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Nonostante il prossimo sia l’anno dei 39 e nonostante una carriera da record, per Federer c’è ancora un aspetto che può migliorare. Ci spiega quale l’analista Craig O’Shannessy, esperto di match analysis per ATP, Wimbledon e FIT
di Craig O'Shannessy * | 03 dicembre 2019
* esperto di analisi del gioco, collabora con Atp e Wimbledon; commentatore per il NY Times
Sì, sembra incredibile a dirsi ma c’è ancora qualcosa in cui Roger Federer può migliorare. Anche lui che non lontano dai quarant’anni (ne compirà 39 il prossimo agosto) sa di essere nell’ultima fase della sua straordinaria carriera. Ma sta bene, fisicamente e mentalmente, è sano e sereno e perché mai dovrebbe decidere di andare in pensione?
Anche perché negli anni il Maestro svizzero ha sempre dimostrato di potersi inventare sempre qualcosa di nuovo. Dal cambio di racchetta (dal piatto più grosso) al famoso SABR, lo sneaky attack by Roger, un colpo praticamente inventato dal nulla che ha usato in una determinata fase del percorso per poi passare ad altre, nuove soluzioni.
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Ebbene, i numeri ci dicono che anche Roger Federer può ancora migliorare. In che cosa? Le statistiche ATP mostrano che la sua percentuale nella trasformazione delle palle break continua a non essere... al vertice. L'illustre carriera di Federer è indelebilmente impressa sulle righe e sulle colonne che riempiono le pagine della statistica, evidenziando gli aspetti in cui Roger ha sapientemente costruito il suo vantaggio sugli avversari negli ultimi due decenni.
C'è pero una statistica che stupisce, perché sembra incomprensibile alla luce degli straordinari risultati colti da Federer: si tratta della percentuale delle palle break trasformate. Per dare una prospettiva di questo valore anomalo, è importante considerare anche i termini di paragone. I quattro giocatori che detengono la più alta percentuale di palle break concretizzate durante la loro carriera sono stati fra i Top 3 della classifica ATP (come Federer):
Dov'è Federer in questa classifica? Roger è al 91° posto con una percentuale di 41,13% (4.675 su 11.367).
Roger è arrivato alla fase calda della scorsa stagione, dalla primavera in poi, con un solido bilancio tra match vinti e persi, ma avendo trasformato solo il 34,9% (37 su 106 ) delle palle break avute. Una percentuale che lo colloca fuor dai Top 50 (68° posto) nella relativa classifica e rappresenta una statistica slegata dai suoi numeri complessivi. Nei primi due incontri persi nel 2019, Federer aveva un incredibile 2 su 23 nelle palle break trasformate: 0 su 12 contro Stefanos Tsitsipas nei quarti di finale degli Australian Open e 2 su 11 contro Dominic Thiem nella finale di Indian Wells.
Nella prima fetta di stagione Roger aveva giocato solo 18 partite e la sua percentuale di palle break trasformate era decisamente più bassa di quella degli anni precedenti: 2019 = 33,6% (47 su 140); 2018 = 41.8% (178 su 425); 2017 = 40.3% (198 su 491); 2016 = 39.4% (92 su 233); 2015 = 40.1% (239 su 595).
Da Miami in poi la percentuale di palle break concretizzate da Federer è stata leggermente più alta della media ma non ancora al livello che Roger vorrebbe.