 

Flavia vince e annuncia che lascerà il tennis a fine stagione. “Non penso che oggi abbiamo dimostrato nulla stasera. Abbiamo già dimostrato quest’anno come siamo, quanto siamo forti e quanto cuore ci mettiamo ogni volta che scendiamo in campo” ha detto in conferenza stampa da campionessa del suo ultimo Us Open. “Con Roberta prima del match ci siamo dette che, comunque sarebbe andata a finire, questa sarebbe stata una grande vittoria per tutte e due, è un giorno straordinario per tutta l’Italia”.
 

Fognini-Bolelli, doppio nella storia

Flavia Pennetta forma con Flavio Fognini la coppia d'oro del tennis azzurro. La tradizione di famiglia di mantenere i nomi con la "effe" è continuata con i loro due figli, Federico e Farah. Nel 2015, anche Fognini ha conquistato uno Slam e un posto nella storia del tennis azzurro. Insieme a Simone Bolelli, all'Australian Open, vincono la loro prima finale Slam sui francesi Pierre-Hugues Herbert e Nicolas Mahut. Sono la prima coppia italiana a conquistare un major in doppio dai tempi di Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola al Roland Garros del 1959. La stagione si chiude con un altro momento che segna la piccola grande storia dello sport azzurro. Fognini e Bolelli centrano la prima vittoria italiana nella storia del Masters. Per quanto già eliminati, battono l'indiano Rohan Bopanna e il rumeno Florian Mergea nell'ultima partita del girone.
Il 2015 è l'anno di Novak Djokovic che completa una delle stagioni più dominanti di sempre. Vince tre Slam, si ferma solo in finale al Roland Garros contro Rafa Nadal, sei Masters 1000 (nessuno ci era mai riuscito in una stagione sola) e le ATP Finals. Complessivamente alza 11 titoli in 15 finali, che raggiunge in 15 tornei consecutivi: un primato senza precedenti. A fine stagione, ha quasi gli stessi punti di Andy Murray e Roger Federer, numero 2 e 3, messi insieme. E' il primo a battere tutti i top 10 nel corso di un anno e a guadagnare più di 20 milioni di dollari di prize money.

L'effetto di dominio prosegue fino al Roland Garros 2016. Da Wimbledon 2015, ha conquistato in fila tutti i quattro tornei dello Slam, anche se non nello stesso anno. In quel momento, sembra imbattibile. Diventa l'ottavo giocatore capace di completare il Career Grand Slam dopo Don Budge e Rod Laver, gli unici ad aver vinto i quattro major in una sola stagione nel tennis maschile, Fred Perry, Roy Emerson, Roger Federer e Rafa Nadal. Dopo la finale di Parigi, Djokovic raggiunge 16950 punti in classifica. Un record. Ma è l'inizio della fine. Sta per iniziare una delle rimonte più incredibili della storia recente.

Murray, un 2016 da numero 1

Djokovic ha battuto in finale Andy Murray, che aveva conquistato il titolo a Roma nel giorno del ventinovesimo compleanno. E' senza coach, ma diventa il decimo giocatore, e il primo britannico, con almeno una finale all'attivo in tutti i quattro Slam.

Dopo il Roland Garros, ha quasi la metà dei punti di Djokovic, 8.915. Ma sull'erba cambia tutto. Murray è il primo a conquistare cinque titoli al Queen's, a Wimbledon batte al quinto Tsonga e piega due top ten, Berdych e Raonic: è il suo terzo titolo negli Slam. La rincorsa è lanciata. E' speciale la vittoria a Rio, che lo rende il primo tennista con due medaglie d'oro alle Olimpiadi.  Tra il 14 giugno e il 21 agosto vince 22 partite di fila, la sua striscia più lunga di sempre. Si ferma a Cincinnati contro Cilic, il primo avversario diverso da Djokovic ad averlo battuto in finale da Wimbledon 2012.

Dopo i quarti allo Us Open, Murray vince 24 set di fila, incastona tre titoli a Pechino, Shanghai e Vienna. Ma è Parigi-Bercy il luogo della storia, che si realizza però nel modo più surreale, grazie al forfait di Raonic in semifinale a Bercy. Batte Isner in finale, conquista il 14° Masters 1000. Sette anni e 82 giorni dopo essere arrivato per la prima volta al numero 2 del mondo, Murray diventa numero 1: nessuno nella storia del tennis maschile ha mai aspettato così tanto per compiere quell'ultimo passo verso la gloria. Solo 25 giocatori erano arrivati in vetta al ranking prima di lui, solo il baffuto australiano John Newcombe era più anziano quando ha raggiunto per la prima volta il numero 1: era il 3 giugno 1974, aveva già compiuto 30 anni. Al Masters batte Kei Nishikori, Stan Wawrinka, Milos Raonic in semifinale dopo aver salvato un match point e completa la sua annata speciale contro Djokovic in finale.

Nessun numero 1 dopo Ivan Lendl nel 1986 aveva sconfitto tutti gli avversari classificati dal secondo al quinto posto in una sola edizione del Masters. In tutto il 2016, Murray ha vinto 9 tornei e perso quattro finali, ha ottenuto 79 vittorie e 9 sconfitte e completato almeno un break in tutte le 87 partite giocate. Chiude la stagione da numero 1. Forse nessuno, al Roland Garros, ci avrebbe creduto.

 

La "decima" di Nadal a Parigi

Nadal si è dovuto ritirare al Roland Garros 2016. Un anno dopo schianta tutti, trionfa senza perdere un set e alza la Coppa dei Moschettieri per la decima volta. Nessuno, nella storia del tennis maschile era mai riuscito a trionfare dieci volte nello stesso Slam. In finale, domina Stan Wawrinka 6-2 6-3 6-1 e torna numero 2 del mondo per la prima volta dall'ottobre 2014. E' il suo quindicesimo Slam, il 73mo titolo di cui 53 vinti sul rosso.

