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Annunciato il nuovo staff tecnico, con a capo Corrado Barazzutti, Fabio Fognini si prepara alla nuova stagione con obiettivi ambiziosi. Parte da solide basi e da due aspetti chiave che, secondo le statistiche, possono fargli fare un altro salto di qualità. Vediamo quali
di Gabriele Ferrara | 10 dicembre 2019
È stato sostituito anche il preparatore atletico Duglas Cordero, per cui comunque Fognini aveva speso parole importanti: “Sei la persona più positiva che ho conosciuto in tutta la mia vita”. Avere nel proprio team Barazzutti, che lo conosce bene e lo ha supportato tantissime volte in carriera, gli dovrebbe fornire diverse garanzie. Anche perché Fognini è reduce da un grande 2019, terminato al numero 12 del mondo (quarto anno concluso tra i top 20) e ricordando perché è il miglior tennista italiano degli ultimi 40 anni.
Le sue qualità sono note: sensibilità e velocità di braccio degne dei migliori della classe, appoggi perfetti ed esplosività con tutti gli arti del corpo. A Monte-Carlo, dove ha conquistato il primo Masters 1000 in carriera, contro Nadal la velocità media dei suoi colpi è stata pari a 123 km/h, mentre il maiorchino non ha superato i 118 km/h. In quella stessa sfida Fabio è riuscito a non arretrare oltre due metri dietro la linea di fondocampo nel 78% dei casi. L’impresa è particolarmente rilevante se si considera che si trattava di uno dei campi più lenti del circuito.
L'OCCHIO TECNICO: LE FOTO DEL DIRITTO E DEL SERVIZIO DI FABIO FOGNINI
Secondo i dati i grattacapi principali per Fognini sono legati al servizio. Nella off-season del 2015 aveva provato a lavorare su questo aspetto, come si vide nella sfida di Melbourne 2016 contro Muller, in cui giocò quattro tie-break mettendo a segno ben 20 ace e conquistando il 66% dei punti con la seconda di servizio. Sfortunatamente, a febbraio si procurò una lesione agli addominali obliqui che lo costrinse a bloccare il lavoro intrapreso, senza poi produrre cambiamenti permanenti.
Non a caso nel 2019 è stato 77° per efficienza al servizio, vincendo il 48,2% dei punti con la seconda (sul duro scende ulteriormente fino al 46,3%).
Nonostante ottenga diversi risultati sui campi in cemento, fuori dalla terra tende a perdere i set con più facilità proprio perché fatica a tenere i suoi turni di battuta in maniera continuativa. Di conseguenza, perdendo il servizio almeno una volta - o quasi - in ogni parziale, non sempre ha la possibilità di compensare in risposta.
Ciò è ben evidenziato dal fatto che quest’anno abbia vinto il 73,2% dei game alla battuta (solo cinque giocatori hanno un rendimento peggiore), scendendo a 71,2% quando gioca sul duro, risultando terzultimo dietro a Djere e Dzumhur.
Se si guarda alla distribuzione dei servizi, nel 2019 ha optato per la soluzione esterna nel 42,7% dei casi, mentre ha cercato la T il 46,5% delle volte, ottenendo rispettivamente il 66,4% e il 63,4% dei punti. Quest’ultimo aspetto è particolarmente significativo se si considera che, secondo i dati ATP, quest’anno ha provato questo servizio nel 68,8% dei casi quando ha dovuto salvare una palla break. E da destra ha ottenuto 16 punti su 16 quando ha servito alla T sul punteggio di 15-40.
Nonostante questo, Fabio vince il 60,8% dei tie-break grazie alle sue qualità in ribattuta, che hanno contribuito a renderlo il decimo miglior giocatore dell’anno per rendimento sotto pressione.
Fognini è fenomenale quando deve rispondere, come dimostra il suo ottavo posto nel return rating, ma anche il 43,6% di palle break convertite (settima posizione, davanti a fenomeni come Medvedev e Thiem).
In particolare, da sinistra Fabio risponde benissimo alle prime esterne, solitamente piatte, vincendo il 49,6% dei punti in cui riesce a rimettere la palla in gioco (Djokovic non va oltre il 38,4%).
In questi casi, sul duro riesce a trovare il rovescio dell’avversario nel 71,6% dei casi (Djokovic arriva al 67,3%), cancellando così l’efficacia dello schema “servizio e dritto” di molti avversari. Il ligure registra ottime performance anche da destra.
Per esempio, si pensi al servizio esterno con rotazione in slice che quasi tutti utilizzano per aprirsi il campo e allontanare dal campo l’avversario.