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Fino al Foro Italico Nadal ha fatto tantissima fatica nel 2019. Dalla vittoria in Italia in poi il suo anno è completamente cambiato. Tanto da vincere altri due Slam, da tornare in vetta al ranking mondiale e da piazzare il punto esclamativo in Coppa Davis
di Marco Mazzoni | 30 novembre 2019
È passata una settimana, ma ancora abbiamo negli occhi le immagini di uno straordinario Rafa Nadal a Madrid, trascinatore della squadra spagnola in Coppa Davis. La vittoria della prestigiosa Insalatiera si somma a quelle di Roland Garros, US Open, Internazionali BNL d'Italia e Coupe Rogers a Montreal. Risultati che l'hanno riportato in vetta al ranking ATP. Nonostante i 33 anni e le infinite battaglie sul campo, nessuno come lui riesce a rialzarsi da infortuni e momenti difficili, ritrovando il suo miglior tennis.
Dopo la finale persa agli Australian Open, il 2019 di Rafa non stava prendendo una bella piega; anche sull'amata terra battuta, dove al posto delle coppe rimediava sconfitte cocenti figlie di prestazioni non all'altezza. Fino a Roma. Al Foro Italico qualcosa è scattato, nel gioco e nella sua testa. La svolta decisiva.
I mesi autunnali, trascorsi tra riposo, cure e preparazione, l'hanno rigenerato. Aiutato anche da un tabellone agevole (nessun top 30 incontrato fino ai quarti), Rafa cresce di condizione match dopo match. In semifinale demolisce l'emergente Tsitsipas lasciandogli la miseria di sei game e si presenta in finale contro Djokovic senza aver perso un set.
Novak sfodera una prestazione monstre, è più veloce, aggressivo e preciso dell'iberico, vince l'ennesimo Australian Open concedendo al rivale solo otto game. Rafa mastica amaro durante la premiazione, difficile mandar giù la sconfitta più netta patita in una finale Slam.
Torna in campo ad Acapulco, dove perde al terzo turno un match rocambolesco contro Kyrgios, condito pure da uno strascico polemico nel post partita. Ad Indian Wells gioca momenti di buon tennis e vola in semifinale contro Roger
Il pubblico aspetta con trepidazione un nuovo capitolo della saga, ma resta deluso perché Rafa getta la spugna prima di scendere in campo: “Questa mattina mi sono allenato, e purtroppo mi sono reso conto che il ginocchio non mi consente di competere al livello cui voglio competere”. Forfait anche a Miami, arrivederci a Monte-Carlo.
Sulla terra amica del Foro Italico scatta qualcosa dentro di lui, ritrova misure e automatismi, come dimostra il crescendo nel torneo. Schianta Chardy e Basilashvili concedendo un game a match nel “super giovedì”, quindi nei quarti soffre nel primo set contro Verdasco. Fernando è in ottima forma, le sue accelerazioni pungono Rafa che, costretto a difendersi, va sotto di un break.
Lotta Nadal, strappa il servizio al rivale ma non riesce a controllare il gioco, la palla gli scappa via quando accelera e nello scambio il dritto non ha un rendimento costante. Verdasco spinge, si procura le chance per tornare in vantaggio, c'è grande tensione in campo. Ecco che qualcosa scatta in Rafa, all'improvviso l'interruttore accende la luce.
Si aggrappa alla prima di servizio, chirurgica, e finalmente trova una serie di punti in spinta da campione. Da Rafa Nadal. Per incanto il suo tennis torna fluido, potente, preciso. Non concede più un game al rivale, quell'intensità provata in duri allenamenti si rivede in partita, non ce n'è più per nessuno. In semifinale ritrova Tstitsipas, per la rivincita di Madrid, ma rispetto alla settimana precedente in campo scende un altro Nadal.
Vince concedendo qualche pausa, non è ancora il miglior Rafa, ma un altro tennista rispetto a quel giocatore titubante e falloso delle settimane precedenti. In finale sconfigge Djokovic dominandolo nel primo parziale, soffrendo nel secondo set perso 6-4, e scappando via sicuro nel terzo, con il serbo esausto dopo un torneo molto duro.
Quel dritto lungo linea tanto provato in allenamento da Rafa ha demolito la resistenza di Novak. Rafa alza per la nona volta la coppa degli Internazionali BNL d'Italia, ma soprattutto ritrova sicurezza nel suo tennis, tornato dominante.
A Roma scaccia l'incubo di una stagione “in bianco sul rosso”, imboccando la retta via per Roland Garros. A Parigi cresce match dopo match, supera di slancio la classe di Federer in semifinale ed in finale esce vincitore da un braccio di ferro durissimo contro Thiem, per la sua 12esima coppa dei Moschettieri. Conferma la ritrovata condizione a Wimbledon, fermato solo da un Federer stellare; quindi a Montreal, dove lotta contro Fognini nei quarti e distrugge l'emergente Medvedev in finale.
È il più forte anche a Flushing Meadows, dove regala agli appassionati una storica semifinale con Matteo Berrettini e una finale spettacolare con Daniil Medvedev, cinque set di rara intensità e qualità, per una delle partite più belle dell'anno. Un fastidio fisico lo spinge a fermarsi durante la Laver Cup, appena prima delle nozze con Xisca.
A Bercy un problema addominale lo forza al ritiro dopo la vittoria ai quarti; quindi alle ATP Finals due sofferte vittorie su Tsitsipas e Medvedev non sono abbastanza per centrare la semifinale.