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"Per me è davvero incredibile aver vinto per la decima volta. E’ molto speciale. Il mio francese è pessimo, ed è ancora più difficile parlare perché comunque sono molto emozionato” dice durante la premiazione. “Cerco di dare sempre il meglio ma la sensazione che ho qui è difficile da paragonare a quella che provo in altri tornei – ha ammesso lo spagnolo – L’adrenalina e la tensione che provo in questo campo è davvero impossibile da paragonare, senza ombra di dubbio è l’evento più importante della mia carriera. Non riesco a descriverlo in maniera migliore”. 

Chiude la stagione da numero 1. Nessuno ci era mai riuscito dopo i trent'anni.

Federer 2017, Australian Open da record

L'Australian Open 2017 regala una finale epica, uno dei "Fedal" migliori della storia recente. Roger Federer batte Nadal con un capolavoro di qualità, continuità di rendimento e di colpi, dopo una finale di livello altissimo e di emozioni concentrate. E celebra un trionfo simile a una prima volta, anche se è il diciottesimo un major (e poi arriverà a venti con il successo a Wimbledon e il bis a Melbourne del 2018). Non vinceva uno Slam dal 2012, aveva chiuso il 2016 con la semifinale di Wimbledon. Il lungo stop per infortunio lo fa scivolare indietro nella lista dei favoriti.

A 35 anni e 174 giorni, è il quarto finalista più anziano di sempre a Melbourne e il giocatore con la più bassa classifica in una finale Slam dopo Robin Soderling, lo svedese contro cui aveva celebrato il Career Grand Slam al Roland Garros del 2009. 

Alla sesta finale all’Australian Open, diventa il secondo vincitore Slam più anziano di sempre dopo Ken Rosewall. "Quella finale ha commosso i tifosi" ha detto al Tages Anzeiger, un quotidiano svizzero. "Perché ho vinto, e tutti volevano parlarne con me. È diverso quando perdo: le persone evitano l’argomento. Come la finale di Wimbledon 2008, o quella di quest'anno, sono partite con un significato che va oltre il tennis". Federer non smette di stupire e all'inizio di quest'anno, a Dubai contro il greco Stefanos Tsitsipas che l'aveva sconfitto in Australia, raggiunge i 100 titoli in carriera, un traguardo che solo Jimmy Connors aveva superato nella storia del gioco. Anche se sul valore di diversi dei suoi 109 tornei che l'ATP gli accredita, può restare più di qualche dubbio.

Fognini principe di Montecarlo

Fabio Fognini tocca il cielo con un dito e si regala una Pasqua da incorniciare. A Montecarlo, si completa una settimana perfetta che fa sorgere nuovi orizzonti per il tennis italiano. Dopo l'esibizione da gran gala contro Rafa Nadal in semifinale, supera Dusan Lajovic in finale. E' il primo italiano a vincere un Masters 1000, e il primo azzurro nell'albo d'oro dell torneo del Principato 51 anni dopo Nicola Pietrangeli, che nel 1968 conquistò il suo terzo trofeo.

"Questo è un evento straordinario: sono nato qui vicino ed è fantastico vincere qui” ha detto Fabio con la voce che tradiva la commozione durante la premiazione. E' un regalo anche per la mamma, che compie gli anni il giorno dopo. "Venivo da un periodo davvero brutto se mi avessero detto che sarei tornato a casa con la coppa mi sarei messo a ridere. Ho solo provato a lottare con quello che avevo, anche contro condizioni atmosferiche davvero difficili. Poi in finale ho affrontato un giocatore allenato dal mio ex coach che mi conosce bene ma ce l’ho fatta. Stanotte ho dormito male e stamattina ho mangiato poco perché la tensione c’era. Diciamo che questa settimana ho cercato di ritrovarmi, di riscoprire la voglia di lottare”. Si riscopre numero 12 del mondo, il suo best ranking. E salirà ancora. A giugno, sarà il terzo italiano nell'era Open in top 10.

(Nicola Pietrangeli, vincitore a Parigi nel 1959 e '60, con Fabio Fognini vincitore a Monte-Carlo 2019)

Il 2019 da incorniciare di Berrettini

Aprile cambia anche le prospettive del 2019 di Matteo Berrettini che, da numero 55 del mondo, vince a Budapest il suo secondo torneo in carriera. Centra la finale a Monaco la settimana dopo, a Roma batte Zverev (primo successo su un top 5) ma al Roland Garros si ferma contro il norvegese Casper Ruud. Si scopre gran giocatore da erba. A Stoccarda conquista il titolo senza perdere il servizio e torna a casa con una Mercedes ibrida come ulteriore omaggio della casa. Intelligente nelle vittorie e nelle sconfitte, dopo essere stato dominato dal suo idolo Federer nell'ottavo di finale a Wimbledon gli chiede: "Quanto costa la lezione?". In estate un infortunio alla caviglia lo rallenta, ma agli Us Open il tempo prende velocità. "Sul terreno duro di Flushing Meadows restano stesi dai suoi colpi devastanti Richard Gasquet, Jordan Thompson, Alexei Popyrin, Andrey Rublev e Gael Monfils, al termine di una delle partite più emozionati dell’anno" ha scritto Enzo Anderloni.

Perde in semifinale contro Nadal ma senza sfigurare. E dopo la semifinale a Vienna, entra in top 10. E' il quarto italiano di sempre a riuscirci. Si qualifica per le ATP Finals e contro Thiem regala all'Italia anche il primo successo in singolare nella storia del torneo. E' un risultato destinato a lanciare tutto il tennis italiano verso nuovi, sconfinati, orizzonti.

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